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Cinquanta per cento

Arrivano i dati del censimento etnico. E parte la solita liturgia...

Mentre il caldo fa boccheggiare i bolzanini, sul lavoro o stipati in un Lido diventato con il tempo troppo piccolo (chissà perché la proposta del sindaco di farne un altro è stata respinta così frettolosamente dalla sua maggioranza), la temperatura politica è stata alzata dai giornali in vista della pubblicazione dei risultati del censimento etnico. Per due settimane ministri, assessori e consiglieri hanno disquisito e litigato sulle conseguenze del previsto crollo del numero di italiani. "Todesmarsch", la marcia della morte, ha tuonato Alessandro Urzì una mattina presto dal "Morgentelephon", una trasmissione radiofonica della RAI di lingua tedesca dove, oltre agli esponenti della SVP, per parlare a nome degli italiani vengono invitati solo esponenti politici di destra.

"Chiederemo al governo di mandare militari per riequilibrare la proporzionale" - ha minacciato Giorgio Holzmann.

Anche i ministri La Loggia e Frattini, in visita a Bolzano per una manifestazione di Forza Italia, hanno preso posizione. Dunque, benché la popolazione non si riesca a riscaldare - politicamente almeno - quando i dati sono stati resi noti, il presidente della giunta provinciale ha potuto cantar vittoria, minimizzando il cambiamento e prendendo atto che la situazione è stabile e che quindi l’allarme per il calo del gruppo linguistico italiano era ingiustificato.

In realtà tuttavia è giusto essere allarmati, e molto. Non per i risultati, ma per la conferma che il censimento non viene fatto per gli scopi previsti ma serve a rafforzare il nazionalismo. Il censimento è un disastro, perché non viene usato come strumento di conoscenza della consistenza dei gruppi linguistici e più in generale della composizione della popolazione, ma come conferma o smentita della bontà delle proprie militanze (nazionali o partitiche).

Ogni dieci anni arriva questo tormentone. Ognuno teme e desidera i cambiamenti. La crescita di un gruppo viene percepita come una minaccia dagli altri, ognuno è pronto a lamentarsi del calo del proprio e a dichiararsi soddisfatto dell’eventuale aumento del numero. I partiti hanno pronta sia la dichiarazione di soddisfazione che la lamentela. Intanto, una parte consistente di popolazione scompare letteralmente. Sono i mistilingui, che non vengono rilevati. E scompaiono anche coloro che non si vogliono schierare su uno dei fronti previsti, chi si dichiara "aggregato" ai fini della proporzionale, ma non appartenente ad alcuno dei tre gruppi ammessi. Anche chi è di altra origine linguistica scompare ufficialmente.

Lo Statuto è stato creato per funzionare in un quadro di stabilità, ma ci si chiede se non si sia fatto della stabilità una prigione, nella quale l’essenziale non è più la garanzia di poter partecipare tutti alla gestione della cosa pubblica, ma lottare per l’affermazione della propria etnia. Non è solo o tanto un pensiero sottilmente nazionalistico, ma una lotta per il potere, che ha come sua condizione l’etnicizzazione pressoché totale della politica.

In tema di percentuali, molto più rilevante (ma pochissimo visibile nei mass media) appare in questo momento la lotta delle donne per la garanzia del cinquanta per cento per i due generi, maschile e femminile, all’interno delle liste elettorali. Inserita nello Statuto riformato e nell’articolo 117 della Costituzione, la previsione di misure per la partecipazione paritaria delle donne alla politica, non può passare attraverso la determinazione dei risultati, ma certamente attraverso l’offerta all’elettorato di un uguale numero di opzioni di voto fra uomini e donne. Eminenti costituzionalisti, fra cui Lorenza Carlassare, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Padova, e Vincenzo Cerulli Irelli hanno definito non solo possibile, ma doverosa la previsione di liste al cinquanta per cento.

In tutta Italia, la Commissione Nazionale per la Parità ha lanciato una raccolta di firme, a sostegno di un disegno di legge che prevede per le elezioni nazionali, regionali e comunali, che le liste elettorali siano composte da candidati di entrambi i generi. Se si riuscirà ad ottenere il numero necessario sarà possibile contribuire ad un cambiamento forte e positivo delle istituzioni della democrazia rappresentativa, oggi messe in discussione dalla carenza di rappresentatività e dalla conseguente disparità di considerazione degli interessi delle donne nelle decisioni politiche.

A Bolzano si è già partite, ma anche a Trento è possibile firmare.