Stampa universitaria: poca e fragile
Il non esaltante panorama dei giornali universitari trentini.
"In un’epoca in cui le mucche manifestano in diretta televisiva, gli allevatori sparano letame sulle strade, i malati di cancro scendono in piazza per affermare il loro diritto alla vita, il motore della società, lo studente universitario, ha drammaticamente finito la benzina".
Questa la perentoria chiusura del consueto fondo di "Studiare a Trento", settimanale di informazione per l’Università, a cura dell’Opera Universitaria. Non c’è che dire: coraggiosamente autocritico. Il pezzo, del 26 gennaio ’98, intitolato "Lacrime di coccodrillo", denuncia con lucido disincanto l’immobilismo che dai tempi delle proteste della "Pantera", nel 1989, ha sopito i bollenti spiriti degli universitari trentini. Invece di farsi sentire nelle sedi istituzionali o di partecipare attivamente all’associazionismo universitario, vengono versate - si dice - lacrime di coccodrillo al bar, più comodamente seduti e rilassati davanti ad un caffè, dove si criticano i provvedimenti dei presidi senza rischio di esporsi, passivamente deresponsabilizzati.
Tutto ciò corrisponde in gran parte a verità. Quindi fece bene "Studiare a Trento" a sollevare la questione.
Undici mesi dopo leggiamo sconcertati, sul numero del 30 novembre, un’accusa pesantissima verso le manifestazioni dei giovani delle scuole superiori circa i finanziamenti agli istituti privati. Si parla di "azione insulsa e priva di motivazioni"; si bacchettano anche i giornali, rei di voler far passare per azione di protesta e per presa di posizione consapevole quella che invece è definita come la "superficialità di una massa di adolescenti".
Ma come, vien da chiedersi: prima condannate (giustamente) l’apatia del mondo universitario, e poco dopo vi sdegnate perchè i vostri più giovani colleghi scendono in piazza (in prima linea) per rivendicare il diritto ad una scuola pubblica migliore?
Ma quello che più stupisce non è tanto la presa di posizione contro la manifestazione in sé, i cui contenuti possono essere più o meno condivisibili. Lascia invece increduli l’arroganza immotivata con cui il giornalino dell’Opera Universitaria demolisce la linea di condotta scelta dai ragazzi delle superiori, che non è stata di passiva indifferenza (quella, come detto, è prerogativa dei più grandi), ma di protesta seria e, come è avvenuto durante le autogestioni, di confronto aperto.
Si è assistito cioè ad un clamoroso capovolgimento della linea editoriale: prima critica verso l’immobilismo dei colleghi universitari, poi spietata contro la protesta attiva dei medi.
Gaffe giornalistica a parte, quanto è successo ci ha fornito uno spunto interessante per un breve viaggio nel mondo dell’informazione universitaria. Breve per necessità, visto che tra le varie pubblicazioni che hanno origine all’interno dell’Ateneo trentino, i veri e propri "giornalini", quelli cioè curati in tutto e per tutto da studenti, sono solo due: "Studiare a Trento", settimanale dell’Opera Universitaria e "Universitando", periodico di informazione tra il serio e il goliardico.
Ci dice una rappresentante della redazione di "Studiare a Trento": "Devo subito premettere, circa l’episodio del fondo dedicato alla manifestazione studentesca, che si è trattato di una nostra leggerezza. L’autrice del pezzo, che poi abbiamo scoperto non informata direttamente dei fatti, si è lasciata prendere un po’ troppo la mano. Sta vivendo una fase particolarmente ‘reazionaria’ (letterale) della sua vita. Non capisco perché si sia scagliata così duramente contro gli studenti. Purtroppo, nella fretta della sistemazione del giornale, il suo articolo non è stato discusso dalla redazione e quindi è uscito così com’era. Se l’avessi letto mi sarei opposta alla sua pubblicazione: in fin dei conti anche noi siamo studenti e non ci siamo mai accaniti così violentemente contro altri nostri colleghi, pur essendo legittima una critica non aprioristica sulle ragioni della protesta. Tra l’altro, il nostro è un giornale istituzionale, il settimanale dell’Opera, in cui vengono presentati gli avvenimenti e gli appuntamenti della settimana (cinema, teatro, concerti, mostre...), ad uso e consumo degli universitari. E’ un giornale di servizio, in cui ci siamo ritagliati un piccolo spazio nel quale si inserisce un editoriale, che gestiamo esclusivamente noi e nel quale affrontiamo i temi più interessanti della settimana".
Certo non è confortante sentire che nell’unico giornalino istituzionale dell’università ("Universitando" infatti è indipendente, nella linea e nella redazione, da ogni struttura ufficiale) si verifichino leggerezze nei controlli e si affidi la stesura dei fondi a studenti pervasi da strani aneliti neo-reazionari, che però si rivelano paradossalmente più bigotti e conformisti delle pur non tenere accuse piovute dal mondo cattolico. Tant’è...
