Voglio un concerto spericolato
Forzature, sperperi, disagi, rischi, per un puntiglio
Incominciamo dalla domanda di fondo: che c’entrano i max-concerti con il Trentino? Che c’entrano, nel senso metaforico, ma anche in quello strettamente letterale: 120.000 persone, in Trentino, dove le mettiamo, come facciamo a farle arrivare in poche ore, come facciamo a farle andar via. Come vedremo poi nello specifico, sono questioni molto problematiche, che difatti hanno disegnato in passato e tuttora disegnano la vocazione di un territorio. Una o più valli tra le montagne non si prestano proprio a mega-raduni: di qui l’esigenza, che diventa poi un’opportunità, di dedicarsi a eventi che hanno tutt’altro profilo. Non i grandissimi numeri, non l’emozione\ubriacatura di trovarsi assieme in decine di migliaia di fan, ma la fruizione più raccolta, di musica, dibattiti, performance, dove puoi incontrare il premio Nobel al bar come al Festival dell’Economia, assistere all’esibizione di una compagnia di danza indiana o di uno sconosciuto Alessandro Bergonzoni molto prima che diventino di moda, come a Oriente Occidente o Drodesera, oppure ascoltare una stella della musica classica nella magia dell’alta montagna come nei Suoni delle Dolomiti. Questo è valorizzare quello che si ha. Scimmiottare Rimini è invece patetico.
“In effetti ci dobbiamo chiedere se qualunque cosa che generi movimento ci vada bene – ci dice il consigliere Luca Zeni (Pd), primo firmatario di uno dei documenti con cui in consiglio Provinciale le opposizioni hanno cercato di chiedere chiarezza sul maxi-concerto - Evidentemente no, ci sono scelte strategiche da fare, che connotano un territorio e per le quali va capito se i costi - alti - siano giustificati da ricadute sufficienti o se addirittura non vi siano ricadute negative. Ci vuole un metodo, non si può andare ad intuito o seguire delle mode”.
Nel documento di cui sopra infatti Zeni ha scritto frasi che ci sembra descrivano correttamente l’approccio della Giunta Fugatti al Grande Evento: “…non sorprende che il principale progetto di governo della legislatura sia ormai diventato il concerto di Vasco Rossi, nel pieno rispetto della nota strategia politica riassunta nella locuzione latina “panem et circenses”.
Zeni si distacca – finalmente – dall’approccio finora tenuto dalle opposizioni, timorose che una critica alla calata del Vasco nazionale potesse essere bollata come snobismo intellettuale: “Rispetto a questo evento, utilizzato dalla giunta provinciale in chiave elettorale, occorre in realtà avere un approccio imparziale, valutandolo alla stregua di ogni altra iniziativa turistica più che culturale, come ad esempio i ritiri delle squadre di calcio.
Poi ci dovrebbe essere una discussione sul tipo di eventi cui può essere vocato il nostro territorio: sino ad ora la Provincia ha puntato ad eventi periodici, con un racconto di lungo periodo, come il festival dell’economia e il festival dello sport, peraltro confermati da questa amministrazione, che hanno consolidato nel tempo una certa immagine del Trentino e ricadute economiche valutabili; o eventi sportivi, che consentono di sfruttare le infrastrutture presenti e a veicolare l’immagine di un territorio vocato alla vita all’aria aperta; o eventi culturali che potessero implementare l’offerta in un campo molto importante per la collettività.”
Di diverso avviso si è dimostrato il presidente dell’Unione Commercio e Turismo Gianni Bort, che in un intervento su L’Adige ha sostenuto che bisogna approfondire, capire, verificare... e a tal fine ad inizio marzo l’Unione Commercio organizzerà un incontro specifico. Viene da dire perfetto, peccato che forse queste cose si sarebbero dovute verificare prima e non a decisione presa. E peccato anche che tutta la chiacchierata di Bort si concluda comunque con la certezza (senza portare alcun numero) che sì, vi saranno delle ricadute positive, e notevoli, per l’economia trentina. Insomma un mirabile esempio di come la società civile NON dovrebbe rapportarsi con la politica, un sostanzioso aiutino a Fugatti malamente mascherato.
Il tema sicurezza
Il discorso fatto sulla vocazione del territorio, non è astratto: nasce da vincoli concretissimi, la problematicità a gestire un oceano di persone in aree ristrette. E’ l’orografia, bellezza. Che Fugatti ha improvvidamente pensato di poter annullare.
