AAA direttori di musei cercasi
Guai giudiziari e di salute, pensionamenti e beghe politiche fanno da sfondo all'accidentato iter per trovare un direttore al Mart e al Museo Castello del Buonconsiglio..
“Un anno molto sfidante e di rinnovamenti”. Così vaticinava Francesca Gerosa, assessora alla Cultura (e ancora vicepresidente) della Provincia di Trento, lo scorso 7 febbraio, a margine della conferenza stampa indetta al Mart per fare il punto sull'anno appena archiviato e per presentare le nuove iniziative. La ghiotta passerella era stata così l'occasione per annunciare l'imminente pubblicazione degli avvisi di selezione pubblica per restituire un direttore artistico al Mart e per trovare una figura in grado di sostituire Laura Dal Prà alla guida del Castello del Buonconsiglio.
Il lustro di vacatio di un manager culturale a Rovereto era stata una scelta squisitamente politica. Terminato il quinquennio di Gianfranco Maraniello, che aveva preferito salpare per altri lidi incerti piuttosto di rimanere in porto a guardare la rotta dettata da Vittorio Sgarbi, ogni decisione creativa era stata affidata il 20 febbraio 2020 nelle mani dell'ingombrante presidente, sotto l'accondiscendete direzione amministrativa di Diego Ferretti. Poco dopo erano scattate le misure di contrasto alla pandemia, e Sgarbi si era reso protagonista di uno sproloquio negazionista sui social che aveva fatto infuriare gli addetti ai lavori e gli antagonisti politici.

Da più parti era fioccata la richiesta di dimissioni. Il 10 marzo 2020, 43 dipendenti del Mart, avevano scritto al presidente Maurizio Fugatti, all’allora assessore Mirko Bisesti e alla Giunta provinciale per prendere le distanze dal critico d'arte ferrarese e chiedere un cambio di passo anche nella gestione del Mart: “Il museo pubblico dovrebbe porsi come centro identitario per la collettivita?, spazio di etica e inclusione, e le sue azioni dovrebbero essere portate avanti con senso di responsabilita?. Riteniamo che al presidente di un’istituzione culturale sia richiesto rispetto per le regole, decoro, sobrieta?, secondo quei compiti di rappresentanza che il suo ruolo impone. In questi anni abbiamo lavorato instancabilmente, con dignita? e senso del dovere alla costruzione di un museo solido, autorevole, coraggioso. Vorremmo continuare a farlo. E vorremmo farlo con un direttore e una programmazione certa, di medio e lungo periodo, attualmente disattesa”. Lettera morta. E avanti a testa bassa con un catalogo di mostre “da un'idea di Vittorio Sgarbi” e decine di prestiti in house dalla Fondazione Cavallini Sgarbi.
Passano gli anni e nel 2024 arrivano anche i guai giudiziari. A gennaio, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata apre una indagine a carico di Sgarbi per il dipinto La cattura di San Pietro di Rutilio Manetti. La tela era stata rubata nel 2013 dal Castello di Buriasco (TO), sopra la pellicola pittorica era stata aggiunta una torcia, e poi il quadro era riapparso nel dicembre 2021, in occasione della mostra curata proprio dal critico ferrarese, I Pittori della Luce. Da Caravaggio a Paolini, allestita presso l’ex Cavallerizza di Lucca. Le ipotesi di delitto sono riciclaggio di beni culturali (art. 518-sexies c.p.), per condotte poste in essere nei primi mesi del 2019; contraffazione di opere d'arte (art. 518-quaterdecies c.p.), per illeciti commessi tra ottobre e novembre 2020; e autoriciclaggio di beni culturali (art. 518-septies c.p.), per azioni ascrivibili al periodo compreso tra l'8 dicembre 2021 e il 2 ottobre 2022. Nell'autunno la Procura di Macerata ha chiuso le indagini preliminari e, con un laconico comunicato stampa del 25 ottobre 2024, il Ministero della Cultura ha dato conto di quanto emerso: “L'operazione di ‘maquillage’ era stata commissionata direttamente da Vittorio Sgarbi al pittore Pasquale Frongia, contraddicendo la versione fornita pubblicamente dal critico d'arte sulla provenienza del dipinto, ovvero il casuale rinvenimento dell'opera all'interno di Villa Maidalchina di Viterbo, acquistata dai suoi familiari nel 2000. I risultati degli accertamenti tecnico-scientifici hanno evidenziato, infatti, che il dipinto in argomento coincide, per materiali, tecnica esecutiva e morfologia del degrado, con i frammenti consegnati dal denunciante del furto. Lo stesso consulente tecnico riscontrava, inoltre, la correlazione dello schema di assemblaggio delle pezze di tela su cui è stato realizzato il dipinto con i frammenti presenti sulla cornice, la perfetta sovrapponibilità dei bordi della tela con quelli ancora presenti sul telaio, ed anche la corrispondenza del frammento staccatosi all'atto del furto nel castello di Buriasco con il disegno del dipinto. Per quanto concerne le eventuali modifiche o aggiunte apportate all'impianto pittorico originario, l'esperto dell'ICR accertava che nella parte superiore sinistra del dipinto erano stati realizzati nuovi elementi pittorici utilizzando pigmenti di produzione industriale, ossia la fiaccola accesa, il chiarore intorno ad essa e le stesure che definiscono il contorno della colonna. Il quadro investigativo è stato completato grazie alle attività tecniche e alle dichiarazioni rese dal pittore Pasquale Frongia nel corso del relativo interrogatorio, durante il quale lo stesso ammetteva di aver realizzato sul dipinto la torcia su incarico di Vittorio Sgarbi”. Archiviazione o rinvio a giudizio? Vedremo.