Prese di posizione di questa portata sarebbe forse più logico inserirle in una pagina interamente dedicata ad una questione, magari con interviste ed approfondimenti ulteriori. Un fondo di poco più di mille battute, come è normalmente quello di "Studiare a Trento", lascia il tempo che trova, non può essere incisivo né tantomeno avere pretese di completezza. Perché non fare di una parte del settimanale, un giornalismo di inchiesta, accanto a quello di puro servizio? "Piacerebbe molto anche noi - ci rispondono a "Studiare a Trento" - ma ci sono alcuni problemi. Innanzitutto di budget. Inserire una quinta pagina, dedicata alle inchieste, per il momento non è possibile. Noi l’abbiamo chiesta, ma ci hanno risposto che per il momento non ci sono i soldi. E poi un’attività di inchiesta, con interviste ed approfondimenti, richiede anche molto tempo. Noi purtroppo abbiamo una redazione limitata, siamo in quattro, e anche noi dobbiamo studiare per i nostri esami. Oltre a questo, il fatto di dover uscire ogni settimana rende il lavoro ancora più pressante".
A quanto pare, dunque, "Studiare a Trento" è e rimarrà, almeno nell’immediato futuro, un giornalino di servizi. Gli spazi per renderlo un po’ più incisivo non ci sono (o forse non si è spinto con determinazione per averli). E all’Opera Universitaria, in fin dei conti, va bene così.
Mani senz’altro più libere le hanno i ragazzi di "Universitando". Nato nel 1991, il giornalino si è sempre contraddistinto per una linea editoriale sfuggente e camaleontica, capace di passare dal sacro al profano, dal serio al faceto in un batter d’occhio. Ecco allora che, a fianco alle rubriche "Diritto di replica" (lettere al giornale e relative risposte) o "Viaggi e miraggi" (consigli e idee per chi viaggia) troviamo "Falsariga", spazio un po’ ironico-goliardico e un po’ visionario del giornale, con improbabilie scherzosi oroscopi o viaggi psichedelici della fantasia.
Un giornale brillante, indipendente rispetto a linee redazionali imposte dall’esterno e dunque più aperto ad iniziative di approfondimento critico e di polemica. "Ogni tanto - ci dice Paolo - usciamo con dei numeri monotematici, dedicati ad argomenti specifici, come il sesso, la religione, i movimenti di contestazione odierni confrontati con quelli del’68. In questi numeri l’inchiesta intesa come approfondimento di una questione, di un problema o di un tema c’è e c’è stata. Ma l’inchiesta più specificatamente mirata ai problemi dell’università è difficile da realizzare. Per due motivi. In primo luogo perché grossissimi problemi l’università trentina nel complesso non ne ha. Certo, ci sono questioni che riguardano le singole facoltà, ma che spesso si risolvono in bolle di sapone. E poi, e questo è l’aspetto più sconcertante, non c’è purtroppo grande attenzione alla realtà universitaria da parte degli studenti. C’è poca partecipazione. Questo si riflette anche sulla nostra attività: riceviamo pochissime lettere e dunque scarseggiano spunti di interesse per eventuali inchieste. E tutti gli appelli per esortare gli studenti ad iniziare delle collaborazioni con noi (ne abbiamo bisogno, siamo solo in tre) sono caduti nel vuoto. Forse scrivere su un giornale può sembrare più difficile di quello che in realtà è".
"Universitando" ha oltrettutto il problema di come finanziarsi (il giornale, stampato in tremila copie, è gratuito). Parte delle spese sono coperte dall’Università, il resto da sponsor che gli stessi ragazzi della redazione si devono trovare. Anche l’impaginazione è casalinga, al contrario di "Studiare a Trento", che si affida ad un’azienda privata esterna all’università.
Altri giornalini curati da studenti non ce ne sono. Va aggiunto soltanto che la facoltà di sociologia è piuttosto fertile nella redazione di numeri unici, che rappresentano un fenomeno a parte di giornalismo universitario. Manca però, in questi casi, l’appuntamento fisso col giornale, che non si sa mai quando esce, né di che cosa tratterà, e dunque è difficile che trovi dei lettori affezionati.
Il panorama della stampa universitaria non induce, dunque, all’ottimismo. Ciò che preoccupa, più che qualche editoriale sconsiderato, è il mare della tranquillità in cui da tempo nuotano felici e spensierati gli universitari. Attenzione ai problemi dell’istituzione: poca. E soprattutto la partecipazione: drammaticamente sotto zero. Lo dimostra la percentuale dei votanti alle recenti elezioni studentesche: circa il 7% degli aventi diritto. Come si può sperare poi che da qui arrivino spunti di interesse per inchieste giornalistiche stimolanti?