I 53 anni de “Il Ponte”
Dai problemi del dopoguerra all'ultima intervista di Umberto Eco a D'Alema. Una rivista che sa essere storia e parlare dell'attualità.
Cinquantatré anni. Tanti sono quelli che ci separano dalla fine della seconda guerra mondiale, dalla nascita della nuova democrazia italiana. Cinquantatré sono anche gli anni della rivista "Il Ponte", voluta da Piero Calamandrei e dal suo cenacolo fiorentino, per sostenere le ragioni di quello che Croce chiamava sprezzantemente "l'ircocervo": l'ideale della libertà non disgiunto da quello della giustizia. Erano queste le ragioni portanti su cui era nato il partito d'azione, erede diretto del movimento di Giustizia e Libertà e del programma di Carlo Rosselli espresso nel suo "Socialismo Liberale".
Sembra esservi una predestinazione nel contributo dato da alcune città italiane ai filoni storici della sinistra italiana. Milano con Turati, la "Critica Sociale " e il socialismo riformista, Torino con Granisci, F "Ordine Nuovo" e la tradizione comunista, Firenze con Rosselli, Salvemini e il "Non Mollare ", terreno fertile per il pensiero azionista.
Firenze nel dopoguerra voleva dire Piero Calamandrei, Enzo Enriquez Agnoletti, Tristano Codignola, e poi Salvemini che riprendeva le sue lezioni all'Università. Voleva dire "II Ponte", che Calamandrei dirigeva, che la Nuova Italia di Codignola stampava, su cui le idee del socialismo liberale prendevano corpo e venivano tradotte in progetti concreti per il futuro della Repubblica che si voleva costruire. C'erano tante passioni ed energie impegnate a far passare su quel "ponticello", come ha ricordato Norberto Bobbio in occasione del cinquantenario della rivista, tante buone ragioni che avrebbero dovuto trasformare l'Italia, allora semplicemente postfascista, in Italia democratica.
La forza delle buone ragioni e delle buone idee ha avuto nella rivista di Calamandrei un testimone di qualità. Il partito d'azione fu sconfitto e disperso, gli anni Cinquanta espressero in Italia e nel mondo politiche opposte agli ideali che su quelle pagine venivano proposti e rivendicati. Ma su "Il Ponte" continuò la battaglia per una società aperta, quando tutto sembrava portare a società chiuse e ideologicamente contrapposte.
Alla rivista fece riferimento anche il piccolo mondo della sinistra democratica trentina. Fin dall'esordio sulle sue pagine apparvero le testimonianze di Ernesta Battisti, i ricordi di Bice Rizzi, la messa sul circuito nazionale dei problemi delicati della nostra regione di frontiera.
Negli ultimi tempi sono apparsi evidenti i segni di stanchezza della rivista, mai la perdita di coerenza con gli antichi ideali.
Per quanti hanno seguito la storia de "Il Ponte", l'ultimo numero della rivista ottobre 1997 - ha perciò un valore quasi simbolico. La rivista di chi, a sinistra, fu sempre minoranza, di chi coltivò l'eresia o si trovò suo malgrado eretico fra tante effimere ortodossie, ospita l'intervista di Umberto Eco a Massimo D'Alema. Un confronto sul progetto politico e culturale della sinistra, impegnata a svolgere il suo ruolo di governo nella seconda repubblica e nei nuovi processi di integrazione europea. Sulla rivista sono pubblicati anche i primi appunti per un programma della sinistra che verrà. "Il Ponte " inglobato nell'ufficialità, dunque?
E' una scelta improbabile e in ogni caso non auspicabile. Risulta più utile pensare che il rinnovamento della sinistra italiana debba, ancora una volta, far riferimento a quei valori nuovi e insieme antichi che poggiano sui diritti di libertà e diritti sociali. "La libertà non vuoi dire solo libertà giuridica negativa (di coscienza, di stampa, di riunione, di religione ecc.), ma vuoi dire anche libertà economica positiva (diritto al lavoro, diritto alla casa, diritto all'assistenza medica, diritto alla scuola) " scriveva su "// Ponte " Piero Calamandrei nell'estate del 1946 a proposito dei contenuti della carta costituzionale, cui stava dando un contributo rilevante. Oggi, si dovrebbero sicuramente aggiungere a questo elenco di "diritti-valori" altri temi, ma non se ne potrebbe cancellare alcuno, senza venire meno ad un progetto di società "libera e solidale". E' il presupposto per costruire una sinistra che non rappresenti solo un generoso, nobile, a volte tormentato e tragico passato, ma anche una possibile proposta per il futuro dell'Italia e dell'Europa.
L'intervista di Eco a D'Alema è seguita, sullo stesso numero della rivista, dalla recensione della biografia di Ernesto Rossi scritta da Giuseppe Fiori. E' ovviamente una compresenza casuale. E' bene comunque notare che programmi, progetti, soggetti politici nuovi, non ci faranno varcare il "ponticello " richiamato da Bobbio. senza il rigore liberale, la disciplina della responsabilità, l'etica del dovere che fu di Ernesto Rossi, nel suo essere protagonista originale di una storia italiana.
Di un uomo che si trovò tante volte in esplicito disaccordo con la sinistra del passato, viene proposto un contributo imprescindibile per la fisionomia e l'azione della sinistra di domani.
Continua, così, il ruolo de "Il Ponte", strumento di utili, indispensabili eresie.