“Senior Service”
Carlo Feltrinelli, Senior Service. Feltrinelli, Milano, 1999, pp.431 , £.30.000.
Il 15 marzo 1972 a Segrate, nell’hinterland milanese, ai piedi di un traliccio dell’alta tensione, viene scoperto un cadavere dilaniato da un’esplosione. Probabilmente il corpo di qualcuno che stava preparando un attentato al traliccio, ma che ci è rimasto. La carta d’identità falsa che si trova in una tasca porta il nome di Vincenzo Maggioni ma viene presto riconosciuto per Giangiacomo Feltrinelli, il facoltoso fondatore dell’omonima casa editrice, dalle note tendenze sinistrorse.
Quello della morte sotto il traliccio di Segrate è rimasto uno dei tanti oscuri episodi di quegli anni (certo, fra i più clamorosi). Non per la più superficiale dinamica dei fatti, perché da questo punto di vista, è stato facile per gli inquirenti appurare l’effettiva relazione fra la morte ed un tentativo di attentato interrotto da una esplosione presumibilmente accidentale. Ma per domande più profonde sul contesto del tentativo terroristico, che così ha sintetizzato Giorgio Galli : "Era spiato da agenti di 5 servizi segreti (anche assai efficienti), erano note le sue false identità… rimane inspiegabile e inspiegato fino ai limiti dell’implausibile come Feltrinelli abbia potuto arrivare senza difficoltà a quel suo estremo, tragico appuntamento, per compiere in prima persona un attentato di portata assai modesta" ("Il partito armato", Kaos 1993). E per la incredibile figura dell’attentatore: Giangiacomo Feltrinelli, rampollo di una delle più importanti dinastie industriali e finanziarie meneghine, ma anche un pezzo di storia della sinistra milanese attraverso la quale era transitato da posizioni di ortodossia comunista nel periodo antifascista ad esiti filo-castristi e guerriglieri, che lo avevano ridotto gli ultimi anni in clandestinità. Avendo avuto modo, nel frattempo, di fondare la più aggiornata ed internazionale fra le case editrici italiane, che ha svolto un ruolo di primo piano nello svecchiamento della cultura italiana negli anni del boom economico, ed una autorevolissima Fondazione per lo studio della storia del movimento operaio internazionale. Insomma un personaggio che ad un certo punto della sua vita ha voltato le spalle ad una esistenza brillante e fortunata per finire a 46 anni a pezzi sotto il traliccio di Segrate. Molto di più di una spy-story quindi, anche un vero giallo esistenziale in grado di parlarci delle tensioni più profonde dell’Italia di quegli anni, delle sue trasformazioni, e ormai anche dei suoi esiti.
Di tutto questo, niente di meno, parla il libro scritto dal figlio Carlo - e pubblicato a fine 1999 per la casa editrice fondata dal padre e che ora dirige lui - intitolato "Senior Service" dalla marca di sigarette fumate dal padre, un pacchetto delle quali stava sul cruscotto del pulmino trovato nei pressi del traliccio di Segrate. Un libro che è molte cose assieme. Ricordo di un padre affettuoso ed indimenticabile, ma anche memoria familiare di più lungo respiro, che per inquadrare adeguatamente la figura paterna risale agli avi di un paio di generazioni addietro, fin là dove prende avvio la fortuna economica della dinastia. Ed inoltre, una avvincente carrellata su eventi e climatologia dell’incalzante processo di modernizzazione con cui la cultura italiana degli anni ’50 e ’60 ha bruciato decenni di ritardo accumulatisi in epoca fascista, ricostruita da quel punto di osservazione straordinario che era la casa editrice Feltrinelli di quegli anni, allo stesso tempo frutto ed uno dei principali motori trainanti di questa nuova modernità italica. Nonché galleria di ritratti dei padri fondatori di quella sinistra italiana con cui Giangiacomo Feltrinelli ha profondamente intrecciato la sua vita (dagli ambienti più conservatori e partitocratici, alla estrema sinistra filo-terroristica) visti nelle pieghe della loro vita politica quotidiana, che non manca di riservare qualche sorpresa, come quella di una Rossana Rossanda gelidamente filo-sovietica, irritata con Feltrinelli per quello che è stato il colpo più sensazionale della sua attività editoriale: la pubblicazione in occidente del pasternakiano "Dottor Zivago", censurato in URSS.
Una molteplicità di piani di lettura che rispecchia la poliedrica esperienza umana, imprenditoriale e politica di Giangiacomo Feltrinelli e la sua personalità che è stata spesso liquidata sommariamente come contraddittoria se non sfuggente, ma che è certo meno (o per nulla) sfuggente dopo questo libro del figlio, che permette di comprenderne anche la "contraddittorietà", riconducendola dentro la più ampia contraddittorietà di quel periodo di storia italiana, tesa alla modernità ma ancora prigioniera delle ideologie, economicamente e culturalmente vitale, ma bloccata a livello politico dalla soffocante, insuperabile, cappa della guerra fredda.
Un libro partorito dal gioco della memoria, ma che ne va oltre. Nella nota documentaria che figura a p. 431 compare l’elenco degli archivi consultati per la stesura, ed è notevole: va dagli archivi raccolti presso la Fondazione Feltrinelli, a carte dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni, all’archivio del PCI, all’Archivio (centrale?) di (dello?) Stato, oltre ad "archivi di Washington, Mosca, Berlino, Atene".
In effetti nel testo - steso con una vena letteraria molto efficace a livello espressivo nell’alternanza di diversi registri che vanno dal commosso al seccamente referente - continuo è il gioco d’intarsio con documenti riportati quasi sempre nella loro interezza. Squarci aperti sulla realtà di allora, molto importanti non solo per ricostruire passaggi controversi, ma anche per renderne il clima. E fondamentali anche le trascrizioni delle moltissime testimonianze orali, che solo un figlio poteva riuscire a raccogliere. Un impegno storico-documentario, questo, che arriva sovente ad esiti importanti, come quando racconta della "strage di stato" del 12 dicembre 1969 e del tentativo di pezzi dell’apparato dello stato di coinvolgervi Giangiacomo Feltrinelli. "La caccia a Feltrinelli - scrive il figlio - sembra essere un passaggio cruciale del dopo piazza Fontana. O, meglio, è il bersaglio ideale per invischiare il PCI nelle elezioni stile Quarantotto sotto-il-ricatto-degli-attentati che voleva Saragat. Grazie a Feltrinelli, che è nato nella sezione Duomo, frequenta Castro, finanzia Potere Operaio, non finanzia ma ha amici anarchici, si potrà dimostrare che il PCI fomenta la teppa rossa" (p. 354).
Una "caccia" che ha di fatto dato il via alla sua latitanza, motivata dal timore di un colpo di stato di destra, che in quegli anni torbidi forse era anche comprensibile. Col senno di poi il figlio riporta una frase di Giorgio Galli del 1986: "Il vero strumento di pressione sulla sinistra non è mai stato la preparazione di un colpo di stato (con o senza l’aiuto americano), ma la sua costante eventualità fatta balenare (senza poterla attuare) ai gruppi dirigenti della sinistra". "Giangiacomo - commenta il figlio – non colse la differenza" (p. 329). Convincente. Tanto più che ancora oggi nessuno ci ha spiegato cosa è avvenuto davvero alla banca dell’Agricoltura di Milano quel 12 dicembre di 30 anni fa.