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QT n. 16, 28 settembre 2002 Servizi

Cinque anni di infortuni

Dal ‘96 al 2001, ottanta morti e oltre 13.000 incidenti ogni anno. Ma le attività di ispezione latitano.

E’ appena uscito il "Primo Rapporto" dell’Osservatorio provinciale degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, e ben tre morti in due giorni, 20/21 settembre, hanno confermato la drammatica evidenza del problema sicurezza sul lavoro in Trentino.

Nessuno ha avuto l’impudenza di tirare in campo la fatalità. A monte degli infortuni, anche di quelli numerosissimi di entità più o meno lieve, ci sono cause perfettamente individuabili e scelte di politica economica. Ad esempio la precarizzazione dei rapporti di lavoro, che verosimilmente induce a trascurare la formazione dei lavoratori con contratto a termine sui temi specifici della sicurezza. O il sistema degli appalti e subappalti, anche pubblici, improntati al criterio del massimo ribasso e che spingono al massimo sfruttamento della manodopera. E soprattutto l’insufficienza dei controlli e delle sanzioni che autorizza molte aziende a sottovalutare il problema dell’incolumità di chi lavora.

TAB. 1 - Infortuni mortali sul lavoro (1996-2001)

Ma esaminiamo brevemente il quadro delineato dal Rapporto. Nei sei anni che vanno dal 1996 al 2001 gli incidenti mortali sul lavoro nella nostra provincia sono stati 80 (vedi Tab. 1), mentre nel corrente anno siamo arrivati a quota otto; gli infortuni, nel quinquennio 1996-2000, sono stati più di 66.000 (vedi Tab. 2), pari a 46,4 infortuni ogni 1000 addetti (vedi Tab. 3). Il fenomeno non presenta significative variazioni da un anno all’altro, né in termini assoluti né in misura percentuale sul totale degli occupati.

TAB. 2 - Infortuni denunciati all'INAIL (1996-2001)
19961997199819992000Totale
Industria, artigianato., commercio, servizi11.62811.30811.37911.57511.76957.659
Agricoltura1.6281.6171.6001.5591.5197.923
Stato2742932397493973
Totale13.53013.21813.21813.20813.38166.555
TAB. 3 - Infortuni per mille addetti (triennio 97-99). Confronto con i valori di Bolzano, Nord Est e nazionali.
TrentinoAlto AdigeNord EstItalia
Agrindustria88,136,370,559,0
Pesca--43,541,1
Estr. Minerali75,678,172,566,3
Ind. Manifatturiera64,357,059,849,7
Elettr. Gas Acqua46,932,853,940,4
Costruzioni86,489,983,268,8
Commercio32,332,538,732,1
Alberghi e Rist.38,229,248,942,3
Trasporti74,155,464,052,6
Interm. Finanziaria7,50,917,78,9
Att. Immobiliari21,221,330,923,3
Pubblica Amm.26,619,728,425,3
Istruzione16,77,717,912,4
Sanità30,99,624,118,9
Serv. Pubblici18,720,729,026,4
Totale46,440,150,140,0

Sui dati disaggregati per settore di attività il Rapporto ci permette qualche considerazione in più:

1. Il maggior numero di infortuni si verifica nel settore dell’industria, commercio e servizi (attenzione: vi è compreso anche l’artigianato. Come vedremo più avanti, nell’unica elaborazione in cui i dati dell’artigianato sono indicati separatamente, il settore segnala la sua notevole incidenza).

2. Gli infortuni risultano in modesto calo nell’agricoltura in relazione con la diminuzione degli addetti, e in calo percentualmente notevole (oltre 70%), ma di scarso rilievo in assoluto, nel comparto statale. E qui la spiegazione risiede nell’avvenuta privatizzazione delle Poste, i cui dipendenti e i relativi infortuni sono ora ricompresi sotto la voce "Industria, commercio e servizi".

E veniamo ai confronti con altre realtà territoriali. Il Rapporto ha calcolato (vedi tab. 3: indice di frequenza) la media annua di infortuni ogni 1.000 addetti nel periodo 1997/99, classificati in maniera analitica per attività e raffrontati con i corrispondenti valori della provincia di Bolzano, del Nord Est (comprensivo dell’Emilia Romagna) e con il valore nazionale. Ebbene, complessivamente la nostra provincia presenta una frequenza di infortuni superiore del 16% rispetto all’Alto Adige, inferiore del 7% rispetto al Nord Est, superiore del 16% rispetto all’Italia. In campo nazionale, ove però il confronto sarebbe secondo il Rapporto poco attendibile, la provincia di Trento occupa il 34° posto nella graduatoria degli infortuni, il 65° in quella degli infortuni che producono inabilità permanenti e il 57° per i casi mortali.

Nel più significativo (sempre secondo il Rapporto) confronto tra le 22 province del Nord Est, il Trentino occupa rispettivamente il 17°,11° e 10° posto. Nel complesso un posizionamento che non fa onore ad una provincia straordinariamente dotata di risorse, quale è la nostra.

Altre informazioni il Rapporto ci fornisce rispetto alla classe di età degli infortunati (vedi Tab. 4).

TAB. 4 - Infortuni denunciati in provincia di Trento per classe d'età

Con riferimento al 1999, il maggior numero di incidenti si registra nella classe 18-34 anni, seguita a distanza dalla classe 35-49. Si distingue il settore dell’agricoltura, in cui imperversano gli incidenti con i trattori, e ove gli infortuni colpiscono proporzionalmente in misura più consistente le classi di età più avanzate, a seguito della "senilizzazione" di questo comparto di attività.

