Il tallone d’ Achille della criminalità organizzata
E’ il denaro, che facilmente lascia tracce del proprio passaggio...
Alcune ricerche di Transcrime si sono focalizzate sulle tendenze della criminalità organizzata e delle relative politiche di prevenzione e contrasto. E’ stato così possibile individuare nell’accumulazione di ingenti patrimoni illecitamente acquisiti lo scopo ultimo della criminalità organizzata. Il patrimonio, infatti, rappresenta il nocciolo duro delle organizzazioni criminali, servendo ad una pluralità di scopi. Anzitutto a finanziare ulteriori attività illecite e poi a rendere disponibili capitali per creare - grazie all’infiltrazione nell’economia legale - attività "pulite".
Una prima tendenza è data dall’interdipendenza tra reati economici, quali frode, riciclaggio e corruzione. Si pensi a un’organizzazione criminale che deve riciclare proventi di capitali illeciti. Per ottenere capitali puliti si possono rendere necessarie, da un lato, la corruzione di alti funzionari di banca, dall’altro, la contraffazione di documenti che facilitino il riciclaggio. Ecco il nesso tra il riciclaggio di denaro (reato-scopo) e la corruzione e la frode (reati strumentali). Tale legame è utile nella fase di formazione e accumulazione di patrimoni finanziari, proprio perché richiede alta efficienza, organizzazione, e professionalità e - richiedendo altrettanto a investigatori e giudici - risulta difficile da individuare. Politiche efficaci devono tenere conto della catena tra vari reati economici, altrimenti ogni sforzo vòlto a combattere la criminalità organizzata potrebbe risultare vano.
Una seconda tendenza è data dall’infiltrazione di organizzazioni criminali nel tessuto economico-produttivo legale. Se un tempo la grande criminalità si dedicava essenzialmente ai classici traffici illegali (droga e armi), oggi essa sta occupando in modo sistematico settori tradizionali dell’economia legale. Si pensi al settore della finanza internazionale, diventato negli ultimi anni lo scenario di attività illegali molto redditizie. La vasta operazione antiriciclaggio che ha investito recentemente il Cremlino, ha sicuramente gettato un’ombra sul sistema finanziario internazionale, e ha indicato al contempo la presenza di un’inquietante zona grigia, data dal confine tra legalità e illegalità. Inoltre, a livello europeo, la creazione del Mercato Unico ha offerto ai criminali numerose opportunità economiche (il budget dell’Unione Europea è stato oggetto di redditizie frodi alle entrate).
Secondariamente ha offerto un vasto terreno entro cui investire e produrre legalmente utilizzando però capitali di illecita provenienza, arrivando così a minare il principio della libera concorrenza tra le imprese. Tutto ciò ha caratterizzato l’evoluzione della criminalità organizzata in senso imprenditoriale. Infatti secondo l’assunto per cui i criminali si concentrano in attività dove è possibile massimizzare i profitti e minimizzare i rischi, l’evoluzione della criminalità organizzata in criminalità economica (organizzata) ha permesso la creazione di ingenti patrimoni finanziari relativamente difficili da perseguire legalmente, poiché, a livello europeo, ad uno spazio economico-produttivo non è stato affiancato (per ora) uno spazio di controllo giudiziario, soprattutto penale.
Ambedue le tendenze descritte hanno rafforzato il lato finanziario della criminalità organizzata. Per impostare correttamente politiche e strumenti di lotta occorre mirare a colpire il potenziale finanziario di queste organizzazioni. Perché se da un lato il patrimonio finanziario è il nocciolo duro del crimine organizzato, dall’altro, sul versante della repressione, il patrimonio è il tallone d’Achille delle organizzazioni criminali, poiché il denaro sporco lascia dietro di sé delle tracce. E’ necessario bloccare i flussi finanziari di origine illegale prima che rifluiscano nell’economia legale, rendendone poi difficile l’identificazione e inquinando le attività economiche.
Due sono gli strumenti, peraltro complementari, utili nella lotta contro la finanza della criminalità organizzata: la legislazione antiriciclaggio e quella in materia di sequestri e confische. La legislazione antiriciclaggio, il cui obiettivo è identificare l’origine illecita dei capitali e impedirne il riutilizzo, permette di risalire dal patrimonio illegalmente accumulato alle persone che lo hanno prodotto.
La legislazione sul sequestro e sulla confisca permette invece di seguire il percorso inverso: arrivare ai patrimoni e alle ricchezze partendo dall’identificazione delle persone. Entrambi gli strumenti sono però caratterizzati dal porre particolare attenzione al lato finanziario della criminalità organizzata, incrementando così l’efficacia della lotta al crimine.
Considerate le tendenze recenti del crimine organizzato, questi strumenti potrebbero risultare delle armi vincenti.