La sinistra ha perso i lavoratori. Cos’ha da dire?
Le risposte di Giorgio Tonini (PD), di Destinazione Trentino e del politologo Marco Brunazzo
I lavoratori in genere, e gli operai in particolare, non votano più a sinistra. E non a caso, ma perché negli ultimi decenni in Italia hanno registrato una stasi e poi un arretramento di reddito e di condizioni di lavoro. Unici in Europa. Nelle pagine precedenti (“Una débacle sociale lunga trenta anni”) spieghiamo quali siano state le principali scelte politiche che hanno portato a questo disastro, scelte che la sinistra, o il cosiddetto campo dei progressisti spesso al governo, non ha contrastato, o ha addirittura promosso. Logico quindi che i lavoratori non se ne sentano rappresentati, e votino altrimenti.
Non è forse il caso di prenderne atto e cambiare registro?
Su questo interrogativo abbiamo intervistato una figura di rilievo della sinistra trentina, il senatore Giorgio Tonini, mente brillante e politica tradizionale; e i giovani promotori nell’area progressista di un nuovo progetto che presentiamo nella scheda a lato, “Destinazione Trentino” (Alessandro Dalrì del PD, Andreas Fernandez di Europa Verde e Alberto Pedrotti del PATT). Insomma, da una parte il meglio del vecchio, e dall’altra il nuovo di quest’area politica. Per chiudere il discorso, infine, abbiamo intervistato il politologo Marco Brunazzo, ordinario di Scienza Politica all’Università di Trento.
Tonini: Affrontare il tema di fondo è giusto, ma solo se non è un alibi per non affrontare gli errori tattici-politici. Infatti dal governo non abbiamo costruito una narrazione che parlasse non dico al paese, ma almeno alle tre forze politiche: noi, Azione e 5Stelle. E poi si è privilegiato il proporzionale (dove le forze politiche vincono seggi anche correndo da sole, ndr) sul maggioritario (dove vinci se sei primo, cioè se hai una coalizione). Quindi la questione principale non è non aver dato un programma agli operai; in attesa di questo programma che mi sembra la pietra filosofale, dovevi mettere assieme le forze.
Destinazione Trentino: Il nostro gruppo parte da forze politiche diverse, pur di comune orientamento centrosinistra autonomista ecologista e progressista. Cos’è che ci unisce? La critica a come sono state gestite fino adesso le politiche, a livello nazionale e provinciale. I nostri partiti ad un certo punto hanno cominciato a fare spallucce sui problemi veri, a lasciare da parte il cuore delle questioni, sopravvivendo così nell’ultimo ventennio; ma ora rischiano invece di estinguersi.
Ma a cosa attribuite questo peggioramento delle condizioni dei lavoratori?
Tonini: La globalizzazione ha favorito in modo spettacolare i paesi emergenti e in parallelo gli ultra ricchi di tutto il mondo, ma a scapito del ceto medio occidentale, di qui il calo italiano del reddito operaio. Però, capiamoci, la globalizzazione non ha alternative.
Non c’entra forse la cultura neo-liberista, introiettata anche a sinistra?
Tonini: Non capisco cosa sia il neo-liberismo, per me è una parola vuota. E il Jobs Act di Renzi ha tentato di creare nuovi posti di lavoro, il precariato c’era anche prima. Il punto vero è che non sono mai decollate le politiche attive del lavoro, quelle che ti aiutano a trovarne uno nuovo, sono rimaste in campo quelle passive, che limitano i danni con i sussidi. In quanto al grafico che voi presentate, va letto assieme a quello della produttività. In Italia c’è stato un calo della produttività, non c’era quindi niente da redistribuire.
Veramente per i ceti medio-alti questo non valeva, i loro redditi sono aumentati. Difatti il PIL nazionale è aumentato, ma a solo loro vantaggio.
Tonini: Sono aumentati i redditi da rendita. E vale il principio che se la torta è piccola, ne prendono sempre di più i ricchi, che se vogliono, i soldi se li portano all’estero.
Ma voi, da che parte state?
Tonini: Non è possibile altrimenti. Noi stiamo dalla parte di riforme che modernizzino il paese, come da indicazioni, sempre più pressanti, dell’Unione Europea, che ci dà i finanziamenti, purché colpiamo le aree di bassa produttività, dai bagnini al catasto all’evasione fiscale. La destra ha vinto le elezioni promettendo sussidi sì, riforme no, noi siamo il contrario.
