La casa impossibile
Nelle valli turistiche la situazione degli alloggi per giovani e lavoratori è drammatica.
In una totale assenza di iniziativa politica, nelle nostre valli si sta consumando un dramma. Giovani e lavoratori non trovano alloggio in affitto. Dovrebbero entrare nel mercato e comprare, ma ai prezzi di mercato il percorso per i giovani è impraticabile. Come minimo si dovrebbero investire dai 3 ai 5.000 euro il metro quadrato, quindi la necessità di aprire un mutuo: ipotesi ardua con stipendi che si aggirano, quando va proprio bene, tra i 1.200 e i 1.500 euro il mese. Impossibile per i giovani lasciare la casa dei genitori, pensare a costruire una vita autonoma e una famiglia. Come del resto, sempre causa il costo degli affitti e degli immobili, è impossibile rimanere a lavorare nelle valli turistiche. È quanto abbiamo raccolto in una indagine svolta nelle valli di Fiemme e Fassa.
Ogni situazione che ci è stata riferita, pur nella diversità, è simile nelle conclusioni, e drammatica. Ragazze e ragazzi ci dicono che dovranno scappare dalla loro valle e abbandonare ogni affetto, anche territoriale. Chi è più adulto deve rinunciare al lavoro, presso privati e specialmente nel pubblico, quindi evita di fermarsi su questi territori. Abbiamo incontrato chi da tempo, pur di lavorare, dorme in macchina e si arrangia come può, sperando nella fine dell’estate e del periodo ad alta intensità turistica. Il dato è ormai consolidato: nelle due stagioni invernale e estiva non si affitta più stabilmente. Si scelgono i turisti, che per brevi periodi, tre giorni o una settimana, offrono molti più soldi, e specialmente per il proprietario è più semplice evadere. È questo uno dei motivi per cui, nelle valli dell’Avisio, non si trovano lavoratori, specie nelle fabbriche, quasi tutte in cerca di personale. E lo stesso nell’ente pubblico, con stipendi sempre più erosi dall’inflazione e che in alcune occupazioni rasentano l’indecenza. Si pensi al settore dell’assistenza sociale e sanitaria, nei municipi. Come pure, nel privato, alle cooperative, al commercio, all’artigianato, dove la situazione è identica.
Il tema non fa parte dell’agenda politica dei sindaci, occupati a offrire opportunità al turismo più saturo, quello dello sci, a richiamare raduni di auto e moto nei paesi, ad agevolare interessi privati legati alla speculazione immobiliare. Immaginiamoci se tale tema possa entrare far parte degli impegni prioritari di questa giunta provinciale. Gli investimenti in alloggi protetti sono concentrati lungo l’asta dell’Adige, nelle periferie cade qualche residuo di attenzione. O i problemi dell’alloggio si ritengono esauriti nelle politiche dell’ITEA, ignorando che l'ITEA offre soluzioni solo a certe fasce sociali particolarmente sofferenti, non a lavoratori stabili o giovani. Le risposte di ITEA comunque sono quasi assenti da oltre un decennio nelle valli turistiche: una media di due alloggi l’anno per Fiemme con una lista di oltre 50 domande. Se i sindaci alzano bandiera bianca, le case di riposo e l’Asl rispondono che sono consapevoli del problema, ma che non rientra nelle loro competenze. Così tutto ricade sulle spalle delle tanto umiliate Comunità di valle.
Il Comun General de Fascia, per quel poco che può fare, sta investendo per offrire alloggio a un ristretto numero di lavoratori del settore assistenziale. Come pure ci prova la Comunità territoriale di Fiemme. Qui si è consapevoli che il tema dell’abitare è un'emergenza, non solo per chi viene da fuori per lavoro, ma anche per i residenti. Un argomento che è stato delimitato in una fascia definita “grigia”: centinaia di persone che non possono accedere a un alloggio perché il mercato immobiliare è proibitivo. O perché anche quando, in rare eccezioni, si riesce a strappare un canone di locazione su lungo periodo, tutto rimane precario.
La proposta della Comunità sembra semplice: investire su ex scuole elementari da tempo chiuse, edifici pubblici dismessi o villaggi ex ENI (Predazzo), ex colonie, canoniche sovrabbondanti, edifici sottoposti a procedure fallimentari, specie ex alberghi, tanti edifici privati. Il fondo provinciale Housing Sociale del 2012-2013, da tempo è esaurito, potrebbe venire ripreso e potenziato.
In assenza della politica, specie quella provinciale, si muovono i privati. Alcuni grandi imprenditori sono stati costretti a prendere iniziative coraggiose e inconsuete. Pensiamo – e non sono i soli - alla ditta La Sportiva e al pastificio Felicetti. Del tema si sta interessando la neonata Fondazione “Fiemmeper”, che a breve presenterà un progetto concreto. Si sta discutendo anche del possibile allestimento di una foresteria. Certamente si tratterebbe di un sostegno a chi ne ha bisogno (per il solo ospedale di Cavalese si viaggia sull’ordine di 15-20 posti), ma rimane pur sempre una soluzione temporanea, “stropabusi” come ci è stata definita.
Per risolvere la questione serve un disegno politico coraggioso. Prima di tutto disponibilità collaborativa dei sindaci, oggi troppo pigri quando non assenti sul tema. Occorre una strategia politica provinciale che investa nella costruzione, o meglio ancora nel recupero di miniappartamenti senza occupare suoli liberi. C’è bisogno di integrare l’azione che sta sviluppando il settore imprenditoriale privato. E c’è bisogno, anche se sul tema la Lega dovrà rinnegare la sua oscurantista politica contraria all’immigrazione, di investire in forze esterne. Immigrazione e accoglienza quindi, avvio al lavoro e formazione diffusa sul territorio, revisione del mondo della scuola, investimento convinto e di lungo periodo nel sociale. Come ci ha segnalato il commissario della Comunità territoriale della valle di Fiemme, Giovanni Zanon, quello dell’abitare non è solo un tema di garanzia e tenuta sociale, riguardante i diritti di cittadinanza, ma è un tema strategico che va affrontato se si vuole rafforzare l’economia e il mondo del lavoro nelle valli.
E se si vuole che i nostri giovani non debbano scappare.