Pacher è avvisato: dal suo stesso partito
PRG di Trento e affarismi: lo scontro in giunta comunale prosegue. Ma questa volta giungono, dalla società e dalla politica, segnali precisi: così non va.
Piccolo miracolo a Trento. I quadri di base di un partito si svegliano, e mandano a dire ai loro rappresentanti in Comune: così non va, con il vostro piccolo cabotaggio umiliate la politica e mandate a quel paese la città. Messaggio forte e chiaro.
L’argomento è quello principe della vita di una città: l’urbanistica. Da mesi il nostro giornale segnala come nella maggioranza di centro-sinistra in Comune sia in atto uno scontro sordo e sotterraneo. Da una parte la Margherita (ossia Dellai, che da piazza Dante intende fare ancora il sindaco, quando ci sono di mezzo aree e miliardi; e il suo proconsole Giorgio Casagranda) dall’altra la sinistra.
Oggetto del contendere il solito, lo sviluppo della città: se deve essere a dimensione di affaristi o di cittadini, se si devono replicare le Trento-Nord, o se si vuole puntare sulla vivibilità, ma nei fatti, oltre che nelle chiacchiere. In questo scontro i due personaggi istituzionali coinvolti sono il sindaco Alberto Pacher (DS, ma storicamente piuttosto subalterno rispetto a Dellai) e l’assessore all’urbanistica Alessandro Andreatta (un "eretico" della Margherita, perché alieno agli affarismi, e per questo continuamente delegittimato dal suo stesso partito). Bene, i due finora si sono barcamenati, continuando a rimandare le scelte, a far slittare i tempi, ad annunciare sempre nuovi documenti e approfondimenti, che poi mai arrivano.
A dire il vero, Pacher e Andreatta, un anno e mezzo fa, avevano preso coraggio e avevano nominato come consulenti per il nuovo Prg tre professionisti al di sopra di ogni sospetto (i cosiddetti "i tre saggi": i prof. Mioni, Bocchi e Zanon), scatenando subito l’ira della Margherita "ufficiale", che dalle biografie dei tre aveva dedotto che c’erano pochi spazi per le pastette. E infatti i tre saggi hanno partorito un documento preparatorio decisamente interessante, proprio perché, oltre a riprogettare la città con una nuova centralità dell’area lungo il fiume, mette in guardia dai pericoli dell’affarismo speculativo.
Questo è bastato per scatenare Casagranda & C. e per mettere in ambasce i tremebondi Pacher e Andreatta. I quali hanno sepolto in un cassetto il documento buttandone via la chiave, cioè rifiutandosi di renderlo pubblico ("si tratta di un documento che serve alla Giunta" - ha cercato di spiegare Andreatta) e dilazionando all’infinito il conferimento definitivo dell’incarico ai tre saggi; insomma, rimanendo assolutamente immobili.
Questa situazione è già stata denunciata dall’Ordine degli Architetti, attraverso un documento ufficiale e una dura intervista del suo presidente, arch. Roberto Ferrari. "Ci troviamo di fronte ad un blocco dell’urbanistica. Il che vuol dire che la città va avanti, ma senza un disegno, senza un progetto, senza qualità".Questo il senso della denuncia.
E’ stato in questa situazione che è giunto un convegno dei DS di Trento sull’urbanistica. A porte chiuse, per poter tenere un dibattito più franco, ma coinvolgendo tecnici esterni, come l’arch. Roberto Bortolotti, già presidente dell’Ordine.
Ne è uscito un pubblico documento "di stimolo" (leggi "di critica") alla Giunta comunale, assolutamente anomalo da parte del partito del sindaco. Anomalo, ben s’intende, nel quadro delle regole partitocratiche, secondo le quali devi sempre supportare tutto quello che fanno i tuoi colleghi di partito, anche fossero schifezze, perché il bene primario è il partito stesso, non la comunità.
Il documento - e l’ampia discussione che lo ha preceduto - invita la Giunta a darsi una mossa. I continui rinvii stanno mettendo in forse l’obiettivo primario di varare il nuovo Piano regolatore in questa legislatura; si deve rapidamente conferire l’incarico ai tre saggi e, qualora ci fossero perplessità sul loro operato, devono essere esplicitate, non si può operare con delegittimazioni di fatto (rifutarsi di renderne pubblico il documento), allusioni critiche sui giornali e trame varie nei corridoi. Si deve dar luogo ad una "variante anticipatoria", strumento che consente di operare in alcune aree nell’immediato - la ex-Michelin ad esempio - in attesa del nuovo Prg, ma secondo le linee strategiche del nuovo piano).
E’ la cosiddetta "variante 2000", perché era stata ipotizzata per l’anno scorso; adesso si dovrà chiamarla "variante 2001", e se si va avanti così, si dovrà ancora aggiornare la numerazione.
"Così per esempio per l’area Michelin - ci dice l’ing. Rino Sbop, nelle scorse legislature uomo di punta dei DS in Comune, e uno dei relatori della giornata diessina sull’urbanistica – Si sono fatti concorsi di idee, mostre, convegni internazionali, si sono premiati e discussi i progetti vincitori: e ancora non si decide alcunché."
Il fatto è - aggiungiamo noi - che lì pesa tutto il pasticcio degli accordi tra Dellai e la proprietà; e Pacher è in mezzo al guado: non può andare avanti sulle premesse dellaiane,ma non ha il coraggio di smentirle.
Il documento è particolarmente netto sulle aree inquinate di Trento-Nord. Dove assistiamo all’incredibile spettacolo di speculatori che prendono un bidone (comprano delle aree notoriamente inquinate, e poi risulta che il disinquinamento dovrà essere molto più oneroso di quanto previsto) e poi vogliono far pagare all’Ente pubblico il mancato guadagno: un bell’esempio di "gusto del rischio imprenditoriale" di cui sempre sentiamo parlare ai convegni. E l’Ente pubblico sta lì a discutere, a trattare, ipotizzando di riversare questi costi sulla comunità.
Come? Aumentando gli indici di fabbricabilità - in una zona già supercongestionata - in maniera che i poveri speculatori riescano comunque ad avere il loro tornaconto.
Il documento è molto duro: o i privati accettano l’ultima proposta del Comune (costruzione di 320.000 metri cubi invece dei 470.000 inizialmente ipotizzati), o altrimenti non avranno niente: lì si può benissimo fare quello che è stato proposto dai tre saggi, parco urbano e parcheggi.
Dietro a queste sacrosante durezze non ci sono solo convinzioni, ci sono anche contatti con la società.
Molti imprenditori sembrano stanchi di questo andazzo, per cui l’Ente pubblico privilegia chi è ammanicato; e quindi seleziona i peggiori (moralmente, ma anche imprenditorialmente: per chi lavora di mazzette, l’efficienza dell’azienda diventa secondaria). Di qui l’aperto schierarsi di diversi professionisti; e la volontà dei DS di intercettare e favorire questa spinta.
Queste le indicazioni della giornata dei diessini. Indicazioni che adesso si scontreranno con i soliti problemi di coalizione, i "sensi di responsabilità", i "non possiamo rompere perché altrimenti facciamo il gioco di questa destra…". "Tutte preoccupazioni giuste e perfettamente condivisibili - replica Rino Sbop - Però teniamo in mente una cosa: quando si è al governo, è proprio a forza di non governare che si aprono le porte alla destra".