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In morte di una storica strada

Luciano Baroni

Vecchia d’un secolo e mezzo, tutta curve e strettoie, esposta a filo di piombo sulle profondità del lago, la strada del Ponale che collegava Riva alla valle di Ledro, fino al 1930 unica arteria carrozzabile tra l’alto Garda e il territorio bresciano, abbandonata alle frane va ormai in lenta ma inesorabile rovina. Più che alle cronache d’una grande guerra che la nostra generazione non aveva vissuta, è una strada legata per noi al cammino dei trasferimenti invernali per l’alta valle e alle faticose salite verso la neve di Tremalzo: vecchi sci a spalla, sacco da montagna di tela frusta per l’uso paterno, scarsi di provviste e la febbre dell’altura; poco più in là nel tempo, ma ormai fissato nel quadro della Resistenza trentina, il ricordo d’un camioncino a carbonella che sotto il carico delle patate portava armi e messaggi alle formazioni del bresciano.

Bene ha fatto allora l’Associazione rivana Amici di Riccardo Pinter ad approfittare del 150° anniversario della scomparsa di Giacomo Cis, ideatore e propugnatore di quella strada, per raccogliere in uno dei suoi quaderni annuali ("A picco sul lago. Ponal ! Uno spettacolo in roccia") a cura di Donato e Graziano Riccadonna, una copiosa messe di materiali iconografici e di estratti letterari che ne documentano la storia.

Sono fotografie d’epoca, cartoline postali, manifesti pubblicitari, disegni, dipinti, litografie (c’è persino la riproduzione d’una testata della Domenica del Corriere illustrata dal Beltrame che raffigura il tragico volo d’un ciclista e della sua bicicletta dal parapetto d’una curva) che coprono un lungo arco di tempo e che insieme con le immagini d’un percorso tracciato nella roccia della Rocchetta rievocano l’esistenza del vecchio sito del porto e della cascata del Ponale, mete di tradizionali gite turistiche via-lago.

Ma la documentazione fotograflca storicamente più coinvolgente riguarda gli anni del primo conflitto mondiale. Allora gli avamposti dell’esercito austro-ungarico e le linee italiane si fronteggiavano a poche centinaia di metri proprio lungo i fianchi della montagna tagliata dalla strada del Ponale, con postazioni in galleria, ridotte e nidi fortificati che bloccarono praticamente sino al 1918 l’avanzata di ambedue gli schieramenti. Bruciate dall’imperiosa brutalità della guerra, le variopinte cartoline-ricordo coi saluti e coi baci vergati in tedesco lasciano il posto sui fronti avversi al bianconero delle uniformi militari, dei posti di blocco, dei fili spinati e dei cannoni da montagna.

Finirà la guerra e la strada del Ponale tornerà al viavai dei trasporti e delle visite turistiche, spodestata tuttavia del suo vecchio ruolo di collegamento unico: 1'apertura della gardesana occidentale nel 1930 le toglie infatti il lustro di quella attrazione ambientale che ne aveva consacrata la fama e la libera in parte dal traffico che impegnava l’alto Garda e la valle di Ledro.

L’ultima definitiva condanna, sia pure per ragioni di pubblica necessità, le giunge nel 1989 dall’apertura delle gallerie Rosa e Dom, che senza problemi di transiti incrociati collegano, attraverso la vecchia montagna, Riva al primo centro abitato della valle di Ledro.

Ma sessant’anni di buon servizio di cui è testimone persino la memoria di svolte difficoltose e di malaugurati incontri di automobili con mezzi più pesanti, o quella dei tragici voli da parapetti troppo insicuri, non si possono cancellare nell’abbandono e nel dissesto totale. Perciò le considerazioni che chiudono il quaderno con la domanda e la preoccupazione del "che fare" tengono ancora accesa una fioca speranza di recupero per un uso certo diverso da quello del passato, perché non si perda almeno una identità ambientale che è parte non piccola del patrimonio e della storia di noi tutti.