Sinistra: il brivido delle primarie
I Democratici di Sinistra varano le primarie: le insidie, i retroscena su una novità rischiosa, superata brillantemente. Ma la strada per rifondare la politica...
Mentre gli altri candidati prima di me parlavano, non volava una mosca - diceva Giorgio Tonini a una platea attentissima - Ma questa mattina, quando e 'erano i leader nazionali - lo dico adesso che Folena se n'è andato - di mosche ne volavano, e come..."
Nella frase c'è il senso della giornata di lancio dei Democratici di Sinistra e dei candidati alle primarie interne: un successo l'avvio delle primarie, ottimo il livello dei candidati e del loro confronto; più tradizionale invece l'insieme della giornata, con le rituali presenze dei big nazionali, e decisamente affaticato il tentativo di unire la sinistra trentina, al di là di contingenti convergenze elettorali.
Le primarie quindi. Una decisa novità, una scommessa, nel tentativo della dirigenza dei DS di rinnovare la politica. Nella sostanza, attraverso un meccanismo un po' complicato, il nocciolo è questo: affidare ai militanti, simpatizzanti, elettori il compito, attraverso votazioni al termine di una lunga serie di assemblee decentrate, di nominare il capolista. Il quale poi sarà il leader della sinistra in Consiglio provinciale, e - se l'Ulivo vincesse le elezioni e la sinistra riuscisse maggioritaria dentro l'Ulivo - potrebbe essere il presidente della futura giunta provinciale.
Di qui l'importanza - e la novità - della consultazione: si vota, all'interno di un'area politica, per un'idea di governo provinciale rappresentata da una persona. Novità, dicevamo, soprattutto per la sinistra, da sempre abituata a votare per scegliere come fare l'opposizione: anche di qui è venuta l'attenzione, il coinvolgimento della base, evidenziata dall'attenzione partecipata della platea ai discorsi di presentazione dei candidati.
A dire il vero, i giorni precedenti non erano stati entusiasmanti: la stampa aveva potuto sbizzarrirsi nel gioco del "chi sostiene chi", sui sostenitori dei vari candidati, rivelando scontri ed intrecci non sempre edificanti, soprattutto fra i tre candidati più accreditati e le loro aree di riferimento, Onorino Bressanini (espressione dei militanti puri e duri) Margherita Cogo (espressione del partito dei sindaci, in aspra polemica con i consiglieri uscenti, incapaci e da mandare a casa), Giorgio Tonini (cristiano-sociale, espressione da un lato degli ultimi arrivati nel Pds, dall'altro, del gruppo dei consiglieri uscenti, Bondi, Alessandrini e anche Wanda Chiodi).
Invece il pubblico dibattito ha spazzato tensioni e malignità, facendo registrare significative convergenze delle posizioni e rispetto delle altre candidature; pur nel l'ambito di caratterizzazioni personali differenziate, si tratta di persone diverse con culture ed esperienze differenti. Ma tutto questo nella giornata di presentazione, i parsa una ricchezza. E alcuni de candidati, unendo nei loro discorsi competenza e passione, hanno davvero saputo entusiasmare.
Un idillio quindi? Quasi, e sarà da verificare nel prosieguo, con varie assemblee che si susseguiranno nelle prossime settimane; per ora si può dire che la scommesse del pubblico confronto si è rivelata positiva. E può essere un'alternativa sia alle designazioni fati nelle stanze di partito, come ali acclamazioni di leader pompati d campagne stampa.
Veniamo agli aspetti più problematici. Innanzitutto programma, atteso, annunciato, ma che non è ancora apparso: doveva esserci una presentazione nel primo pomeriggio, ma è risultata una cosa debole, ridotta ad alcune riflessioni, peraltro pregevoli, del vicesindaco di Trento Alberto Pacher. "Non posso esprimere la mia inquietudine per questo ritardo - ha detto dal palco Walter Micheli, a suo tempo vicepresidente socialista nella giunta provinciale di Malossini - Se noi non fissiamo i paletti, le linee guida, lasciamo spazio agli abili della politica, coloro che, nel nostro e nelle altre formazioni, sono guidati non dai principi, ma dall'astuzia."