Destinazione Trentino: In effetti abbiamo un sistema paese che funziona male e presenta una iniqua distribuzione del reddito: una tempesta perfetta. Ci siamo spesi tutto e non abbiamo fatto le riforme che gli altri in Europa hanno fatto.
In questi anni le riforme, specie sul sul lavoro, sono sempre state negative per i lavoratori, è pure stato coniato lo slogan “Come mai, come mai, sempre in culo agli operai...”.
Destinazione Trentino: Più che di riforme sul lavoro dovremmo parlare delle riforme del sistema, la giustizia civile che è la più lenta d’Europa, non abbiamo un catasto, un’elevatissima evasione fiscale...
Ecco appunto, le tasse. Che poi vogliono dire anche welfare, scuola, sanità. La destra vi attacca come “il partito delle tasse” e voi vi lasciate intimidire.
Tonini: No. Dobbiamo riequilibrare il peso delle tasse, che gravano sui lavoratori, e aumentare quelle sul patrimonio, come aveva iniziato a fare Monti, con l’IMU, in seguito ridotta da Renzi. Poi c’è la lotta all’evasione su cui abbiamo fatto tanto (fatture elettroniche, limite ai contanti) abbiamo dato il via alla riforma del Catasto... Sono riforme che danno equità e aumentano gli introiti statali, però costano politicamente, e difatti su di esse il governo di Draghi, con dentro Forza Italia e Salvini, è fallito. Per portarle a casa, devi compensare con sussidi, il che lo puoi fare solo in un contesto di espansione.
Destinazione Trentino: In Italia parlare semplicemente di fare una patrimoniale e di aumentare le tasse è vietato. Abbiamo già la pressione fiscale più alta d’Europa. Invece bisogna parlare di spostare la tassazione dalla produzione, dal lavoro, alla rendita. Le tasse di successione sono le più basse in Europa, le rendite finanziarie sono maggiormente tassabili, però nel momento in cui lo fai devi alleggerire il carico totale.
D’accordo, però poi nei fatti si segue un altro spartito. Quando si è discusso della riforma del catasto non si sono viste battaglie per difenderla. Non è che la politica, tutta, abbia introiettato il neo-liberismo? Per cui lo Stato deve essere assolutamente secondario ed i servizi sociali ridotti al minimo e in ogni caso privatizzati?
Destinazione Trentino: Per avviare una vera riforma fiscale, come pure per ridurre le disuguaglianze ed incrementare il welfare devi far funzionare il sistema paese. Queste cose non si fanno semplicemente spostando risorse da una parte all’altra, non è mai stato fatto nella storia della democrazia. Vedi in America le proposte contro le diseguaglianze della Ocasio-Cortez, peraltro considerata un’estremista: lei propugna dispositivi di progressione, dai di più a chi ha di meno; però possono funzionare solo quando hai un sistema che ti permette di più.
Su tutto questo sentiamo il prof. Marco Brunazzo, politologo, cui sottoponiamo il grafico sul reddito dei lavoratori, diminuito negli ultimi 30 anni, ma solo in Italia.
Mostra una realtà drammatica. Che illustra come la sinistra abbia perso la capacità di confrontarsi con questo genere di problemi, negli altri paesi occidentali ma ancor di più in Italia. Quello che sorprende è che qui la sinistra ha rinunciato alla rappresentanza degli interessi del suo tradizionale blocco sociale, per occuparsi di diritti, parità di genere, ecc, importanti ma non riguardano un blocco sociale. Insomma ha spostato le sue battaglie dai temi materialisti a post materialisti, che non sono necessariamente in grado di mobilitare il suo elettorato tradizionale e che permettono ad altri partiti di inserirsi sulle sue tematiche, vedi il Reddito di Cittadinanza.
Forse hanno deciso di rischiare di perdere il tradizionale bacino elettorale, ma per acquistarne uno nuovo.
Può essere che qualcuno lo abbia teorizzato, ma non credo sia stata una decisione presa scientemente. La sinistra è diventata autoreferenziale ed introversa, chi oggi fa politica non sono gli operai, i disagiati, ma i docenti, le classi medie.
Beh, anche Marx, Engels, Lenin eccetera erano borghesi...