Infine, per quanto attiene il modo in cui avvengono gli infortuni (biennio 1998/99), il Rapporto ha individuato come forma prevalente quella derivante da un’attività diretta del soggetto ("si è colpito, sollevando, ha urtato, piede in fallo", ecc), ma è notevole anche il peso del fattore incidenti stradali (10%).

Ritornando invece agli incidenti mortali, vediamo che il numero maggiore di questi, quasi la metà, si è verificato nel settore delle costruzioni, seguito a distanza dall’agricoltura, che a sua volta sopravanza nettamente gli altri settori. Ed è un andamento che trova conferma nei dati provvisori dell’anno in corso.

TAB. 5 - Infortuni mortali per settore di attività (1996-2001)
Settore di attivita'%
Artigianato3746,3
Inustria1620,0
Agricoltura1518,8
Servizi e Commercio1113,8
Altro11,3
TOTALE80100,0

Ma un’informazione che ci sembra particolarmente significativa la desumiamo dalla Tab. 5, che classifica gli infortuni mortali per settore di appartenenza della ditta. Ebbene l’artigianato con 37 casi mortali su 80 (il 46,3%) lascia a distanza sia l’industria che l’agricoltura.

Perché riteniamo questo dato particolarmente significativo? Perché conferma l’importanza di alcuni fattori predisponenti che nelle aziende artigiane e specificamente in quelle che operano nel campo delle costruzioni sono ben presenti. Queste imprese si caratterizzano infatti per il basso numero di addetti (2,8 mediamente, per azienda) che spesso le induce ad assumere mano d’opera al bisogno; sono spesso queste imprese che si aggiudicano appalti o subappalti con margini di guadagno risicati, che le spinge ad una esasperata riduzione dei costi e dei tempi e quindi alla ricerca del massimo sfruttamento dei dipendenti.

TAB. 6 - Infortuni mortali per posizione lavorativa (1996-2001)
Posizione Lavorativa%
Coltivatori Diretti911,3
Lavoratori in proprio2126,3
Lavoratori dipendenti4556,3
di cui stranieri56,3
Altri56,3
TOTALE80100,0

Ma anche all’autosfruttamento, perché i titolari in genere lavorano a fianco dei loro operai e ne condividono anche la propensione agli infortuni (vedi Tab. 6).

Per inciso ricordiamo poi che il 6,3% di tutti gli infortuni mortali (vedi sempre Tab. 6) e l’11,1% di quelli a carico di lavoratori dipendenti, ha colpito nel 1996-2001, lavoratori stranieri. A conferma che il loro contributo lo danno anche in termini di sangue e di vite perdute.

Franco Ischia, della segreteria provinciale Cgil, è membro del Comitato di coordinamento in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, che fa capo all’Assesorato provinciale alla sanità. "Purtroppo - ci dice - la normativa che prevede il responsabile per la sicurezza nelle aziende con più di 15 dipendenti funziona in realtà solo per le imprese maggiori e lascia scoperte tutte le altre, che sono la più parte. Per queste ultime attualmente non c’è ancora un presidio territoriale sostituivo. Esistono gli incentivi provinciali per le aziende che investono in sistemi di sicurezza, ma in ultima analisi l’elemento decisivo è quello della vigilanza e qui non ci siamo. Il sindacato si è sempre battuto per un aumento del numero degli ispettori, ma si scontra con gli indirizzi dell’Azienda Sanitaria, che taglia i fondi per la prevenzione".

La Uil, dal canto suo, ha preannunciato lo sciopero di un’ora sui problemi della sicurezza. "Cercheremo di allargare l’iniziativa - ci ha detto il segretario Ermanno Monari - anche alle altre organizzazioni sindacali. Lo scopo è certamente quello di sensibilizzare sulla questione l’intera collettività, ma innanzitutto di richiamare alle proprie responsabilità la Provincia, così come le imprese."

Anche Monari chiama in causa la Provincia: "E’ da tempo che il sindacato reclama un potenziamento del servizio ispettivo, ma invece la situazione ristagna, sembra che non si vogliano disturbare le imprese. Le quali, in effetti, talvolta considerano le norme antiinfortunistiche come dei vincoli fastidiosi e inopportuni e le ispezioni come un freno alla loro attività. Abbiamo visto però che laddove si concentrano l’impegno e del sindacato e delle imprese i risultati si ottengono, come è avvenuto ad esempio nel settore cartario, prima funestato da infortuni ed ora quasi indenne".

Sia Monari che Ischia sottolineano poi il ruolo indispensabile di una cultura generalizzata della sicurezza: "Il Comitato - ci dice l’esponente della Cgil - sta concordando con la Sovrintendenza scolastica un piano di interventi nelle scuole".

"Ci vorranno anni di lavoro - afferma a sua volta il segretario della Uil - per far entrare questi concetti nella mentalità di ogni singolo lavoratore, di ogni cittadino. Nel frattempo è indispensabile un’azione di repressione efficace. Attualmente le sanzioni che colpiscono le aziende che contravvengono alle norme sulla sicurezza sono più che altro simboliche".

Insomma, occorre un mix di prevenzione/repressione e una rete di collaborazione fra i sindacati, le imprese, le forze dell’ordine e la Provincia, per seminare la cultura della sicurezza e reprimere i comportamenti scorretti. "E se investire in prevenzione costa - conclude Monari - sarà bene ricordare che oltre ai costi umani e sociali, a volte incommensurabili, gli infortuni comportano anche degli elevatissimi costi finanziari".