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QT n. 7, 1 aprile 2000 Servizi

Il referendum del buon senso

Da Bolzano e da Innsbruck i dati (disastrosi) sui due aeroporti locali. Ma gli affarismi dellaiani non se ne curano. Solo che questa volta i cittadini possono farsi sentire.

E' in programma per domenica 9 aprile il referendum promosso dai Verdi sull’ampliamento dell’aeroporto Caproni. Ampliamento pervicacemente voluto dalla coppia Dellai-Grisenti, contro ogni logica economica e politica. Un caso che ha moltissime analogie con l’ormai famosa Val Jumela. Vediamo in sintesi.

Il progetto dell’aeroporto - come e forse ancor più degli impianti della Jumela - non sta in piedi economicamente. Gli studi che, in maniera discutibilissima e con mille prudenze, cercavano di dimostrare una situazione di conti di gestione in pareggio (ovviamente dopo l’esborso a fondo perduto di una quarantina di miliardi per gli impianti) non tenevano conto di un fatto grande come una casa: l’esistenza a Bolzano di un altro aeroporto, in evidente concorrenza.

Anzi, questo dato - che economicamente significava una zavorra tremenda per il progetto trentino - veniva spregiudicatamente giocato come elemento a favore: "Bolzano si è fatta l’aeroporto, perchè Trento dovrebbe rimanere indietro?" (sollecitando i campanilismi più vieti, e mandando a quel paese le tante belle parole - e a dire il vero anche il promettente avvio di una serie di rapporti concreti - sulle "città in rete" e la "pianificazione regionale" di cui il nostro Presidente della Giunta si riempie la bocca).

Torniamo all’aeroporto. Il tempo è galantuomo, e proprio l’esperienza di Bolzano sta dimostrando la diseconomicità di questi piccoli aeroporti, che servono piccoli bacini d’utenza, per di più in località dalla difficile accessibilità aerea. Dopo pochi mesi di attività, l’aeroporto di Bolzano è già in difficoltà e investito da serie polemiche: nel primo anno ha accumulato un deficit di due miliardi e mezzo, le spese sono lievitate, l’affidabilità dello scalo è discutibile (solo un aereo su tre è in orario; diversi voli devono essere cancellati); la Tyrolean Airways, la compagnia che serve Bolzano, pubblicamente si lamenta della situazione e ipotizza di andarsene via.

La risposta? Aumentare la lunghezza della pista e il numero dei voli (15 giornalieri al posto degli attuali 5) alla ricerca di economie di scala per raggiungere una maggiore economicità.

E’ questa una spirale perversa, ben nota, che esemplarmente ci viene illustrata da Gerhard Fritz, assessore a Innsbruck, nel riquadro a fianco: un piccolo aeroporto è strutturalmente in deficit, si cerca di ovviare aumentando il numero dei voli, ma non si fa altro che aumentare i miliardi di investimento e quelli di deficit, almeno finché non si raggiunge il milione di passeggeri, fatidica quota che oggi riesce a giustificare i costi di tutta la baracca.

Bolzano ha meno di 35.000 passeggeri: come spera di arrivare a un milione? E a maggior ragione Trento, che dovrebbe contendersi i passeggeri con Verona e con Bolzano?

Un aeroporto come il Caproni è destinato a essere un buco mangiasoldi; il neo presidente Pizzinini, testé nominato da Dellai, che prima ancora di guardare i conti se ne è uscito con una sbruffonata ("Risanerò il Caproni, ampliandolo"), può dire certe corbellerie solo perchè non parla dei soldi suoi, ma di quelli di Pantalone.

Secondo aspetto, quello ambientale. Qui, rispetto alla Jumela, c’è una differenza: l’impatto è obiettivamente modesto. Ma solo l’impatto iniziale, per i primi pochi voli; l’inevitabile dinamica - come abbiamo visto - è quella dell’aumento dei voli, dell’allungamento delle piste, dello scalo di aerei più grandi. E più si cresce, più l’impatto diventa pesante: tutti abbiamo visto in Tv gli abitanti dei dintorni di Malpensa protestare inferociti per una qualità della vita devastata.

E qui ritorniamo alla Valutazione di Impatto Ambientale, che con trista furbizia, è stata redatta - per responsabilità di un dirigente di cui va fatto il nome - il dott. Erio Volpi, già implicato nel processo del Museo Caproni - non tenendo conto degli aspetti economici, e quindi esprimendo un parere positivo, ma solo "per cinque voli al giorno", quando si sa benissimo che cinque voli non basteranno mai (non basteranno neanche cinquanta, ci avverte Fritz da Innsbruck...)

E qui siamo allo strame della logica, della decenza, dell’auto-rispetto delle istituzioni: come appunto nel caso Jumela, gli affarismi dellaiani finiscono con l’esercitare indebite pressioni sugli organismi tecnici, delegittimandoli e mandandone in frantumi la credibilità. E’ l’eversione istituzionale che denuncia Walter Micheli nel suo articolo a pag. 18.

Nel confronto con la Jumela c’è però un dato che può cambiare tutto: qui, col referendum (per quanto consultivo), sarà il cittadino a decidere. Gli affaristi stanno attuando la congiura del silenzio, nel tentativo che della cosa non si parli e l’iniziativa si areni nel mancato raggiungimento del quorum dei votanti. Speriamo vivamente che la sensibilità civica dei cittadini li smentisca.