Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 5, maggio 2020 L’editoriale

Fase 2: andrà tutto bene?

Come i politici, nazionali e locali, stanno affrontando la situazione. La popolazione sarà disposta a sopportare ancora le limitazioni personali?

L’Italia ha retto la fase 1 del contagio. Con tanti e gravi errori, ma ha retto. Reggerà la fase 2?

Non stiamo qui tanto parlando della politica. Il governo sta facendo, con qualche confusione, il suo mestiere. All’estero (in occidente) non fanno di meglio, come scriviamo con qualche soddisfazione nelle pagine interne; e non è un caso che Giuseppe Conte riscontri un gradimento popolare inaspettato. Poi c’è Matteo Renzi che fa il fenomeno (quando ce lo toglieremo di torno?); i Cinque Stelle, alla ricerca di se stessi, non fanno danni quando non si affidano al finto pasionario Di Battista; Giorgia Meloni, che fa anch’essa il suo mestiere, l’opposizione dura, che ci vuole; Matteo Salvini che sbraita tutto e il suo contrario, e più si vede calare nei consensi e più si agita; Silvio Berlusconi che, inopinatamente, fa l’opposizione intelligente. Insomma, il teatrino c’è ma non appassiona, e forse non conta poi tanto.

Poi ci sono i presidenti di Regione. E lì vediamo articolazioni forse più interessanti, e giustamente più legate ai problemi dei territori: i meridionali che vogliono preservare la fortunata sicurezza di cui godono; e il veneto Luca Zaia che vuole capitalizzare la capacità di aver frenato il virus.

È anomalo Fontana, il quale, incurante di aver fatto della Lombardia la regione del mondo con più morti per contagio, continua a voler dettare legge.

Fontana è forse l’emblema della peggiore Italia: indisponibile a riconoscere le proprie responsabilità, e conseguentemente ad imparare dagli errori commessi.

Qualcosa del genere lo vediamo nel mondo del calcio: incaponendosi a voler giocare il 19 febbraio una partita dell’Atalanta con il Valencia, hanno impestato il bergamasco (e la costa sud-orientale spagnola) causando centinaia di morti, ed ora non si vergognano a sbraitare per riprendere gli allenamenti (pericolosi per i giocatori) e le partite (pericolosissime per tutti).

A questi casi limite possiamo aggiungere una porzione consistente di vescovi, i quali, con prepotenza mescolata a vittimismo (“si attenta alla libertà di culto”), non solo pretende le messe in chiesa, ma addirittura quella forma sicura di contagio che è l’eucaristia. Per fortuna papa Francesco ha poi portato la ragionevolezza, richiamando tutti “alla prudenza e all’obbedienza”.

Proprio quest’ultimo caso può introdurre il tema di fondo: la popolazione italiana, quanto è disposta ancora a sopportare delle limitazioni personali per raggiungere una sicurezza comune?

Diciamo subito che sono comprensibili, naturalmente, le ansie degli imprenditori (ma quelli più strutturati si stanno comunque attrezzando per operare, in sicurezza, come riportiamo nei nostri servizi).

E anche quelle dei commercianti, dei parrucchieri, dei teatranti (e qui dovrà intervenire lo stato con appositi sussidi).

Come pure quelle dei genitori che tornano al lavoro, in difficoltà nel gestire i bambini (nonni sottoposti a tampone, e bimbi pure, potrebbero aiutare).

Qui il tema è duplice: la capacità dello Stato di intervenire per alleviare questi problemi; la capacità della società di stringere i denti, e trovare maniere per risolverli. Capendo che nei momenti di difficoltà tutti sono chiamati a delle rinunce.

Proprio qui sta il problema: in una società ineguale, è inevitabile che possa scatenarsi la rabbia di chi si sente ulteriormente torteggiato; può crescere la sfiducia verso uno Stato poco efficiente; possono amplificarsi le capacità seduttive di tanti, spesso interessati, seminatori di zizzania (anche di questo parliamo all’interno).

Per reggere la nuova sfida bisognerà resistere a tutto questo.

I segnali positivi non mancano: l’abnegazione del personale sanitario, una lezione che non va dimenticata; la reazione positiva alla chiusura del popolo dei balconi; l’efficienza dello Stato dimostrata con la costruzione del ponte Morandi (come al tempo dei Romani, quelli veri); l’appassionato lavoro dei ricercatori italiani (nel trentino Cibio, in Italia, all’estero) per trovare rimedi al contagio.

Vediamo che gli altri paesi, anche l’efficiente Germania, che azzardando si sono lanciati in avanti prima di noi, adesso stanno ritornando sui loro passi.

Se sapremo resistere alle derive del pensare esclusivamente al nostro tornaconto, o addirittura alle nostre ubbie (“non ce la faccio più...”); e se i nostri amministratori pubblici dimostreranno un livello accettabile di efficienza, potremo confermare quel “tutto andrà bene” che forse con eccesso di spavalderia era stato sbandierato due mesi fa..