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“Romanzo civile”

Giuliana Saladino, Romanzo civile. Sellerio, Palermo, 2000, pp. 173, £. 15.000

Spero che “Romanzo civile” di Giuliana Saladino, pubblicato da Sellerio all’inizio dell’anno, abbia avuto il successo che merita. Molti critici l’hanno ignorato e il grande pubblico continua a preferire - ma ciò è naturale - il buon Camilleri, divertente e inesauribile, sempre in testa alle classifiche. Per me il libro della Saladino è stata la scoperta dell’anno, e ne consiglio la lettura soprattutto alla mia generazione. Vi ritroverà un mondo che va rapidamente scomparendo, la cui memoria va conservata e apprezzata come “amor vitae” e “contemplatio mortis”.

La vicenda si svolge a Palermo dal 1943 quasi ai nostri giorni e racconta la vita e la morte di Lillo Roxas in un intreccio di eventi politici, di affetti, di appassionati colloqui in cui il pubblico diventa privato e viceversa. E’ una vicenda intellettuale, un’atmosfera, in cui i fatti sono raccontati per accenni e costituiscono il basso continuo, sanguinoso, sconvolgente che paralizza o accende la discussione. E’ la storia di una amicizia e di una morte che accade a Palermo, ma si è ripetuta in ogni angolo d’Italia, dovunque fra intelligenze e sentimenti si stabilissero contatti, scintille, contrasti, delusioni, domande e ironie.

La biografia di Roxas, Rocchi per gli amici, è la biografia della intellettualità di sinistra in Italia quando esisteva il PCI, il “grande e glorioso” (come veniva chiamato), la nave ammiraglia al centro della sua flotta: sindacati, cooperative, lotte contadine, scioperi operai, circoli culturali. Una flotta a volte ferma, oscura e contorta la rotta, eppure amata e rispettata perché presente in ogni battaglia per la democrazia, per il lavoro, per la cultura.

Nel cerchio degli amici di Rocchi nascono le domande e i dubbi sulle ambiguità delle Botteghe Oscure, sulla bonaccia delle Antille, “sui grandi irrisolti problemi meridionali, sugli angosciosi perché del socialismo reale, sui risvolti del potere al Pentagono o al Cremlino” e, perché no, al Municipio di Palermo e nella lotta alla mafia. Ma i dubbi, le ironie, le battute sarcastiche non interrompono la rete di “iniziative”, di scioperi, di occupazione di terre, di lotte, di campagne elettorali per racimolare un pugno di voti. E nemmeno, quando mancano le idee, riescono a fermare il “perenne diluvio di aria fritta, convegni seminari congressi dibattiti tavole rotonde conferenze incontri”.

Tempi lontanissimi e indimenticabili, quando la sola presenza della nave ammiraglia dava sicurezza alle coscienze civili “rattrappite e contorte”.

La malattia di Rocchi arriva improvvisa e annuncia ful- minea la morte, affrontata laicamente, razionalmente, con l’umiltà e l’orgoglio di Socrate che beve la cicuta. Ma nemmeno la morte imminente riesce a interrompere fra Rocchi e gli amici “il discorso politico, sociale, civile durato trent’anni” e che in fondo era la loro ragione di vita, oltre le musiche di Bela Bartòk e di Mahler, i vini freddi, i gelati, le serate salottiere.

Era amaro, alla vigilia della morte, sostituire il “gusto di fare politica” con quello “di parlare di politica”, ma essi a proprie spese avevano imparato l’importanza di capire, anche se poi le cose restavano tragicamente come prima, perché “ capire è condizione: sufficiente no, necessaria sì”. Rocchi muore a 51 anni per un cancro incurabile e inoperabile.

Gli restano sei mesi di vita, e lo comunica agli amici con semplicità. La notizia raggela gli animi ma non muta gli affetti, anzi aumenta le attenzioni, le frequentazioni intellettuali. Nel ristretto cenacolo domina Rocchi con la sua verve, i mots d’esprit, le battute taglienti, i fervidi colloqui sulle vicende del mondo.

Quando la qualità della vita residua sta per scadere in inutile sofferenza per sé e per gli amici, dopo una deliziosa serata di gelati e di chiacchiere, Rocchi beve la sua cicuta. Gli amici scoprono nella desolazione del giorno dopo il fulgore della sua assenza. Il mondo non sarà più come prima.

Così finisce il “ vivido, corale, commovente racconto” di alto profilo etico e civile.

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Commenti (1)

Romanzo Civile di Giuliana Saladino Antonella

Non so scrivere niente di meglio e di più di quello che ha scritto Tosi. E' un libro splendido come lo era la sua autrice. un'analisi lucida della Sicilia e in particolare di Palermo che avrebbe meritato maggiore attenzione. Ma anche un racconto struggente di una persona altrettanto di valore come Roxas
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