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QT n. 18, 23 ottobre 1999 Servizi

Una scuola tra finestre e pinguini

Contro lo spreco informatico nelle scuole.

Francesco Mulas è uno dei docenti che sono stati distaccati presso l’Assessorato istruzione della Provincia. Il progetto che gli è stato assegnato, tradotto dalle involuzioni del linguaggio burocratico è riassumibile con la frase "tutto quanto ha a che fare con l’utilizzo didattico dell’informatica e di Internet nella scuola". A lui ci siamo rivolti con alcune domande per avere un quadro delle prospettive future in questo settore.

Qual è la molla che ha fatto scattare l’interesse per Linux?

"Con un gruppo di colleghi e sostenitori, sto tentando di introdurre una nuova idea: l’educazione all’informatica sostenibile. Nelle scuole si sta ingenerando l’idea pericolosa che tutto ciò che non sia hardare e software al passo con i tempi non sia più utile nella didattica che fa uso dell’informatica (cioè la didattica di tutte le discipline ormai). In aperto contrasto con i messaggi educativi offerti molti 486 e Pentium di prima generazione sono stati o stanno per essere messi in cantina. Letteralmente in cantina, dal momento che l’alienazione di beni come i PC obsoleti è un’operazione burocraticamente impossibile. Queste macchine vanno invece riciclate per compiti ancora dignitosissimi quali la programmazione, l’informatica gestionale o addirittura funzioni di server web, ftp, news all’interno delle intranet scolastiche. Ai miei ragazzi amo citare l’esperienza di alcuni ricercatori americani che, vessati da una cronica carenza di fondi, hanno costruito una "zuppa di computer", adoperando vecchi 486 e ottenendo a costo zero una macchina parallela di grande potenza, dotata di sistema operativo Linux.

Spesso, come insegnante, volo con il pensiero a qualcosa fatto con i ragazzi, recuperando vecchie macchine, usando sistemi free, per costruire insieme qualcosa di utile per la didattica e per il loro senso critico. Chissà se un domani, per necessità o diletto, ciò potrà realizzarsi..."

Perché lei ritiene che sia conveniente per la scuola opporsi alla logica del consumismo tecnologico?

"David A. Patterson, in un articolo pubblicato su Le Scienze nel novembre 1995, ricordava che i processori raddoppiano la loro velocità di calcolo ogni 18 mesi circa. Semplificando, potremmo affermare che ogni anno e mezzo si può disporre di macchine più performanti di circa il 100%. Macchine quindi sempre più veloci, dove la RAM è ormai 64 Mega, con hard disk mastodontici, CD-Rom 40x, interfacce iperveloci.

Un laboratorio di PC per il quale sono state spese diverse decine di milioni diventerebbe dopo tre anni di vita quattro volte più lento. Con quattro anni di vita, quasi 10 volte più lento e la lentezza si rende evidente soprattutto quando i responsabili delle dotazioni informatiche decidono di fare l’upgrade del software. Le conseguenze peggiori sono che le macchine non reggono le versioni aggiornate del sistema operativo e degli applicativi per la produttività personale.

Ma non è pensabile che tutte le scuole dell’obbligo e superiori rinnovino il loro parco PC ogni 3 anni..."

Questo discorso probabilmente dovrebbe preoccupare chi amministra la spesa scolastica… Ma dato che non sono i docenti a pagare il conto, perché mai dovrebbero preoccuparsi per questa frenesia del cambiamento visto che, dopo tutto, avere computer nuovi ogni tre anni può anche essere gratificante?

"C’è un grande dibattito "ideologico" in corso sull’enorme divario esistente tra il ritmo esponenziale dello sviluppo tecnologico e la velocità di acquisizione delle tecnologie in ambito scolastico. Paradossalmente, l’eccessiva velocità di crescita tecnologica potrebbe rivelarsi un collo di bottiglia per l’integrazione della didattica tradizionale con gli strumenti informatico telematici. La scuola ha bisogno di far rispettare i i ritmi di apprendimento, sia dei docenti che dei discenti. Sul versante del software deve aprirsi un confronto parimenti franco. Bisogna chiedersi: conviene l’acquisto di una macchina con processore dell’ultima generazione per caricare il word processor preferito nello stesso tempo rispetto ai vecchi programmi dell’amato 486?"

In questo contesto si inserisce la necessità di non limitarsi al solo sistema operativo Windows…

"Certo. Quanti sanno che esistono sistemi operativi alternativi meno avidi di risorse e gratuiti? Io devo l’acquisizione della mia pur minima cultura unix a Linux. Lo utilizzo a casa, sul mio Pentium 166.

E’ un sistema free, nato e cresciuto in un’ottica collaborativa che può dare un senso profondo all’informatica educativa. Linux, sfrutta a pieno le potenzialità del processore, il cuore di un computer.

Vorrei citare una piccola esperienza: nella rete locale del liceo dove insegnavo ho provato ad aggiungere un piccolo PC raccattato in un angolo del laboratorio di scienze. Un 486 a 33 MHz, dall’aspetto piuttosto dimesso rispetto alle workstation di ultima generazione, ma è potuto tornare utile.

Installata una scheda di rete, con Linux il 486 è diventato in breve tempo un piccolo server del laboratorio di scienze. Su questo PC erano disponibili varie informazioni scientifiche ad uso degli studenti e possono essere raccolti i prodotti multimediali dei maturandi. Questo senza comprare costosi server dedicati e senza aggravare il lavoro del server esistente".

Ma in ogni scuola un unico computer server basta e avanza. Quindi questo non giustifica l’enfasi sulle potenzialità di Linux nella didattica, perché anche se si rivitalizza un 486 come server, tutte le postazioni client dovranno essere computer dell’ultima generazione per far girare i programmi Windows…

"Non è proprio così, e lo posso dimostrare con un altro esempio. Una scuola elementare ha acquistato una rete di client con Windows 95. Sono avanzati dei vecchi 486. Perché buttarli via? Con sistemi operativi tipo Linux (non è l’unico, ad onor del vero) possono essere ancora utilizzati come terminali stupidi per collegarsi alla rete per scrivere, scambiare file, collegarsi a Internet, perché le reti intranet possono essere costruite sfruttando più sistemi operativi".