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QT n. 10, 16 maggio 1998 Documenti

La poesia dei biotopi

Enrico Ferrari

Vorrei dimostrare o, meglio, sostenere alcuni punti: che il biotopo, normalmente di modesta estensione e quindi trascurabile rispetto al restante territorio, può essere in realtà visto come il luogo più sacro della natura, in quanto al suo interno si sviluppa la vita in molte sue forme animali e vegetali, senza interferenze da parte dell'uomo; - che dobbiamo quindi ribaltare la tendenza di molti, di circoscrivere sempre : più queste parti di natura. Occorre invece estendere questo concetto a tutta la nostra Terra. La Terra è infatti un unico e grande biotopo, luogo cioè dove è nata la vita, nell'acqua, nell'aria, sulla terra.

Eloquente in proposito è l'immagine della "Cacciata dal Paradiso terrestre " di Masaccio. Si potrebbe così sostenere, in modo provocatorio e paradossale, che anche dal paradiso terrestre, primo biotopo, l'uomo si è fatto cacciare, per mancanza di rispetto. E' così iniziata l'avventura vera e propria dell'uomo sulla terra, che presenta una incredibile e straordinaria successione di bellezze.

Cominciamo dai colori del ciclo, azzurro, grigio, nero, dorato, dalle forme e dai colori delle nuvole, elemento di tramite tra terra e cielo. Arriviamo così alle montagne, dove forme, colori e dimensioni creano sculture stupefacenti. Poi troviamo boschi e foreste, con tutto il repertorio di colori che, specialmente in autunno ben conosciamo.

Nei boschi e dalle montagne scorrono i rivoli dei torrenti con l'acqua bianchissima, o verde, o azzurra, che si ferma nei piccoli laghi alpini e poi riprende la corsa verso il mare.

Così, dopo molta strada, il grande fiume si immerge nel mare di cui conosciamo la vastità, la forza vitale, la suggestione. Pensiamo alla forma degli scogli, che sembrano a volte creature di fiaba, a volte sculture; pensiamo alle forme del mare quando è piatto e segnato da lontane, esili strade o percorsi più chiari che rendono la sua superficie quasi un deserto azzurro; ma sappiamo anche quanta forza terribile il mare possa dimostrare e cosa siano le onde.

Il blu del mare si confonde infine con quello del cielo e il nostro rapidissimo percorso si conclude, sottolineando la continuità e la bellezza di tutto quello che è presente sulla terra.

Di fronte a queste meraviglie, che a volte sembrano troppo semplici per meritare l'attenzione dell'uomo contemporaneo, sempre di fretta e spesso insensibile al bello, vediamo che crescono le devastazioni ambientali e i rifiuti. Il nuovo "biotopo", costruito dall'uomo, può essere ben rappresentato da un cimitero di automobili, la cosa più lontana dal vero biotopo, fonte di vita.

Vorrei quindi, di fronte ai rischi ambientali che incombono, nonostante qualche lodevole iniziativa di salvaguardia e di recupero, far meditare sulla sacralità della natura e sulla necessità di modificare i nostri atteggiamenti, lasciandoci avvincere dalla bellezza del creato, immergendoci nella meditazione, nella cultura e nello studio del bello.

Così potremmo scoprire che anche per l'arte, la natura o proprio i biotopi sono stati fonte di ispirazione. "La grande zolla" dipinta da Durer agli inizi del '500 altro non è che un "povero" insieme di fili d'erba, possiamo pensare proveniente da una palude, che diventano opera d'arte. Ricordo le immagini dei quadri che tra il 1914 e il 1918 Monet ha dedicato alle ninfee, anche queste presenti in molti biotipi. Infine alcune poesie del poeta espressionista austriaco Georg Trakl, degli inizi del '900, che mi sembra contengano le parole più adatte per concludere questa breve mediazione; sono anche l'ulteriore dimostrazione che la natura pervade comunque la nostra esistenza e perfino la sua parte più nascosta o più umile racchiude, per chi li sa vedere, tesori e conoscenza.