Dove sta il vero potere
Nel "Principe" di Machiavelli le considerazioni economiche sono scarsissime. Non se ne parla. Nei secoli le cose sono profondamente cambiate. Oggi, in Italia, Fazio, governatore della Banca d’Italia, in Germania Deusenberg, a capo delle Buba (federazione delle banche tedesche) o, negli Stati Uniti Greenspan, a capo della Federal Reserve, hanno poteri sui quali poco si discute, ma certo superiori a quelli dei politici. Il prodotto interno lordo, il valore della moneta, il rapporto fra importazioni ed esportazioni, quindi il bilancio dello Stato, il rapporto della moneta nazionale con quella degli altri paesi, la base aurea e le divise pregiate, hanno molto più peso che sapere se i socialdemocratici laici sono superiori a quelli legati ad una certa tradizione religiosa.
Di Greenspan si dice che non ha mai mancato un colpo. In realtà, attualmente, la straordinaria salute del dollaro, dopo le due presidenze di Clinton, si deve soprattutto alla guerra balcanica, che ha obbligato il paese a recuperare le scorte di materiali militari, dissipate per distruggere ferocemente una nazione della nostra Europa, accusando Milosevich di colpe e di poteri che, in realtà, appartenevano più alla propaganda che allo stato delle cose. In questo senso il dolaro è fortissimo, quindi è fortissima la posizione di Greenspan, per cui ha ben poca importanza se George Bush prende il potere un mese prima o un mese dopo. Cioè il paese va benone anche senza presidente. Se dovesse invece esservi qualche contrasto con Greenspan, la cosa avrebbe un altro peso. Il buon andamento di Wall Street è assai più importante delle beghe fra democratici e repubblicani. Wall Street ha più potere del Presidente e dello stesso Congresso. Il problema politico della scelta di un presidente, dell’uno o dell’altro schieramento, è appunto politico, di seconda importanza, anche se il gioco ha un peso enorme perché significa il rapporto difficile fra le due parti della aristocrazia del denaro negli Stati Uniti, rapporto che può portare perfino all’uccisione del presidente.
Anche in Italia si sentirà parlare molto più di Amato che di Fazio (anzi, Cuccia desiderava essere nominato il meno possibile), tuttavia Amato deve seguire i consigli di Fazio più o meno alla lettera. Mentre Fazio deve solo (e non è poco) interpretare il mercato.
Si vuole che il politico non sia uomo economico. Questa è la maggior difficoltà per Berlusconi. Il magnate della finanza presidente di grosse Holdings di sua proprietà, verrà infatti sempre sospettato (e ci saranno buone ragioni) di confondere il denaro pubblico con quello privato.
In questo senso la posizione di Berlusconi sarà sempre assai debole se non deciderà di lasciare le sue leadership economiche. In America fa perfino sorridere come il finanziamento delle spese elettorali avvenga attraverso forme sempliciotte, come grandi pranzi alla fine dei quali ognuno degli invitati consegna la sua busta piena di dollari (a seconda delle sue possibilità) all’organizzazione del partito. Ma tutto avviene sotto gli occhi della gente, con le maggiori garanzie. In questo modo la democrazia di Clinton convince molto di più di quella, per esempio, di Fushimori, che alla fine, dopo essersi rimpinguato ben bene, ha deciso di ritirarsi dalla vita politica.
Una cosa dunqua è la politica, un’altra il mercato. Galbraith arriva a dire che i mercati sono addirittura teologicamente sacrosanti.
Se per Machiavelli il Principe era il potere assoluto (il Re Sole diceva: "lo Stato sono io"), oggi questo potere si è invece trasferito, in gran parte, verso il mercato .
Il potere del mercato ha le sue caratteristiche. I romani dicevano: "Il denaro non puzza". Da qui il carattere spietato del potere moderno. D’altra parte il disastro ecologico che stiamo vivendo in tutto il mondo (desertificazione dei territori tropicali mentre le zone temperate sono soggette a tremende alluvioni) porta alla necessità che il mercato indirizzi una parte del reddito a favore di un bene collettivo come la sopravvivenza e non solo al benessere o all’arricchimento di un gruppo di potere.
Se quindi la conferenza ecologica dell’Aja ha fatto flop come altre che l’avevano preceduta, è possibile credere che, fra non molto tempo, alla teologia del guadagno si dovrà sostituire una teologia della sopravvivenza.
E allora la nostra storia prenderà una svolta che sarà del massimo interesse analizzare in quanto, questa volta, né gli economisti, né i politici, l’avranno prevista.