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QT n. 9, settembre 2023 L’editoriale

Equità Una idea forte, che ritorna?

Il discorso è molto tecnico, ma le ricadute molto pratiche, e a danno dei non abbienti. Cerchiamo di semplificare: l’Assegno Unico Universale, un sostegno statale alle famiglie a basso reddito, verrà ora computato, grazie a una delibera della giunta Fugatti, nelle dichiarazioni fiscali, alzando quindi la classe Icef. Ed è in base all’Icef che si percepisce l’Assegno unico. Insomma, un meccanismo perverso, un gatto che si morde la coda: sei povero, ti do l’assegno, ma allora non sei più povero, e non te lo do più. Si dirà che non sempre l’Assegno Unico fa scattare lo scaglione Icef; di sicuro però, in tutti i casi, il reddito Icef è basilare nelle assegnazioni Itea, nelle borse di studio, nelle rette degli asili e delle Rsa, nelle prestazioni sanitarie e via così.

Insomma, con la delibera provinciale (del 25 agosto, ma non potevano restarsene al mare?) la Provincia toglie ai poveri quello che lo Stato dà. È questa l’Autonomia?

Alcune considerazioni. Primo. I sindacati hanno reagito con durezza, coinvolgendo nella protesta tutta una serie di altre realtà: Acli, Associazione nazionale famiglie numerose, Forum delle associazioni famigliari trentine. Bene, questo può prefigurare un fronte ampio, oltre le sigle, il tema della lotta all’impoverimento deve coinvolgere tutti, è da troppi anni che il progredire delle divaricazioni sociali è passato sotto un allarmante silenzio.

Secondo. Questo provvedimento si inserisce all’interno di un quadro coerente. Abbiamo sottolineato come tutta la politica di questi anni abbia snobbato le classi disagiate in primis, ma anche i redditi a livello operaio, sempre più compressi. In questo Fugatti è solo l’ultimo arrivato. Prendiamo il tema ITEA: è da anni che non si costruiscono più case popolari (forse per non dare fastidio agli amici immobiliaristi), né si ristrutturano quelle esistenti e addirittura non si assegnano quelle ristrutturate, lasciate a marcire vuote. L’ultima, stolida presidenza di Francesca Gerosa ha solo accentuato questo indecente andazzo.

Francesca Gerosa

Terzo. Appunto, Gerosa. Non si capisce come, con siffatte credenziali, abbia potuto pensare di presentarsi candidata alla presidenza alle imminenti provinciali. Candidatura rientrata, ma per alchimie politiche tra Lega e Fratelli d’Italia, non certo per una valutazione del suo operato. Il che porta a chiedersi dove vuole andare il centrodestra e, con la delibera di fine agosto, dove vuole andare Fugatti. Probabilmente si considerano i voti dei non abbienti vuoti a perdere: non voteranno la sinistra schizzinosa, rimarranno a casa, oppure saranno ancora sedotti dal popolarismo di Meloni underdog e di Salvini con la felpa; non vale la pena fare serie politiche in loro favore. Si lasciano quindi perdere le contraddizioni ricchi/poveri, puntando invece su quelle Trento/valli orsi/persone, immigrati/trentini.

Sono contraddizioni fasulle, artefatte. Ma che possono ancora funzionare, di fronte all’esitare del fronte opposto, che peraltro ha sul groppone anni di governo in cui la parola disuguaglianze era stata cancellata.

Per questo motivo iniziative forti, ampie, motivate, come quella di sindacati, Acli e associazioni delle famiglie, possono introdurre una giusta dose di novità e di realismo, nel nome di un concetto che si può, si deve, rimettere al centro: equità..