Certo, ma la sinistra era presente nel territorio, ora è presente la Lega, che infatti ha intercettato quelle esigenze, e poi FdI. Mentre una volta la divisione destra\sinistra era molto più pregnante, adesso ci sono altre dimensioni che si sono aggiunte, altre tematiche, politica\antipolitica, elite\popolo, UE si o no, la globalizzazione. La sinistra non è riuscita a interpretare questi nuovi aspetti, arroccandosi attorno a tematiche non particolarmente significative.
Galli della Loggia sostiene che è inutile rincorrere il voto operaio, in quanto gli operai non votano in quanto tali, bensì seguendo altre suggestioni, di un cantante, di un influencer...
E’ un ragionamento che sarebbe tutto da dimostrare: il ruolo di un influencer sul voto mi sembra azzardato. Di questo ragionamento salverei la disintermediazione: i social media, la stessa Tv permettono un rapporto diretto tra i leader e gli elettori, salta quindi il lavoro dell’apparato partitico. Però la sinistra ha utilizzato quest’argomento per non essere più presente sul territorio, ha alzato la braccia, senza cercare nuove risposte. Chi ha adottato i metodi della sinistra è stata la Lega, chi ha cercato nuovi metodi di coinvolgere gli elettori, per quanto lacunosi, i 5 Stelle.
Giorgio Tonini sostiene che sottolineare la mancanza di un programma per gli operai è un alibi per non affrontare gli errori tattico-politici nei rapporti con le altre forze.
A me sembrano due problemi distinti: uno è il blocco sociale cui il Pd mira, come mai quelli che erano i suoi voti che si sono spostati in blocco, quando si dice che il Pd è il partito della Ztl si dice che non riesce a intercettare i voti dei lavoratori, delle periferie. Poi c’è il problema della strategia elettorale, delle alleanze, ma devi avere chiaro a cosa ti serva, dove vuoi andare, non può essere che ti allei con i 5Stelle invece che con Renzi in base a ragionamenti di breve periodo. Questo è il punto vero: aver confuso la strategia con la tattica.
Non è che ci sia un deficit culturale, la sinistra che ha abbracciato il neoliberismo?
Domanda difficile; non sono sicuro che l’UE sia necessariamente neo-liberale, il punto è come agisci dentro l’UE. Dal punto di vista della comunicazione è passata l’idea che il liberismo abbia travolto il progetto di un’Europa sociale, ma il fatto è che la sinistra questa battaglia non la ha combattuta. Ora è vero che l’UE non si occupa direttamente di politica sociale, però le sue politiche sono decisive anche su questo. L’Europa non è solo dei capitali, dipende da come ti muovi al suo interno; è molto presente sulla questione dei diritti (vedi Orban ecc) e la sinistra su questo c’è stata, invece non ha lavorato sulle opportunità che offre l’Europa oltre che sui vincoli. Il risanamento dei conti pubblici porta con sé delle opportunità in termini di uguaglianza,che la sinistra non ha colto, finendo con l’essere più realista del re.
E qui arriviamo al tema delle tasse
E’ passato il discorso che la sinistra sia il partito delle tasse, ma questo deriva da un più grande problema della destra, che come si è visto ora su contante e flat tax, spesso si comporta in maniera irresponsabile. In questi ultimi anni c’è stata un’alternanza, spese e deficit con la destra, rigore e stretta con la sinistra. Si potrà uscire da questa situazione quando la destra finirà con lo spendere allegramente e strizzare l’occhio all’evasione, e allora la sinistra può fare la sinistra, invece di mettere le pezze sui danni dei governi di destra.
E’ una situazione troppo comoda per la destra perché ci rinunci. E d’altra parte la sinistra è in perenne difficoltà, se appare solo come il partito del rigore, e non come quello che si batte contro le disuguaglianze e per il welfare.
Questo ci porta al tema iniziale: una piattaforma programmatica sul tema delle disuguaglianze. In questo campo la sinistra è stata superata dai 5 Stelle con il provvedimento, pur parziale, del reddito di cittadinanza, che avrebbe potuto invece essere un momento identitario per la sinistra. E anche adesso, accusare la Meloni di non fare nulla per i diritti delle donne, non può essere il punto centrale, evidenzia solo la debolezza programmatica della sinistra.