Industria in Vallagarina: o si cambia, o è crisi
Per la prima volta dal '92 le aziende che hanno chiuso sono più numerose delle nuove.
"I dati parlano chiaro: sul piano industriale, in Vallagarina e in provincia, non solo non cresce l'occupazione, ma se si tiene conto di tutti i dati si vede bene che l'apparato industriale complessivo tende a ridarsi, in particolare in Vallagarina. E questo non può lasciar tranquilli, soprattutto in prospettiva ".
Queste le prime parole con cui Franco Ischia, della Segreteria Provinciale della Cgil, ci ha presentato i risultati di una ricerca a cui ha lavorato a lungo e che ha permesso al sindacato trentino di scandagliare analiticamente il panorama industriale della provincia. Per la prima volta infatti la ricerca non si è fermata al solo settore dell'industria meccanica, ma si è estesa ai diversi settori dell'apparato industriale: da quello chimico a quello alimentare, dal tessile al cartario per un totale di 110 aziende con più di 10 dipendenti.
Ma andiamo ai dati che riguardano l'industria manifatturiera in Vallagarina, partendo da quello più significativo. Il sindacato ha preso in considerazione i cicli 1982-95 (tab.l), 1987-95 (tab.2) e 1992-95 (tab.3) per individuare alcune tendenze del sistema produttivo. Mentre nei 13 anni presi in considerazione nel primo ciclo il tasso di mortalità delle aziende è risultato del 51,2% a fronte di un tasso di natalità del 90%, nei 3 anni del terzo ciclo si passa ad una natalità del 26,5%, mentre la mortalità raggiunge il 28,3%.
Per la prima ./ volta dal 1992, cioè, il numero delle aziende che hanno chiuso supera il numero di quelle nuove. "Sono dati che indicano come l'industria roveretana tenda a ridursi sia come aziende che come occupati" - ci dice ancora Franco Ischia, aggiungendo che "un altro settore che si sta riducendo ad un ritmo molto veloce, dopo lo sviluppo degli anni '90- '92 è quello della costruzione e installazione degli impianti". Un settore, questo, che fra il 1995 e il 1996 ha avuto in provincia di Trento il calo occupazionale maggiore: -5,5%.
Utili per una maggiore comprensione dei processi in corso appaiono anche i dati sull'occupazione nell'industria manifatturiera in Vallagarina.
Come si può vedere dalle tabelle, negli anni compresi tra il 1982 e il 1987 il numero degli occupati cala di 2.675 unità, ne recupera 1.273 fino al 1992 per poi riperdere altri 300 lavoratori fino al 1995. Una tendenza che, negli anni 1995-'96, è presente anche in ambito provinciale in alcuni settori, in particolare in quelli della costruzione e installazione degli impianti, degli alimentari e tabacchi e nel tessile (tab. 4). Il tutto mentre il fatturato rimane, nella sostanza, stabile.
Ma c'è un altro dato che colpisce: il forte calo dei contratti di formazione lavoro nel 1997 rispetto al 1996. Sul piano provinciale i progetti approvati nel 1996 per i contratti di formazione lavoro sono stati 3.684 (ne erano stati presentati 3.686), mentre nel 1997 ne sono stati approvati 3.218 (ne erano stati presentati 3.270). Un calo di 472. Poiché i lavoratori interessati ai progetti del 1996 erano 6.380 mentre quelli interessati ai progetti del 1997 sono stati 5.799, il risultato è che il numero dei lavoratori occupati con contratti di formazione | è calato di 581 unità.
Se poi a questi dati si aggiungo1no quelli dei lavoratori in mobilità (circa 120 in più rispetto al '96) e quelli di chi è in cassa integrazione, il quadro che si delinea non è dei più tranquillizzanti, particolarmente in Vallagarina, dove soprattutto in questi ultimi mesi si assiste ad uno stillicidio di aziende in crisi.
Quali prospettive dunque ? "Se il livello di ricambio rimane quello degli ultimi 15 anni - ha scritto la Cgil di Rovereto - nel 2010 più del 50% delle imprese che ci sono oggi non ci saranno più: occorre tener presente che la prossima fase andrà affrontata sapendo che l'era dei contributi pubblici facili e della lira debole è finita e che, dunque, non si potranno usare gli strumenti del passato'.
Ma quali sono le cause della crisi strisciante di oggi?
"Molte delle aziende che stanno chiudendo adesso, sono in forte crisi; - è l'analisi di Franco Ischia - sono vissute su incentivi provinciali piuttosto consistenti, ma da un paio d'anni le percentuali d'intervento provinciale si sono ridotte. Mentre nel passato con un mutuo e agevolazioni notevoli, per esempio, si compravano i macchinari, adesso questa situazione non e 'è più e dunque alcuni nodi stanno venendo al pettine. A Rovereto, penso all'Alpe, alla Grotti, alla Bini, alla Microleghe, alla Green Plast, ecc., aziende e aziendine che bene o male hanno sopperito con l'incentivo provinciale ad una gestione priva di ogni logica industriale. E' ovvio che adesso il rischio è di perdere un pezzo di struttura industriale".
Del fatto che si sia di fronte ad una reale debolezza imprenditoriale in Trentino è convinto anche Bruno Dorigatti, segretario provinciale della Cgil: "Se da un lato i finanziamenti provinciali non hanno permesso lo sviluppo di capacità imprenditoriali - spiega Dorigatti - dall'altro è evidente come sia assente sul piano locale un 'imprenditoria che rischia I ' investimento, ora che i livelli di finanziamento sono calati perché devono essere rispettati i parametri europei. Oggi serve una svolta, un altro modo di concepire gli incentivi e i sostegni alle imprese, un altro processo di reindustrializzazione del Trentino".
Concretamente che cosa significa questo?
"Servizi alle imprese: e 'è una legge che non funziona. Nuova imprenditorialità: c'è una legge che per noi del sindacato significa poter finanziare un 'idea, che se valida produce ricadute positive sul piano economico ed occupazionale. L'energia: è una risorsa trentina. Perché non la utilizziamo mettendo a disposizione delle imprese interventi, che grazie all'autonomia, possono essere più vantaggiosi rispetto a quelli delle altre regioni? La Tecnofin: noi continuiamo a dire che serve una azienda di promozione industriale e la Tecnofin non è questo ".
Secondo Dorigatti è a partire da questi elementi, e utilizzando le competenze dell'autonomia, che si può pensare di rilanciare un nuovo processo di sviluppo industriale.
"Ma quali sono le potenzialità del Trentino? - si chiede ancora Dorigatti.
Una per tutte: "In Trentino ci sono centri di formazione di alto valore: è necessario elevare la formazione generale - continua il segretario della Cgil - perché sia in grado di richiamare grandi imprese tecnologicamente avanzate. Quello che bisogna capire è che solo alti livelli di formazione potranno permettere ai lavoratori di stare al passo con i cambiamenti dei processi produttivi ".
Inutile aggiungere che nell'analisi di Dorigatti c'è una forte denuncia delle responsabilità del governo provinciale che, a suo dire, non è un interlocutore credibile .
Abbiamo tralasciato una questione importante: la precarizzazione dei lavori e le risposte che il sindacato pensa di dare. Contiamo di occuparcene prossimamente.