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A proposito di funghi

La corporeità e l’attività sensibile alla base dell’esperienza estetica.

Vi è un tipo di esperienza "estetica" molto meno considerata, fruita non in funzione di opere d’arte propriamente dette, ma in funzione di oggetti o di realtà incontrate nel nostro quotidiano domestico o extradomestico. Nel rapporto dell’uomo con lo spazio circostante e con la natura in senso lato entrano in gioco due forze, quelle della corporeità e dell’attività sensibile che, contro ogni riduzione astratta, vanno rivendicate al piano della "prassi" umana. Possiamo dire con Herbert Read che l’educazione passa attraverso il discorso dei sensi, è teoria e pratica del miglioramento qualitativo dei sensi, "tecnica di massaggio che tende ad acuire ed affinare la vita sensoriale". L’ambiente in cui l’uomo si trova a vivere, la cura della persona, l’esercizio del lavoro e del tempo libero in una corretta dimensione città-campagna sono tutti elementi suscettibili di percezione estetica, nonché formativi per una più adeguata capacità di adattamento al mondo. Già il Petrarca e il Boccaccio avevano esaltato, rispetto alla vita movimentata della città, i pregi della solitudine e dell’ombra dei boschi, che impegnano i sensi e predispongono alla meditazione; Leon Battista Alberti parla di agrestium ludos e nel "De re aedificatoria" sembra commentare il bellissimo affresco di Siena con il vasto paesaggio dipinto da Ambrogio Lorenzetti e gli effetti del buon governo sulla città: "Bisogna finalmente che la tua città sia collocata nel mezo de la campagna in luogo che si possa sguardare a lo intorno il suo paese per tutto, e discernere le cose opportune...". Altra iconografia strepitosa e ampiamente conosciuta è l’intero ciclo dei Mesi di Torre Aquila a Trento, commissionato da Giorgio di Liechtenstein all’inizio del Quattrocento. Noi concentreremo la nostra attenzione solamente su un particolare curioso : la rappresentazione dei funghi. Ebbene, nel ciclo di Trento appaiono soltanto nel mese di aprile, tra l’aratura e la caccia alla lepre, nel colore "bianco-crema, camoscio-pallido", così come scrive Bruno Cetto, grande micologo trentino, a proposito del Tricholoma Georgii. Il nostro dilettantismo e i pochi studi in merito ci suggeriscono una ipotesi immediata e suggestiva: questi funghi che fanno la loro comparsa verso la fine del mese di aprile, (la Chiesa festeggia San Giorgio il 24 aprile, appunto) chiamati volgarmente fong de la saeta o funghi di San Giorgio, sono stati dipinti per l’onomastico del vescovo Giorgio? Nel nostro fuori porta cultural-micologico è d’obbligo citare per intero una poesia di Sandro Sinisgaglia, che prova, in un’apparente linearità compositiva, a con-fondere la ricerca del fungo con l’eros e la poesia nel suo farsi: "Ti seguo nel bosco di Monteoleggiasco/ grato al piede all’olfatto/ al sentimento di chi cerca/ una presenza preziosa./ Vai con una giannetta/ come un bracco guardingo/ a trattenuto trotto falci/ con quel mulinello qualch’erba/ e punti dritto al faggio/ di mezzacosta. Per l’impennata/ zigzaggando sali d’impeto/ t’inginocchi il fungo cogli./ Non è trobar diverso/ solo la strada più scabrosa."

La consuetudine dell’incontro di fronte alla straordinaria varietà di forme e colori si trasformerà per alcuni in una sete di conoscenza, che avanzerà a cerchi concentrici, ad abbracciare nuovi campi di esperienza (dai funghi alle piante, tipi di terreno, fiori, vino, olio...).Si stabilirà così un intreccio di relazioni che richiederà sempre più ulteriori conoscenze, una modalità più equilibrata di ricerca nel senso che non sarà più necessario il trotto e l’impeto per vivere appieno la gioia della scoperta, consci, con Aby Warburg, che "Dio è nel dettaglio". Gli altri resteranno micofagi. Come le poesie che vanno sempre lette e rilette, così la conoscenza dei funghi richiede un’attenta messa in gioco dei cinque sensi tutti, guidati però da un intelletto vigile. E si attenderà il mattino seguente il responso con timore reverenziale nella piazza delle Erbe presso la casotta che ospita i vigili urbani specialisti micologi, sorta di patroni-protettori della città. Al di là della separazione bene-male, qualche audace porrà domande, chiederà consigli, suggerimenti sul modo di cucinarli e conservarli. Dal momento dell’individuazione, del riconoscimento e del controllo sino al consumo la rivendicazione dell’opera totale. Per dirla con il poeta e critico d’arte Roberto Sanesi "solo comunque accade se guardi da vicino".

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