San Michele: agricoltura, addio
Mentre nei centri vicini si tende a recuperare fette di territorio, il nuovo PRG di S. Michele prosegue nell’opera di erosione della campagna.
Dopo quasi due anni di discussioni e valutazioni, San Michele all’Adige ha adottato il nuovo piano regolatore. Il progetto di piano era stato presentato alla popolazione nella primavera del ’98, ma poi i consiglieri della maggioranza di centro sinistra che governa il paese hanno chiesto alla Provincia di nominare il commissario in quanto interessati alle modifiche urbanistiche.
Un’altra bella fetta di terreno agricolo è ora destinata ad essere edificata. Circa trenta ettari di campagna, tra quelli già previsti nel vecchio piano e quanto ora introdotto con la variante urbanistica, saranno destinati all’edificazione. Tre ettari sono stati confermati ad uso residenziale, sette ettari saranno destinati ad uso commerciale, oltre ventimila mq. di Teroldego Doc sono diventati area alberghiera, quasi un ettaro se ne andrà in strade e stradine, mentre circa 150.000 metri quadrati potranno essere destinati a servizi vari.
San Michele conta circa duemila abitanti, ma si prevede che nei prossimi anni, grazie anche all’abbondanza delle aree messe a disposizione, la popolazione residente aumenterà di qualche centinaio di unità. Tanto per fare dei confronti, Lavis, che conta quasi ottomila residenti, ha recentemente dato un taglio notevole alle aree fabbricabili e ha riportato ad area agricola quasi venti ettari di zona industriale. La vicina Mezzolombardo (5.600 abitanti) ha ridotto le aree destinate a servizi pubblici, non ha previsto nuove aree commerciali ed ha leggermente ampliato l’area residenziale.
Tra la bozza di piano presentata nel ’98 e quella adottata quest’anno dal commissario, ciò che risalta maggiormente è l’aumento dell’area produttiva, in origine più ridotta. I più soddisfatti saranno quindi i proprietari del Mercatone Uno, che con intuizione telepatica avevano acquistato, pagandoli più del doppio del valore reale, due begli appezzamenti di campagna strategicamente collocati intorno al capannone. La speranza, ora (quasi) certa, era quella di vederseli trasformare da area agricola in zona edificabile grazie alla variante urbanistica che il Comune di San Michele stava nel frattempo elaborando. A suo tempo QT segnalò (la questione è stata ripresa in un’interrogazione al Consiglio Provinciale) come le date di acquisto dei terreni fossero prossime a quella che si dicevaessere all’epoca l’ultima versione del piano di fabbrica, formalmente segreta ma che - guarda caso - avrebbe miracolato la zona trasformandola da agricola a commerciale nonostante che né il piano di fabbrica ancora in vigore, né la bozza ufficiale del nuovo piano regolatore presentata alla popolazione nella primavera del 1998, avessero fatto intravedere un’ipotesi del genere.
Confermata, anzi ampliata, la grande area produttiva a sud del paese spingerà quindi l’edificazione fino ai confini estremi del territorio comunale così che, ad esempio, percorrendo la statale del Brennero dal ponte sull’Adige in direzione sud giù fino al confine con il territorio di Lavis, il lato orientale oggi ancora in parte coltivato a vigneto, diverrà una teoria continua di costruzioni, prima residenziali e poi, più lontano, commerciali e artigianali. Sarà chiusa quindi l’unica finestra nel piano campagna che dalla strada permette ancora di intravedere le dolci colline coltivate a vigneto che assicurano notorietà a San Michele grazie alla presenza dell’Istituto Agrario, al quale appartengono peraltro buona parte degli ettari che saranno destinati ad ospitare gli anonimi capannoni che dovranno essere però mascherati da un’ipocrita fascia verde.
In Comune dicono che le nuove aree destinate ad attività produttiva non fanno altro che rispondere alle richieste dell’imprenditoria locale e che, in futuro, grazie al federalismo fiscale, la cittadinanza ne trarrà immediati benefici non solo occupazionali. Il consigliere comunale Chiettini sostiene che, secondo gli accordi politici elettorali di maggioranza, il piano doveva solo razionalizzare l’esistente, confermando le zone fabbricabili già presenti sulle attuali mappe.
"Invece - continua il consigliere, che non ricandida - accanto ad alcuni aspetti positivi, tra aree artigianali, pretestuose zone alberghiere e nuove aree residenziali, ci giochiamo diversi ettari di territorio i cui unici beneficiari rischiano di essere i soliti speculatori".
Anche diversi consiglieri di minoranza hanno promesso di impegnarsi, se ne avranno la possibilità, per una riduzione della nuova zona produttiva che ritengono sovradimensionata.