Altri guai
Sempre nel gennaio 2024 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia indaga il presidente del Mart, la compagna Sabrina Colle e due collaboratori per esportazione illecita di opere d’arte. Il Concerto con bevitore, un dipinto seicentesco attribuito a Valentin de Boulogne, sarebbe stato trasferito a Montecarlo senza attestato di libera circolazione né licenza di esportazione, in violazione dell'art. 518-undecies c.p. Rinviata l'udienza predibattimentale (a porte chiuse) del 12 febbraio 2025, la difesa rappresentata dagli avvocati Giampaolo Cicconi e Alfonso Furgiele, nel corso della seduta dello scorso 18 maggio, ha sollevato un’eccezione di incompetenza funzionale: il pubblico ministero ha emesso una “citazione a giudizio”, anziché una “richiesta di rinvio a giudizio”. La giudice Eleonora Billeri ha accolto il vizio formale, restituendo gli atti al pm. Il procedimento è tuttora sospeso in attesa di una nuova formalizzazione. Infine, nel marzo 2024, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di Sgarbi e di Colle per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11 d.lgs. 74/2000), questa volta per Il giardino delle fate di Vittorio Zecchin. Il 24 settembre 2024 il giudice per l'udienza preliminare ha disposto il non luogo a procedere e il procedimento è stato archiviato.

Il dopo Sgarbi
Se le intemperanze, con posizioni antiscientifiche durante la pandemia e dichiarazioni sessiste e omofobe davanti a minori, poi, erano state perdonate dalla politica nostrana; se le vicissitudini giudiziarie – tutte connesse al mondo dell'arte e non proprio onorevoli per il presidente del Mart - erano state scudate dal garantismo fugattiano, il peggiorare e il perdurare delle precarie condizioni di salute di Sgarbi, ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma (“La mia attuale malinconia o depressione è una condizione morale e fisica che non posso evitare. Come abbiamo il corpo cosi? ci sono anche le ombre della mente, dei pensieri, fantasmi che sono con noi e che non posso allontanare”, aveva dichiarato in una intervista rilasciata ad Antonio Gnoli per Robinson del 9 marzo 2025), hanno indotto la Giunta provinciale a trovare un'alternativa.
E l'occasione si è presentata con l'imminente pensionamento di Laura Dal Prà, funzionaria prima e direttrice poi di lungo corso presso la Soprintendenza per i Beni storico-artistici (1989-2013) e direttrice del Castello del Buonconsiglio (2014-2025). Data la necessità di redigere un bando - devono aver pensato in piazza Dante - perché non farne due? Ed ecco che il 28 febbraio 2025, con delibera di Giunta n. 289, inizia l'iter per l'assunzione a tempo determinato di un dirigente cui conferire l'incarico di Direttore del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto - MART e di Direttore del Museo Castello del Buonconsiglio - monumenti e collezioni provinciali con un verbale e due avvisi pressoché fotocopia.
Gli avvisi vengono pubblicati il 5 marzo 2025 con una scadenza molto stringente: appena 20 giorni. Un testo approssimativo – attacca Livia Montagnoli dalle colonne di Artribune - “che sembra ignorare totalmente i criteri di selezione necessari a ingaggiare una gara di alto profilo e rischia di scoraggiare la candidatura di figure da cui il polo possa davvero trarre beneficio”. L'apertura anche a profili estranei al sistema museale e la mancanza di un requisito esplicito relativo alla curatela scientifica, alla produzione culturale o alla direzione artistica indubbiamente rendono debole l'avviso per il Mart su presupposti solitamente centrali per un museo di arte moderna e contemporanea.
