Un ristorante al posto della malga?
Perché deteriorare la zona montuosa più vasta e meglio preservata del Trentino?
Cari Vicini e Soci SAT, egregi Amministratori della Magnifica Comunità di Fiemme, vi siete chiesti perché, in una valle antica finora risparmiata dal turismo di massa, la Val Lagorai, sulle rive del più bello e grande lago in quota che abbiamo, si voglia realizzare un ristorante-bar-rifugio al posto della malga? Il grande alpinista Franco Perlotto, scrittore e ora gestore del rifugio Gabriele Boccalatte (Grandes Jorasses), ha commentato pochi giorni fa: “Antiche malghe deformate in ristoranti. L’esempio più lampante di questa politica è il nuovo progetto della TransLagorai che, con il palese intento di aumentare il giro d’affari su quelle montagne, andrà a devastare di fatto una delle pochissime aree di vero wilderness rimasto in Trentino”.
Il gruppo del Lagorai è la zona montuosa più vasta e meglio preservata del Trentino, vi si trova una naturalità che altrove non c’è ormai più. Perché deteriorare questa ricchezza, invece di considerarla una risorsa da consegnare ai posteri? Banalizzare il territorio è ormai una strategia perdente, anche a livello turistico.
La trasformazione della malga in ristorante-bar-rifugio è stata decisa dalla Provincia. Spesa prevista: 750mila euro pubblici. Scopo dichiarato è che serve come punto d’appoggio per la traversata TransLagorai; ovviamente un pretesto, perché è troppo lontana dal sentiero in quota. La delibera n.1487 del 10 agosto 2018 dice testualmente che l’anno prossimo nella casèra verrà realizzata un’attività di ristorazione con sala da pranzo da 40 posti, un alloggio per il gestore, una stanza dormitorio, servizi igienici, con una terrazza esterna per il servizio bar e ristorazione; nella stalla vi saranno 20 posti letto e servizi igienici, un locale magazzino, l’alloggio per il pastore; infine impianti idrici e di produzione elettrica. Molto chiaro: il malgaro nella stalla e il gestore nella ex-casèra. Pertanto non convincono le parole dei sostenitori, che minimizzano: un ex-assessore (solo “un’integrazione del reddito dei malgari”) e un consigliere della Provincia (“Mi vergogno di essere trentino” per la fatiscenza della malga), un amministratore della magnifica Comunità (“polemiche inutili... non ci sarà alcuno stravolgimento”).
Se fosse vero, saremmo d’accordo: una ristrutturazione è necessaria, ma dev’essere sobria e rispettosa dell’uso tradizionale, come proposto dall’assemblea dei soci della SAT di Cavalese. Va bene permettere ai malgari di vendere i loro prodotti e/o il pernottamento. Però un ristorante-bar è cosa completamente diversa. Gli interventi e i costi previsti sono in stridente contraddizione con le dichiarazioni minimizzatrici.
Dicono che non verrà resa transitabile la strada (da “le Mandre”) e che non verrà modificata l’accessibilità dal Cermìs. Così stando le cose, è evidente che il ristorante non avrebbe alcun senso economico, non potrebbe avere sufficiente clientela. Basti pensare alle malghe-ristorante di Valmaggiore e Val di Sadole: a malapena si reggono economicamente, pur con la strada carrozzabile fin sulla porta e la manutenzione fatta con soldi della Comunità; ha chiuso perfino l’agritur a Malga Cadinello, sulla strada del Manghen. Figurarsi Malga Lagorai, da raggiungere in un’ora e mezza a piedi! Ma chi è quel gestore che andrà a vivere a Malga Lagorai per due mesi di scarso lavoro? Si sono posti queste domande gli amministratori e i politici? Bertoldo direbbe che se in questo progetto non si vede logica è perché di esso viene nascosta la seconda metà. Questa: il ristorante-bar languirà, allora si dirà che per salvare l’investimento bisogna fare qualcosa, per esempio realizzare un sentiero ciclabile dal Cermìs alla Val Lagorai, o chissà cos’altro. Ciò aumenterebbe la fruizione delle funivie del Cermìs, gli operatori non chiederebbero di meglio, ché in tempi di cambiamento climatico è strategico puntare a nuove clientele, come il cicloturismo e l’e-bike. Infatti, girano per Fiemme delle dicerie sul Cermìs: che siano già stati studiati un “ponte tibetano” verso Bombasèl e un percorso ciclabile fino al Lago Lagorai; chiacchiere plausibili, visto il precedente della via ferrata sul Castèl de Bombasèl, realizzata in sordina nel 2017. Se questo è il disegno, allora va dichiarato esplicitamente.
Queste sono le domande che finora sono state eluse:
- Qual è il piano che giustifica la sostenibilità economica della spesa di 750mila euro nel ristorante Malga Lagorai? Quanti clienti avrà, da dove verranno, quanto guadagnerà, in quanti anni si ammorterà l’investimento?
- Viene promesso che la Val Lagorai verrà tutelata, che non si faranno interventi che modifichino la percorribilità delle strade e dei sentieri. Vi è un impegno formale in tal senso?
- Farsi concedere una malga per farne un ristorante sarebbe difficile, mentre per la Magnifica Comunità, proprietaria, è fattibile. Se il ristorante fosse funzionale a una società privata, sarebbe lecito realizzarlo con denaro pubblico?
Riteniamo che i Vicini, i Soci SAT, e i cittadini tutti abbiano diritto di avere delle risposte chiare da parte degli amministratori della Provincia, della Magnifica Comunità e dei Comuni valligiani.
Chi concordasse con quanto esposto può aderire scrivendo a malga.lagorai@virgilio.it
Un gruppo di Vicini e Soci SAT. Seguono 28 firme.