La sindrome da classe economica
Negli aerei, l’insufficiente spazio fra i sedili può provocare seri danni ai viaggiatori. Le compagnie aeree cominciano a correre ai ripari. Non l’Alitalia...
Da diverse segnalazioni ricevute da parte dei consumatori (ci sono pervenute da Avio, da Nago, da Riva del Garda, da Pergine ), si può constatare che sono sempre più i trentini che usano l’aereo non solo come mezzo di trasporto a fini turistici, ma anche per lavoro.
Alcuni ci hanno chiesto cosa fanno le compagnie aeree nazionali per prevenire le malattie da viaggio aereo (le cosiddette "sindromi da classe economica"), visto che all’estero stanno destinando cospicue risorse in tale direzione; altri ci hanno chiesto se le norme di sicurezza in caso di emergenza siano rispettate e se esiste al riguardo una normativa.
Vediamo di partire da un caso concreto accaduto in Inghilterra. Il 30 settembre dello scorso anno Emma Christoffersen di 28 anni, arrivata all’ aeroporto di Londra con un volo della compagnia Quantas, proveniente da Sidney, dopo un viaggio di 20 ore in classe economica, appena lasciato l’aereo ha perso conoscenza e poco dopo è morta. Causa della morte: un’embolia massiva polmonare, dovuta al distacco di un trombo formatosi nelle vene degli arti inferiori. Lo spazio angusto tra i sedili e la mancanza di spazio dove potersi sgranchire le gambe, tipico della classe economica, accentua notevolmente il rischio dell’insorgere della trombosi venosa, specialmente nei lunghi percorsi.
L’Aviation Health Institute ha calcolato che possono esserci stati in Inghilterra 30.000 casi di trombosi venosa ogni anno, dovuti a queste cause.
Gli esperti affermano che lo stare seduti a lungo in uno spazio angusto, con le gambe rattrappite, rallenta la circolazione del sangue nelle vene degli arti inferiori, facilitando il formarsi di coaguli di sangue (trombosi venosa profonda), che distaccandosi (emboli) possono arrivare al cuore e chiudere i rami dell’arteria polmonare o addirittura il suo tronco principale, provocando il blocco della circolazione sanguigna e quindi la morte.La malattia, però, può manifestarsi anche senza esito mortale, dopo giorni o settimane.
Le persone più a rischio sono naturalmente gli anziani, le donne, incinte o che fanno uso di ormoni estrogeni, che facilitano la trombosi venosa (pillola anticoncezionale, terapia ormonale nella menopausa), le persone con le vene varicose degli arti inferiori, quelle con il cancro o obese.
Collegato al problema degli spazi tra le file dei sedili dell’aereo è anche un’altra questione, sollevata da un consumatore di Nago, ovvero la possibilità di evacuazione rapida dei passeggeri in condizioni di emergenza. Chi stabilisce i parametri di distanza minima tra il sedile anteriore e quello posteriore? I parametri sono obbligatori o facoltativi? Valgono su scala mondiale, oppure ogni nazione o compagnia aerea decide per proprio conto?
Gli interrogativi non sono di poco conto se si pensa alla possibilità di risarcimento, una volta stabilito il rapporto di causalità tra la malattia da viaggio aereo e morte o invalidità dell’utente che ha usufruito del servizio; non si spiegherebbe altrimenti perché alcune compagnie hanno cominciato ad investire somme di denaro per rendere non solo più confortevole il volo , ma anche prevenire l’eventuale trombosi venosa e rendere più agevole l’eventuale evacuazione dei passeggeri in caso di emergenza.
In Inghilterra, la Civil Aviation Authority (CAA), per esempio, ha stabilito che la distanza minima tra sedile anteriore e posteriore dovrebbe essere di 26 pollici (66 cm.), senza però dare indicazione sulla larghezza dei sedili. La British Airways, dopo la privatizzazione, l’ha ridotta da 34 a 31 pollici nella classe economica, aumentando il numero di sedili; anche se recentemente ha introdotto la World Traveller Plus, una variante della classe economica con una distanza tra sedili di 38 pollici e un costo del biglietto aumentato del 20%. Inoltre, dopo la morte della passeggera che abbiamo ricordato, la CAA ha richiesto alla Joint Aviation Authority, l’agenzia europea che si occupa delle linee aeree, di rivedere il parametro minimo di distanza tra sedile anteriore e posteriore.
Negli USA la Federal Aviation Administration (FAA) non specifica il parametro minimo di distanza tra sedili, ma si limita a stabilire lo spazio minimo per le file di sedili che comprendono le uscite di emergenza. Comunque lo standard delle industrie aeree americane è di 31 pollici. La American Airlines ha speso già 70 milioni di dollari per modificare lo spazio per le gambe su i suoi aerei, stabilendo una distanza di 34 pollici, prevedendo di completare il programma su tutti i jet utizzati nei voli internazionali per la metà del prossimo anno. Analoga iniziativa è stata presa dalla United Airways, la quale ha già impegnato 30 milioni di dollari.
Per quanto riguarda l’Alitalia e le altre compagnie aeree italiane non si hanno, fino a questo momento, notizie di investimenti per lo studio ed eventualmente il conseguente apporto di modifiche ai parametri di distanza minima né per quanto riguarda il comfort del viaggiatore, né per la prevenzione della trombosi venosa, né tanto meno per l’evacuazione rapida dei passeggeri in condizioni di emergenza..