Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 4, 23 febbraio 2002 Monitor

Scaramucce per l’“Enrico IV”

Polemiche dal palco a margine dell'ottimo allestimento dell'Enrico IV da parte del Teatro di Messina.

Di norma non seguiamo le polemiche; le quinte dei teatri c’interessano a sipario alzato. Ma quando i retroscena prendono di forza il sopravvento, eluderli, più che distacco, dimostra cecità. Che è accaduto? In uno scroscio d’applausi, Lo Monaco (strepitoso Enrico IV) ci "obbliga" a sederci e si esibisce a briglia sciolta su Marzullo e le fughe di Bach per tosse e cellulare magistralmente eseguite dal pubblico. Umorismo sincero, pirandelliano.

Sebastiano Lo Monaco.

Poi l’affondo: per "legittima difesa", fa nome e cognome d’una giornalista, rea d’aver definito la compagnia, protagonista a parte, "un gruppo di attori piuttosto modesti". Antonia Dalpiaz - onoriamo anche noi la par condicio - non è presente ed è messa alla berlina in contumacia. L’attore, in fondo, rende la pariglia: denigrare chicchessia su un quotidiano locale non è né meglio né peggio che farlo in un teatro altrettanto locale; ha, diciamo, la stessa risonanza. Pareggio. E, per restare in ambito calcistico, ci pare che i contendenti difendano ciascuno la propria squadra da attacchi avversari, Lo Monaco specialmente. Ma in tal modo la polemica si sposta sul piano personale con giudizi poco ponderati. Ci auguriamo che la scaramuccia non prosegua o diventi almeno costruttiva, come in passato tra i grandi drammaturghi e i loro grandi detrattori. Pensiamo ad Aristofane e a Molière, che rispondevano da un palco ad ogni accusa. E spesso si finiva pure lì con le parti che facevano quadrato, proteggendo il proprio feudo: critici contro artisti, corrente contro corrente.

Affermare che il Teatro di Messina è Lo Monaco e basta, significa trascendere. Validissimo è anche Fabio Rusca, perfetto nei panni del dottore, che tratteggia con gesti e parlata da macchietta. Segnaliamo poi Daniele Pecci, "cresciuto" dai tempi di "Cyrano de Bergerac", che ha dato di Belcredi un’interpretazione attendibile e in qualche spunto energica. Quanto alla brava Marina Biondi, divisa fra Matilda la marchesa e Matilda di Toscana, spiace che la sua voce calda non sia stata soccorsa dall’acustica. Più dimessa la Frida di Nana Torbica, comunque in sintonia col personaggio. Una mezza delusione è stato invece Robert Madison (Carlo di Nolli): inizio folgorante - il migliore prima dell’entrata di Enrico IV - per poi ostentare un tono tronfio, un po’ troppo sopra le righe. Forse era voluto: il marchese s’improvvisa monaco per compiacere il matto; dunque un bravo attore deve far finta di non sapersi calare nella parte del benedettino. Ma quando è il marchese, non ci sono scuse. Un incidente di percorso, non un sintomo d’incompetenza o di problemi strutturali della compagnia. Tanto che nel "Cyrano" Madison aveva affrontato con successo un ruolo ben più impegnativo.

Certo, Lo Monaco è impareggiabile, un vero animale da palcoscenico; ma questo è un altro discorso. Chi sa affrontare Pirandello con la sua naturalezza? Restituire la malinconica vitalità di Enrico IV con un semplice cambio di voce, un gesto, un’espressione? Per non parlare della libertà con cui tratta il testo. Le sue interpolazioni divengono un tutt’uno con l’originale, e non solo quando un cavo si ribella rimanendo, fastidioso, sulla scena.

Lo Monaco improvvisa di continuo, come pochi sanno fare; e il pubblico nemmeno se ne accorge, crede che i commenti li abbia scritti Pirandello! In inventiva, quest’allestimento supera persino l’impeccabile Bosetti del non troppo lontano ’91. Di là dalla questione degli interpreti, nulla si può dire delle musiche (splendide) firmate da Piazzolla ed eseguite senza sbavature dai quattro strumentisti; o delle scene cupe e simil-medievali, memori della fascista "architettura razionale": pareti e pilastri in "marmo nero antico con venature bianche".

Amaro il messaggio. In un mondo dove il passato decide il presente e i pazzi tiranneggiano i saggi, è libero solo chi recita per una vita intera illudendosi che il tempo non scorra: "Credete di vivere… - ci ammonisce Enrico IV - masticate la vita dei morti".

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Un Molière per la stagione autunno-inverno

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.