Il fatto è che, dopo la tragedia del 2017 in Piazza San Carlo a Torino (tre morti e oltre 1500 feriti) si sono stabiliti a livello ministeriale precise condizioni: 2mq a persona. Per 120.000 persone, 24 ettari. L’area prevista per il concerto di Rossi è di 27 ettari, quindi ci siamo. Però la circolare prende in esame anche l’importantissimo aspetto delle vie di fuga: 60 cm di larghezza ogni 250 persone.
“Qui le cose si complicano decisamente – commenta Zeni - Forse è per questo che il governatore nei frequenti interventi in cui decanta la sua idea rimarca che l’area può contenere benissimo il numero di spettatori previsto, ma si guarda bene dal parlare del secondo aspetto”.
E’ facile immaginare che per quello Fugatti conti sul suo uomo del fare, il ben noto ing. Raffaele De Col,di cui non invidiamo l’imbarazzante incarico. Facendo due conti sommari è facile verificare che per realizzare le vie di fuga servono circa 300 metri lineari, lungo i lati dell’area, da cui fare defluire le persone in caso di emergenza. Guardando l’area prevista dall’alto, si nota come sia una fascia piuttosto stretta e assai lunga, racchiusa da un lato da via di San Vincenzo (la vecchia statale del Brennero, oggi declassifica) che scorre a fianco della collina: si può facilmente pensare di chiudere quella strada, ma la cosa serve a poco perché il terreno impervio e boschivo appena oltre la strada non consentirebbe di certo alle persone di allontanarsi facilmente, la ressa umana in caso di panico si ritroverebbe subito bloccata. Proprio per questo la soluzione per le vie di fuga era stata individuata lungo il lato opposto dove corrono sia la tangenziale che la ferrovia, che andrebbero chiuse durante lo svolgimento della manifestazione. Se per la chiusura della tangenziale la Provincia si sentiva forte di potere decidere in tal senso e pazienza per chi deve usarla, per la ferrovia (che i fuggitivi incontrerebbero prima della tangenziale) le cose sono andate come sappiamo in modo assai diverso. E’ intervenuto il Ministero dei trasporti: interrompere una linea di traffico internazionale per un concerto, come se si trattasse di un’alluvione? Non se ne parla proprio. Ora con grande affanno la PAT è alla ricerca della soluzione ed alla fine qualcosa di certo riusciranno a trovare, perchè “questo concerto, s’ha da fare”. Così vuole sua eccellenza. Una cosa è certa, che quell’area presentasse grandi problemi dal punto di vista della sicurezza concentrandovi 120.000 persone era apparso chiaro a tutti fin da subito. Bastava avere un po' di buon senso...
Invece c’è stata protervia.
Grazie all’insistenza proprio di Zeni, dagli atti sono emersi gravi comportamenti: “Pressioni nei confronti di dirigenti del Servizio di Polizia amministrativa della Provincia stessa, volti a nascondere il parere negativo espresso sulla sicurezza dell’area.” Attenzione, il dirigente della Sicurezza Marzio Maccani aveva allertato la Giunta su tali problematicità il giorno prima che gli sciagurati firmassero il contratto capestro (che poi vedremo) con l’organizzazione di Rossi. Naturalmente la firma è avvenuta lo stesso, e alla struttura di Maccani è arrivata una lavata di capo, e la calda raccomandazione ad annullare il successivo programmato incontro con il comune di Trento.
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Le forzature non sono poi finite: “Hanno riguardato anche gli aspetti urbanistici ed ambientali. Nei rapporti con il Comune tutto si è giocato sulla pretesa che si tratta di interventi provvisori, in tal modo eludendo i vincoli della destinazione d’uso e gli obblighi legati a movimenti di terra, deposito di materiali, copertura di rogge. Ma quale provvisorietà può avere un’operazione in cui si prevede di sparpagliare sul terreno ben oltre 100.000 metri cubi di materiale di cava? Se tutto questo fosse stato fatto da un privato, apriti cielo…”
Ci sembra giusto rimarcare che anche da questo punto di vista il comportamento di Fugatti (e dei dirigenti della PAT a lui proni) è davvero disdicevole. E’ estremamente diseducativo nei confronti dei propri cittadini che sia la stessa Provincia a disattendere procedure e passaggi normativi. Anche perchè non si tratta di emergenze, ma di un concerto.
