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In difesa del lago Santo

Siamo di fronte ad iniziative adottate da un piccolo Comune destinate a distruggere la naturalità e il significato di un prezioso lago di montagna

Francesco Borzaga

Merita veramente di essere ripensato il progetto di “valorizzazione turistico-ambientale” proposto dalla Amministrazione comunale di Cembra sul piccolo lago Santo, collocato a 1.195 metri sulla dorsale porfirica a monte del paese. I nostri laghi sono una realtà preziosa ed è cosa di importanza fondamentale che essi siano rispettati e difesi.

Il Lago Santo è davvero minuscolo, con una dimensione di 267 metri per 167 e una superficie di 32.000 m.q. Esso ha mantenuto fino ad oggi una condizione di accettabile naturalità. Sulla fascia circumlacuale sono presenti un locale con bar e servizi igienici e a nord una postazione per la sicurezza balneare. Il laghetto è frequentato dai villeggianti estivi in cerca di refrigerio e d’inverno per il pattinaggio. Nei dintorni sono sorte diverse casette.

L’equilibrio ambientale di un laghetto come questo è davvero molto delicato e già la situazione attuale può suscitare preoccupazione. Un ulteriore ampliamento delle strutture esistenti, con un conseguente aumento dell’afflusso turistico appare inevitabilmente destinato a compromettere la situazione, ponendo in essere un processo incontrollabile, destinato a banalizzare il luogo, togliendo gli ogni interesse naturalistico. I nostri laghi non meritano questa sorte.

Ebbene, con una scelta irresponsabile, il Piano Regolatore del Comune di Cembra destina l’area circostante il lago a “parco balneare”. Su tale traccia la proposta progettuale approvata dalla Giunta comunale di Cembra il 28 febbraio scorso prevede un innalzamento di quota della spiaggia di nord-ovest con apporto di nuovi materiali, allo scopo di evitare ristagni, la creazione di un’area attrezzata per i bagnanti dotata di due pontili, un’area giochi e la realizzazione di nuovi accessi alla spiaggia. Tutto questo è finalizzato ad incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, implementando l’offerta turistica e la fruibilità del territorio.

Non occorre essere dotati di facoltà divinatorie per capire quale sorte attenda il piccolo Lago Santo, né quale destino edilizio sia riservato ai dintorni.

A mo’ di esempio, citerò l’ugualmente minuscolo Lagolo, in val di Cavedine, sulle pendici del Bondone, le cui acque di scarico contribuiscono ad inquinare i luoghi a valle. È questo un tipo di valorizzazione turistica che mi auguravo di non rivedere. Altri condividono il mio giudizio: contro il progetto è stata presentata una petizione corredata da ben 1.352 firme, mentre la sezione trentina di Italia Nostra si è pronunciata negativamente sull’iniziativa.

Il prof. Franco Pedrotti, botanico di fama internazionale, in una recentissima relazione ha sottolineato l’importanza naturalistica e la grandissima vulnerabilità della fascia di vegetazione che circonda il lago.

Molto si parla di difesa ambientale del valore e dell’importanza del patrimonio naturalistico trentino. Nella realtà concreta ci troviamo di fronte ad iniziative adottate a livello di un piccolo Comune destinate a distruggere la naturalità e il significato di un prezioso lago di montagna.

Per molti anni le zone umide trentine sono state usate come discariche o come cave di torba. Così il lago d’Ampola, il lago Pudro, il taglio di Nomi, la palude di Roncegno. La loro tutela come biotopi ha mostrato quale riserva di bellezza questi luoghi possedessero, che capacità di rigenerarsi abbia la natura se autenticamente valorizzata e protetta.

Dedichiamo anche al lago Santo di Cembra il rispetto e la cura a lui dovuti.

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