I pacifisti che non ti aspetti
La guerra con l'Irak: vista da destra.
Ha provocato scalpore il fatto che nel Consiglio comunale di Trento, due consiglieri di AN, Tullio Buffa e Raul Pontalti, abbiano sottoscritto una mozione contro la guerra in Iraq, presentata da due pacifisti doc, Viganò e Calzà, per di più diessini.
La mozione ha raccolto anche le adesioni degli esponenti del Centro, dei leghisti, del consigliere Giuliano di Forza Italia. Insomma, un’ampia maggioranza trasversale, contro la guerra e - di conseguenza - contro l’attuale politica del governo.
Quando poi un dirigente locale di AN, De Bertoldi, si è rozzamente espresso contro l’esposizione delle bandiere della pace, è stato bruscamente rimbeccato: "Sono uscite personali di qualcuno che cerca spazio sui giornali non curandosi di danneggiare il partito - ci ribadisce Buffa - Se esporre un drappo multicolore significa lanciare un messaggio per fermare la guerra, bene, penso che tutti dovremmo farlo". "Le bandiere sono un fenomeno trasversale, che permette al cittadino di esprimere un messaggio - sostiene Giovanni Gravante, dirigente di AN – Poi magari c’è qualcuno che cerca pubblicità personale, con sparate che danneggiano il partito".
Insomma, a cosa siamo di fronte? All’adeguarsi della destra a un sentimento maggioritario nella popolazione? A una nuova cultura della destra? Non ci sono più i fascisti di una volta?
"Essere di destra non significa essere guerrafondai - risponde Buffa - E poi anche AN sta subendo trasformazioni: stiamo diventando un partito aperto al dialogo, innervato di nuove culture, di nuovi approcci. Per questo io e Pontalti non abbiamo avuto problemi a sottoscrivere un ordine del giorno presentato dai DS, di cui condividevamo l’impostazione".
"Noi non siamo pacifisti - sottolinea Pontalti - Ma questa, come tutte le guerre che oggi intraprende l’Occidente, è una guerra di sterminio, attuale e futuro, che lascerà contaminazioni in radioattività, in elementi altamente tossici e diffusivi come l’uranio impoverito, o addirittura prefigurando l’uso dell’atomica. Per liberare un paese da Milosevic o Saddam, non si possono condannare le generazioni future. E’ una guerra contro l’umanità, e non possiamo accettare e tacere in nome della solidarietà occidentale".
Questo sul piano morale: ma poi c’è l’interesse nazionale…
"Anche lì non ci siamo: faremo solo le mosche cocchiere, il nostro ruolo sarà irrilevante, i vantaggi al tavolo dei vincitori, irrisori; e ci troveremo in un Mediterraneo che sarà un polveriera, dopo che il Medio Oriente sarà devastato dalla furia americana. E poi sarà la volta di altri paesi, il primo l’Armenia, già condannato a morte dai sacerdoti del dio petrolio".
Allora, se non c’è neanche un interesse nazionale, come mai Berlusconi ha assunto in proprio questa linea?
"E’ una visione euro-atlantica, assunta per contrastare l’asse franco-tedesco. Oggi l’Italia sposa questa impostazione, diversa da quella euro-centrica di Prodi."
Come si vede un’opposizione di fondo alla politica internazionale del governo. Ma quanto diffusa, a livello di base?
"E’ molto diffusa tra i nostri militanti, se solo li si fa ragionare e non li si lascia ottenebrare da una certa fobia anti-islamica - risponde ancora Pontalti - Questo per la componente Msi. Come pure per la componente cattolica, molto sensibile all’imperativo morale. Su diverse posizioni invece è la componente liberale, più filoamericana".
Altrettanto duro nei giudizi Giovanni Gravante: "Per fermare Saddam l’America avrebbe tutti i mezzi: può farlo quando vuole, senza ammazzare migliaia di persone. Il problema non è Saddam, ma l’equilibrio in una zona strategica: penso proprio che l’America voglia accaparrarsi il territorio con il suo petrolio".
Critiche dure, giudizi spietati. Poi però, quando il gran capo Berlusconi chiama, tutti sull’attenti. Così i missini, che hanno il giustizialismo nel Dna, in questa legislatura hanno stravolto il sistema della giustizia per soddisfare tutte le richieste, anche le più losche, degli avvocati del capo. Che senso ha una politica del genere?
"AN può effettivamente sembrare appiattita su Berlusconi - risponde Gravante - Io sono solo un dirigente di provincia, quelli che sono a Roma probabilmente avranno ulteriori informazioni, riservate, per esempio sulle armi che Saddam non può non avere, perché fornitegli a suo tempo proprio dagli Usa per la guerra contro l’Iran. Solo che poi a rimetterci saranno le donne e i bambini, che finiranno nella tempesta nel deserto. In questa situazione, io sto dalla parte dei più deboli. Se fossi a Roma e Berlusconi mi chiedesse di votare per la guerra, forse - almeno spero - troverei il coraggio di dire di no."