Una nuova letteratura
Il piccolo miracolo di tre libri: malgrado il separatismo della politica e della cultura ufficiale, qualcosa in Sudtirolo si muove.
La vita pubblica sudtirolese non offre molti spunti di ottimismo. Assestato in qualche modo il conflitto etnico, rimane ancora inevasa la possibilità di godere dei benefici di una società multiculturale che si comporti come tale, valorizzando le differenze e costruendo insieme una cultura alta e in grado di superare e far superare le barriere etniche.
A contraddire questo panorama sconfortante è avvenuta di recente la pubblicazione di tre libri, che costituiscono un piccolo miracolo e forse il segnale che qualcosa sta accadendo, a dispetto della tendenza separatista della politica, e della cultura ufficiale, la quale ultima continua a godere di miliardi pubblici, senza in sostanza essere chiamata a rispondere ai compiti di elevazione dello spirito per cui si giustifica che l’arte sia sostenuta finanziariamente dalle tasse delle/i cittadine/i.
Si tratta di libri usciti nel giro di pochi mesi, tutte opere di autori giovani, ma non giovanissimi.
Unisce gli autori una caratteristica: scrivono tutti molto bene. Si tratta di intellettuali assai colti e raffinati, il che rende i loro libri una piacevole lettura, ma "consentendo anche diversi livelli interpretativi da parte di chi legge", come ha detto la dottoressa Alessandra Spada nel presentare l’ultimo nato.
Alessandro Banda, che vive a Merano, ha suscitato l’interesse della casa editrice Einaudi. Il suo libro ha per titolo "Dolcezze del rancore" e raccoglie poco più di una trentina di racconti, selezionati dalla casa editrice fra più di novanta. Pur non essendo autobiografici, essi permettono di entrare in un’atmosfera locale e nello stesso tempo senza confini, assolvendo con l’alta qualità della scrittura al compito della letteratura di superare le barriere di lingua e di cultura, per parlare al mondo, o meglio ad ogni lettrice e lettore, ovunque si trovi.
"Di(e)verse" gioca sull’intersezione fra le due lingue. Ma il libro, di poesia, di lingue ne mette in campo tre. Frutto della collaborazione fra tre scrittori di tre lingue diverse - Marco Aliprandini, Ruth Bernardi e Stefan Walder - il libro non è semplicemente una raccolta di opere di diversi autori, ma propone il risultato di un incontro a tre. Ognuno di loro ha infatti tradotto nella propria lingua alcuni scritti degli altri due, cosicché alcune poesie appaiono non solo nella lingua originale, ma anche nelle altre due. Ovviamente cambia il suono e il ritmo, ma non si tratta di traduzione: è piuttosto un intreccio, il sorgere di una nuova letteratura, consapevole della propria lingua, ma sensibile e attenta a quelle che fioriscono vicine. Il contrario del modello politico sudtirolese, che incentiva la chiusura, nell’errata convinzione che la mancanza di comunicazione con gli altri sia la via per tutelare la propria identità.
Qualche anno fa era stato Carlo Romeo, autore di un documentatissimo e bel libro sulla letteratura in lingua italiana in questo secolo in provincia di Bolzano dal titolo "Un limbo di frontiera", a concludere proprio quell’opera affermando che della letteratura italiana del Sudtirolo fanno parte a pieno titolo anche le versioni italiane di alcuni autori di lingua tedesca, come Claus Gatterer, ad esempio.
A conferma viene in questi giorni il nuovo libro di Marco Aliprandini, presentato pochi giorni fa a Bolzano al Kolpinghaus, in una sala affollata nonostante l’imperversare delle riunioni elettorali. E’ un racconto e viene pubblicato in versione bilingue, con la copertina di Matthias Schönweger, artista meranese. L’autore inserisce il testo nella tradizione del manoscritto ritrovato, narrando le vicende di Elia Verani, vecchio professore misteriosamente scomparso. Il racconto si snoda in una continua sovrapposizione fra la voce dell’autore e quella del protagonista. L’autore si distingue per lo stile, per la scioltezza del linguaggio e per l’abilità nello strutturare il testo. Il risultato è una lettura piacevole e nello stesso tempo a più livelli.
Se dunque la letteratura è la fonte della lingua e dell’identità reale, questi libri aprono alla speranza. Sono opere di lingua italiana, o soprattutto in lingua italiana, ma non scontrose, chiuse in difesa, quanto piuttosto aperte a contaminazioni che ne accrescono la competenza e i legami con la letteratura italiana e di tutto il mondo, alla ricerca di un messaggio artistico che non proponga confini, ma emozioni e pensiero.