Le caratteristiche indicate per il Castello del Buonconsiglio sono un po' più orientate sulle esperienze specifiche in ambito culturale/museale con particolare attenzione alla gestione di collezioni, all'organizzazione mostre e alla valorizzazione patrimonio. Come dovrebbe essere. “Per quest’altro ente – chiosa Montagnoli - si attende una figura più ‘soprintendenziale’”. Sono 60 le candidature per il Mart e 37 per il Castello del Buonconsiglio pervenute entro le 24 del 25 marzo 2025.

Gerosa perde i pezzi
“Un anno molto sfidante e di rinnovamenti”, dicevamo in apertura, ma Francesca Gerosa non pensava che quelle sfide e quel rinnovamento potessero riguardare, così da vicino, anche la sua persona e le sue competenze in Giunta. Il 21 maggio, con proprio decreto (n. 21) Fugatti, ne ridimensiona il peso: la vicepresidenza e le politiche per la famiglia e la natalità passano all'assessore Achille Spinelli, la delega alle attività sportive e ricreative con i relativi impianti e attrezzature va all'assessore Mattia Gottardi; inoltre Fugatti rimette a sé i rapporti con l’ente strumentale “Fondazione Trentina Alcide De Gasperi”. Fin dal varo della Giunta Fugatti bis - e il braccio di ferro con i meloniani per ottenere la vicepresidenza - si era intuito che tra il presidente e la sua vice non sarebbe durata la luna di miele. L'occasione di separazione in casa si è presentata dopo che il Governo ha impugnato la legge trentina che avrebbe consentito il terzo mandato, tanto caro a Fugatti (e non solo a lui). Fumata nera a Roma, a Trento la vendetta è servita calda sulla pelle dell'assessora di Fratelli d'Italia, proprio alla vigilia del Festival dell'Economia: non si discuterà di (poco) altro.
Con la strisciante e progressiva delegittimazione di Gerosa, tra sorrisi e dichiarazioni di correttezza istituzionale in aula, si va lunghi nei procedimenti di nomina dei direttori. Due determine della dirigente Maria D'Ippoliti, datate 16 giugno 2025, prorogano i termini di ulteriori 90 giorni per entrambe le istruttorie. È l'inizio del caos. Il 19 giugno vengono pubblicati gli elenchi dei nominativi selezionati per il colloquio: 7 profili convocati l'8 luglio per il Mart e 5 convocati il 9 luglio per il Museo del Buonconsiglio. Gerosa, sempre meno padrona di quello che dovrebbe passare per conoscenza anche dal suo assessorato, dichiara candidamente al quotidiano il T di aver appreso dal giornale la rosa dei prescelti. Non proprio un segnale di distensione politica e di condivisione amministrativa.

Mentre monta la polemica politica sui criteri e la trasparenza, e soprattutto attorno alle esclusioni eccellenti, il 30 giugno la lista dei papabili per il Buonconsiglio viene aggiornata: da 5 passa a 14 candidati. Undici consiglieri provinciali di opposizione, Lucia Maestri prima firmataria, con la comunicazione della Giunta n. 12 del 1° luglio chiedono conto direttamente a Fugatti delle motivazioni e criteri di selezione della figura del Direttore/direttrice del Museo del Castello del Buonconsiglio : “A fronte – scrivono - di un situazione che denuncia profili di scarsa trasparenza, si ritiene opportuno ed urgente richiedere un chiarimento sulle motivazioni e sui criteri che hanno prodotto la prima selezione, nonché sulle ragioni che hanno condotto alla riformulazione di tale lista con l’ammissione di ben nove ulteriori candidature”.. Inutilmente Gerosa si affretta a chiarire a il T che “l’ampliamento delle candidature è stato effettuato nel rispetto degli standard individuati sin dall’inizio della procedura, assicurando la più ampia e coerente corrispondenza tra le competenze dei candidati convocati e i requisiti previsti per l’incarico. L’integrazione è stata quindi effettuata ampliando i candidati includendo quelli le cui competenze risultano analoghe a quelle dei candidati già selezionati, e pienamente rispondenti alla posizione, al fine di garantire una valutazione comparativa il più possibile ampia e aderente al profilo richiesto”. Poco più o poco meno di una supercazzola: e ci mancava anche che non fossero rispettati gli standard!