E dilazionare le scelte programmatiche può essere essa stessa una scelta: già alcuni mesi fa Alberto Rella, ex-consigliere provinciale del Pds, aveva teorizzato le virtù di un "programma debole", perché le rigidità non permettono poi di avere un rapporto costruttivo con gli alleati. Ed è facile estendere il concetto al momento elettorale. Le non-scelte possono pagare: nelle valli essere troppo ambientalisti può significare mettersi contro impiantisti e albergatori, sbilanciarsi per i diritti degli immigrati può alienare un certo voto popolare, ecc.
"Non sono d'accordo: con gli elettori bisogna essere chiari - risponde Ottorino Bressanini - Al punto che i programmi non bastano, rischiano di essere troppo generici: riprendendo una frase del prof. Arena, più che programmi bisogna proporsi degli obiettivi, che sono più concreti e comprensibili; ed è più facile verificare se vengono o non vengono realizzati."
E sulla stessa lunghezza d'onda sono gli altri candidati.
Margherita Cogo: "Faccio fatica a non entrare nel particolare, a non ancorarmi alla concretezza: il programma dobbiamo stenderlo ora, anche nel dettaglio".
Giorgio Tonini: "Nel mio discorso ho posto quattro grandi questioni su cui credo si giocherà il Trentino del futuro: lavoro-formazione-istruzione, ambiente e urbanistica, la questione demografica, l'efficienza della democrazia. Sull'importanza di questi quattro punti io personalmente credo molto, e ci stiamo lavorando."
Va bene, ma allora? Come mai questi ritardi?
"Ritardi... in fin dei conti mancano sei mesi alle elezioni" - replica il segretario Ds (che sigla! bisognerà abituarsi) Stefano Albergoni. Che poi pone alcuni problemi: la sinistra democratica è sul punto di allargarsi a Rete e Solidarietà, che si troveranno il capolista preconfezionato; preparargli anche il programma già steso non sarebbe stato di buon gusto. "Inoltre stiamo scegliendo un metodo più coinvolgente: non ci affidiamo ad alcuni saggi cui affidare la stesura di un documento, ma stiamo svolgendo una serie di riunioni con le espressioni della società civile, associazioni di categoria, ordini professionali, ecc. E questo comporta tempi più lunghi."
Insomma, l'appuntamento è per una "convention programmatica " a giugno.
Le parole di Albergoni sulla confluenza di Rete e Solidarietà rimandano a un altro aspetto. "Rifondare, unire la sinistra trentina" era lo slogan della giornata: ma poi la programmazione della stessa (apriva Albergoni, dal nazionale parlava Polena, coordinava Pacher, tutti pidiessini Doc) sembrava dar ragione a chi dice che la Cosa2 è il Pds che si ingloba un paio di persone (Bondi e Tonini).
E soprattutto, tutto il tema della Sinistra trentina federata (vista come federazione locale di più esperienze; e come realtà autonoma dal livello romano, da D'Alema per intenderci) che era stato molto presente nei precedenti incontri, qui invece era praticamente scomparso, e ripreso solo in un (peraltro interessante) comunicato finale.
"Il fatto è che gran parte dei pidiessini sotto la Quercia ci sta bene - ci viene risposto - Ora, gli interlocutori del discorso della Sinistra federata - Rete e Solidarietà - in questi mesi ci hanno snobbato; ed è comprensibile che, senza una sollecitazione esterna, Albergoni non si sia messo ad agitare un argomento che gli crea solo problemi. Ma adesso, con la soglia elettorale, il discorso con Rete e Solidarietà è riaperto; e così sarà il tema della Sinistra Federata..." Spiegazione chiara e onesta. Anche se riduce tutto alla convivenza (confluenza?) di più organizzazioni, mettendo la sordina a più ambiziosi progetti di osmosi di culture.
Ma forse non bisogna essere troppo difficili. Alla fine della giornata i militanti pidiessini e diversi nuovi simpatizzanti uscivano visibilmente soddisfatti; orgogliosi di aver espresso buoni candidati, e convinti di aver imboccato la strada giusta per un rinnovamento reale della politica. Di questi tempi non è poco.