Area agricola, addio
Un altro aspetto è la vocazione agricola dell’area. Destinata a cittadella militare, con il flop di tale ipotesi era tornata in gioco la destinazione agricola, anche di pregio, magari legata al settore biologico. Fatto salva la piccola porzione su cui erano stati depositati i materiali della galleria di Moena, e quella più ampia per il Centro vaccinazioni permanente (sul cui smantellamento un inciso si impone: nessuno se lo augura, ma siamo sicuri che passata l’estate non ci sia necessità di avere ancora a disposizione una struttura del genere? In tal caso sarebbero giustificabili le spese per la creazione di un nuovo Centro, avendo smantellato quello esistente pochi mesi prima?) dei 27 ettari almeno due terzi erano ancora disponibili per un uso agricolo. Ora invece l’operazione in corso (asportazione dello strato di terra agricola, livellamento e successiva copertura con materiale ghiaioso drenante, che per di più innalzerà di un metro il piano di campagna) mette sostanzialmente una pietra tombale su qualsiasi ipotesi di ritorno ad un uso agricolo.
La pretesa reversibilità dell’opera è quindi, almeno dal punto di vista agricolo, una bugia, e il conclamato rispetto del terreno agricolo l’ennesima burla.
Oltre alla falsa pretesa di reversibilità, per giustificare l’enorme lavoro in corso l’Amministrazione provinciale spiega che tutto viene fatto, non per il concerto di Vasco Rossi e basta, ma perché lì sta nascendo la Trento Music Arena. L’idea di creare un’area dove si possano svolgere concerti non è poi così peregrina. Soprattutto per i più giovani l’idea può anzi essere vincente. Anche a volere ignorare però il fatto che tra l’idea e la sua realizzazione Fugatti ha saltato praticamente tutti i passaggi istituzionali e messo in particolare imbarazzo il Comune di Trento, è impossibile non notare un’enorme discrepanza tra l’evento previsto a maggio ed futuri concerti che alla Trento Music Arena si potranno tenere. Bisognerebbe essere pazzi per pensare che in futuro si potranno tenere, magari anche molto distanziati, ripetuti concerti da oltre 100.000 persone. Non ci sono proprio le premesse perché Trento si candidi a diventare “la località dei mega concerti” e ci pare che tutto quanto è emerso in questi ultimi mesi abbia messo in chiaro almeno questo: è un’operazione una-tantum perché Fugatti su questo sì è impuntato e, come detto prima, di conseguenza “s’ha da fare”.
Gli sperperi
Ne abbiamo parlato anche con alcuni operatori del settore che hanno confermato in pieno tutte le nostre perplessità, aggiungendo che, se il team di Vasco ha accettato di far aprire la prossima tournée con un pre-concerto a Trento lo ha fatto per le incredibili condizioni che la Provincia ha offerto loro: tutte le spese di qualsivoglia genere a carico dell’Amministrazione, i ricavi tutti per la società di Rossi, i biglietti invenduti acquistati da Trentino Marketing. Ma quando mai si è vista una cosa del genere?
Dunque, se può essere già ottimistico pensare che in futuro si potranno tenere in quell’area concerti per 15-20.000 persone quello che si sta realizzando ora è sovradimensionato nell’ordine di 6-7 volte.
Insomma, uno spreco enorme di risorse pubbliche o, vista in un altro modo, un cagata pazzesca.
Ancora Zeni: “Alla fine i costi saranno superiori di certo ai due milioni dichiarati, basti pensare al solo costo del personale e dei mezzi della Protezione Civile utilizzati. E anche sulle ipotizzate ricadute è tutto spannometrico. Come fa Fugatti a dire che queste ultime saranno di venti milioni? Si è ricordato di considerare che degli ipotizzati 120.000 spettatori, quarantamila saranno trentini e da loro quale indotto deriverebbe? Si presenteranno con il loro panino e fine della questione. A Modena è stato il Comune a ricevere soldi dai promotori del concerto. Qui invece l’dea fin da subito è stata che avrebbe pensato la Provincia a pagare tutto”.
A fronte di questa linea spendacciona: “Provvediamo a tutto noi, e se non basta ci mettiamo pure l’elicottero per Vasco e l’onorificenza dell’Aquila di San Venceslao e gli intitoleremo pure una via”, una domanda viene spontanea: prima o poi la Corte dei Conti vorrà dare un’occhiata a tutto ciò ? Il personale ed i mezzi della Protezione Civile possono esser utilizzati per mesi per consentire lo svolgimento un concerto come se si trattasse di un’emergenza?
Volendo molto bene a Vasco ci preoccupa poi moltissimo la questione della via o piazza da intitolare a suo nome. La norma prevede che si possa farlo solo nel caso di persone morte da almeno dieci anni. Ci domandiamo come Fugatti intenda risolvere la questione.