“Esiti provvisori del tutto opinabili”
È invece la voce autorevolissima di Laura Dal Prà, intervistata dal quotidiano il T proprio il 1° luglio, ad alzare il tiro delle criticità sull'intero iter: “Un processo che, ad oggi, non appare chiaro ne? lineare”, che “ha solo portato a provvisori esiti del tutto opinabili, con una prima graduatoria “apparsa subito singolare”.
“Gia? al momento della pubblicazione del bando – prosegue la ex direttrice - ha destato sorpresa la composizione del nucleo di valutazione, priva di figure specialistiche con competenze museali e culturali. La direzione di un museo richiede preparazione ed esperienza specifica, sia da parte di chi si candida sia da parte di chi valuta. Non si tratta solo di capacita? manageriali: occorre conoscenza disciplinare, familiarita? con il tipo di museo da dirigere. Non basta una laurea. La direzione museale oggi ha una responsabilita? cruciale, significa saper conservare e comunicare patrimoni antichi o moderni in chiave contemporanea, anche con nuovi linguaggi. E? un compito che richiede una formazione continua, visione, esperienza sul campo. Per questo ritengo che la prima commissione non fosse adeguata a valutare tutti questi aspetti”.
A stretto giro, nel corso della seduta dello scorso 3 luglio, in sostituzione del presidente, è Spinelli a farsi carico - in un'aula desolantemente semivuota - della questione in Consiglio provinciale. La rosa, selezionata dall'Organismo indipendente di valutazione e basata su una proposta di carattere tecnico, era stata trasmessa al Dipartimento competente che – non si sa capisce bene come e perché – ha commesso un errore materiale nel comunicarla al presidente Fugatti. Per sanare la cantonata amministrativa “e per garantire la par condicio (?) dei candidati” si è provveduto “all'inserimento automatico” di ulteriori profili, “in un'ottica di maggiore inclusività e trasparenza senza alterare in alcun modo criteri di merito e selezione già stabiliti dall'avviso”. Per Maestri, in dialetto trentino, questi si chiamano sfrugni che espongono la Provincia a ricorsi da parte dei selezionati in prima istanza, dei ripescati e financo degli esclusi. La proposta è di annullare la procedura e di riformulare l'avviso.
Il Consiglio respinge e la Giunta tira dritto. Come da programma, nelle giornate dell'8 e del 9 luglio si svolgono i colloqui individuali, di 30 minuti ciascuno, per valutare le competenze e le linee di indirizzo dei futuri direttori. Cala il silenzio fino al 21 agosto, quando Lucia Maestri, con una interrogazione a risposta scritta (n. 1129) chiede: A quando gli esiti? Nulla è trapelato, ma nel frattempo “l’ente brancola nel buio e fra mille difficolta?, retto soltanto dall’impegno encomiabile e dal senso di responsabilita? del personale del museo, ad ogni livello”. Al 1° settembre, il silenzio regna ancora sovrano su tutta la linea.
L’eterno De Col
Lo scorso 27 agosto, il mondo della cultura trentina ha perso un altro pezzo “difficilmente sostituibile” (Gerosa dixit): è scattato il pensionamento anche per il dirigente generale dell’Unita? di missione strategica soprintendenza per i beni e le attivita? culturali, Franco Marzatico. Fuori gioco Sgarbi, fuori ruolo Dal Prà e ora Marzatico, che del Castello del Buonconsiglio era stato direttore dal 1995 al 2014 e poi ad interim dal 1° aprile 2025, chi resta? Raffaele De Col, lo stesso De Col che da sempre fa carriera dando seguito acriticamente alle richieste del politico di turno al comando. Un “Tigellino” dei tempi moderni avevamo scritto all’epoca delle nostre inchieste sul NOT, degno emulo del prefetto del Pretorio fedele esecutore degli ordini, anche efferati, di Nerone. Per Fugatti un dirigente “per tutte le stagioni” considerata la varietà e la vastità degli incarichi accumulati nel tempo, che hanno spaziato dalla protezione civile ai diversi lavori pubblici, dall’ambiente alle foreste e fauna, oltre alla soddisfazione di richieste di basso livello come quelle per la realizzazione in tempi record dell’area per il concerto di Vasco Rossi. Ora De Col si ritrova a capo della Soprintendenza. Senza alcuno straccio di competenza in ambito storico-artistico, museale o di tutela del patrimonio. E il merito? Il merito è tutto di questa Giunta, che non ha saputo prendere le misure su due pensionamenti di peso, che inciampa in una selezione, e che mina dall'alto il prestigio e l'avvenire delle due più importanti istituzioni culturali della Provincia.