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QT n. 12, 13 giugno 1998 Servizi

Scuola: molti numeri, poca discussione

Il Rapporto sul sistema scolastico trentino: cifre che dovrebbero far discutere.

Chi insegna sa quanto è difficile, e importante, spiegare ai giovani cittadini seduti nei banchi la definizione e la storia dei diritti civili, politici, sociali. La scuola è il cardine del Welfare State, costruito fra mille contraddizioni nel corso di questo secolo in Europa: oggi sappiamo e lo insegnerò ai miei studenti che ognuno di loro costa, ogni anno in Trentino, 13 milioni di lire.

La spesa complessiva per la formazione dei giovani è nella nostra provincia di 926 miliardi, cioè di due milioni per abitante. La spesa media per ogni alunno italiano è invece di appena 9,7 milioni: possiamo dunque, in questa periferia della narrazione, essere, in prima battuta orgogliosi. Come l'assessore provinciale all'istruzione, Guglielmo Valduga.

Ce lo dice il quarto Rapporto del Comitato di valutazione sul sistema scolastico trentino. Eppure, alla presentazione, la sala della regione, dopo una discreta partenza, si va rapidamente e desolatamente svuotando. Degli insegnanti, degli studenti, della classe dirigente economica, culturale, politica, che all'inizio sono presenti curiosi. Già Giacomo Leopardi notava che caratteristica degli italiani è la "mancanza di società", del gusto per la conversazione attiva sui temi pubblici: "l'indifferenza profonda è la maggior peste de'costumi, de'caratteri, e della morale". Oggi le cose non sono granché cambiate: non si sa conversare a confronto su un problema, soprattutto non si ascolta, ma si giuoca, si ride, si canta ognuno la propria già nota canzone. Anche fra gente di scuola, e sulla scuola.

Riconosco presenti, per poco tempo, un parlamentare. Luigi Olivieri, e un consigliere provinciale Claudio Taverna. Quando Mario Dutto invita a prendere la parola, dopo essersi iscritti, il rappresentante degli studenti e degli artigiani, questi se ne sono andati da un pezzo. Altri intervengono e, subito dopo aver parlato, abbandonano la sala: lo fa, fra gli altri, un polemicissimo direttore didattico, perché non vale la pena sentire il pensiero degli altri, e la replica del relatore. Che è Giorgio Allulli, il quale elenca i numeri freddi che fotografano la scuola trentina, nei suoi pregi e difetti. Sono 1' 85% i giovani che frequentano in Trentino la scuola secondaria e la formazione professionale; e sono il 63% che conseguono il diploma di maturità, rispetto al 50% di cinque anni fa, ma rispetto anche al 68% dell'Italia. Sono quindi il 15% quelli che abbandonano prima di aver conseguito un diploma, più che nel resto d'Italia e con comprensori fortemente penalizzati come le Valli di Sole e di Fiemme; e soltanto il 47% arriva indenne da ripetenze nella classe terminale di scuola secondaria; il fenomeno della ripetenza tende inoltre a crescere anche nella scuola dell'obbligo.

I livelli di apprendimento, misurati in italiano (e ladino), storia, conoscenze scientifiche, sono ancora, come sempre, fortemente correlati con la provenienza famigliare, e la presenza di libri a casa. La prossima volta, prepariamoci, l'indicatore significativo, oltre il libro, sarà il computer. E già in questa occasione si poteva verificare almeno la presenza in famiglia del registratore, audio e video.

Ragionare sui numeri delle scienze sociali è faticoso: alcuni degli intervenuti preferiscono esibirsi, anche in questa occasione, su sindacato e politica. Che confinano ovviamente con le "valutazioni scientifiche" del rapporto, ma ne sono anche distinti: tocca al rappresentante degli industriali ricordare che gli stessi dati statistici possono produrre scelte sindacali e politiche diverse. E al sovrintendente Giovanni Mengon svelare, in un sorprendente e stizzito intervento, la fatica che però è di noi tutti dell'essere contemporaneamente, e speriamo ancora a lungo, trentini e italiani: dichiara di aver ricevuto il rapporto quel pomeriggio, ne più ne meno del sottoscritto. Che però non è tenuto a esprimere lì una sua pensosa e attesa opinione.

La fatica del resto crescerà se vorremo diventare anche cittadini europei, se l'essere tali non si ridurrà alle porte antincendio, ai piani di evacuazione in caso di pericolo, e ai pagamenti in euro, tutte cose per altro opportune.

Il dibattito sul rapporto, sia detto con franchezza, è deludente. Si riscatta in pochi momenti. Divertente l'intervento dell'exassessore all'istruzione, trentinista, Luigi Panizza, membro della IV commissione del Consiglio provinciale ( "della quale io ne faccio parte ": letteralmente!), alla quale è affidata la legge sull'autonomia, che dovrebbe migliorare la qualità della scuola trentina. Segno dei tempi uno scambio delle parti: Renata Greggio, della Cgil, accusa l'assessore di aver abbandonato l'opera di razionalizzazione della rete scolastica avviata dal predecessore Vincenzo Passerini (che conosce la sintassi, e la geografia anche al di là del Trentino, ma è assente). Valduga risponde che le scuole piccole saranno conservate lì dove sono "per evitare lacerazioni nelle comunità".

Questo, dello spreco di risorse, è uno dei nodi evidenziati dal Rapporto, a cui l'assessore ribatte concedendo addirittura l'avvio di un asfittico liceo a Mezzolombardo. Così, in una volta sola, si risponde alla scienza, al sindacato, alla parte politica avversa.

E a me, che considero l'operazione lacerante anch'essa sul piano finanziario e culturale, benché incapace, per ora, di provocare proteste chiassose, che toccheranno in eredità al successore.

Le scuole, insegnanti, studenti, genitori, personale non docente, hanno bisogno di conoscere e discutere i dati del Rapporto. Li si registri su una videocassetta, la si faccia girare per le scuole, accompagnata da un membro del comitato di valutazione a commentarli: è un modo per rivitalizzare gli organi collegiali, e riempire qualcuna delle 33 ore aggiuntive per gli insegnanti. Che devono essere formati e aggiornati: il rapporto sottovaluta il problema, lo ha ricordato dall'Università il prof. Gabriele Anzellotti. E non bastano i libri da leggere, ne gli attuali, numerosi corsi elencati con puntiglio da Ennio Draghicchio: troppo spesso sono conferenze che si concludono con un applauso. Se vogliamo che tutti, insegnanti e allievi, sappiano ad esempio maneggiare le procedure ; storiografiche, di cui il rapporto fornisce una griglia utile, occorre investire di più e con intelligenza innovatrice nell'aggiornamento.

In questi giorni imperversa sui quotidiani locali un insegnante, che propone alla Provincia di limitarsi a pagare ai colleghi l'immenso e universale "lavoro sommerso ". Questa sarebbe la riforma della scuola trentina di uno che, ironia delle parole, si dichiara esponente di "Rinnovamento italiano". Scommette che sarà candidate alle prossime elezioni provinciali, e, disperazione, dovremo riconoscerlo come ramicello verdeggianti dell'Ulivo.