Lago Santo: la "valorizzazione" incalza
A dispetto di ogni autorevole parere scientifico, il nefasto progetto che rovinerebbe il Lago Santo prosegue la sua marcia
Non c’è tempo da perdere a ragionare sul modo migliore per intervenire sul Lago Santo! Questo il messaggio lanciato dall’Amministrazione comunale di Cembra nella riunione del Consiglio avvenuta il 12 febbraio scorso, che al secondo punto dell’odg aveva la discussione sulla petizione popolare che chiedeva di fermare i lavori progettati.
Ovviamente il modo migliore per intervenire sarebbe quello di non fare alcuno degli interventi progettati, come ha autorevolmente evidenziato Franco Pedrotti, professore emerito all’Università di Camerino e botanico di fama internazionale. Durante il suo sopralluogo dello scorso autunno egli aveva espresso l’opinione che “gli impianti previsti in ogni caso provocherebbero un’alterazione molto grave dell’ambiente, che ancora presenta un alto grado di naturalità”. Si parla infatti di oltre 300 metri di passerelle, della sopraelevazione dell’attuale riva lacustre e del taglio di un filare di abeti - vedi “Lago Santo in pericolo” su QT del novembre 2019.
Evidentemente però le parole di un insigne studioso possono poco di fronte agli interessi economici in gioco e così gli amministratori cembrani hanno cercato in questi mesi di mettere in cattiva luce il Comitato sorto in difesa del lago, accusando singoli suoi componenti di estremismo o terrorismo ambientale.
Anche le timide aperture registrate nel Consiglio comunale di cui riferiamo, sono dovute più ad intoppi ed incidenti di percorso che non a seri ripensamenti. Il Sindaco infatti ha informato che il primo lotto dei lavori è già stato appaltato, mentre il secondo e il terzo lotto no, ma questo solo perché il bando di gara è andato deserto.
Per giustificare la necessità di rivedere parzialmente il progetto esecutivo l’Amministrazione comunale ha comunque addotto la presenza nel lago del gambero d’acqua dolce, presenza segnalata proprio dal Comitato. Ma quale analisi ambientale è stata dunque condotta prima di progettare le opere e a giustificazione della loro “sostenibilità ambientale”, se nemmeno ci si è accorti della presenza del gambero?
Forse però non è stato il gambero, che come si sa corre veloce solo all’indietro, ma la fretta di mettere tutti di fronte al fatto compiuto a determinare le insufficienze progettuali che, senza l’intervento del Comitato, probabilmente non sarebbero emerse che nel corso dei lavori, dando origine a varianti e conseguenti variazioni di spesa. Come ha fatto notare infatti un geologo cembrano di provata esperienza, intervenuto nel dibattito aperto a fine seduta, la perizia geologica sulla quale è basato il progetto è “incompleta e superficiale”. Egli ha sottolineato inoltre l’incompetenza in materia di micropali da parte di chi ha progettato le opere, chiarendo che ci sono molti modi per collocarli e quello più adatto alla situazione concreta, al fine di limitare il rischio di arrecare gravi danni al lago, sarebbe molto costoso e non corrisponde a quello previsto.
Una proposta progettuale carente, quindi, anche sotto il profilo strettamente tecnico oltre che, come ha fatto notare il prof. Pedrotti, sul versante dello studio ambientale con particolare riguardo alla flora circumlacuale, a proposito della quale “nulla è riportato” e questo la dice lunga sulla reale considerazione che l’Amministrazione comunale di Cembra ha per questo piccolo ma prezioso laghetto alpino.
Infatti “gli impianti previsti, in ogni caso – sempre secondo il parere del prof. Pedrotti – provocherebbero un’alterazione molto grave dell’ambiente... con eliminazione completa della vegetazione in vaste zone, regressione e degenerazione della vegetazione in altre, stravolgimento del paesaggio lacustre originario e molto caratteristico”.
Il rischio dunque di una ennesima devastazione ambientale è assai concreto ed è per questo che lo scorso 13 novembre l’associazione Italia Nostra ha inviato all’Amministrazione comunale di Cembra una “diffida dall’eseguire i lavori previsti nel Progetto di valorizzazione turistico ambientale del Lago Santo”. Diffida nella quale si cita anche l’autorevole parere dell’architetto Furio Sembianti, che suggeriva la correzione del progetto “all’insegna di un corretto bilanciamento fra attività turistiche e valori ambientali”.
È ormai a tutti evidente infatti che solo di “valorizzazione” in termini economici immediati si tratta, e se per un turismo effettivamente sostenibile e che guarda al futuro c’è poco, di ambientale non c’è nulla. Questo perché, per dirla con le parole del prof. Pedrotti, “la realizzazione degli impianti porterebbe ad una antropizzazione completa del bacino lacustre”.