Una bella eccezione fra i media sudtirolesi
Senza azionisti, senza ideologia: il sito salto.bz compie 5 anni
Lorenz Gallmetzer, giornalista sudtirolese, fondatore negli anni Settanta di Südtiroler Volkszeitung e Tandem insieme ad Alexander Langer, poi per trent’anni all’ORF, l’ente di stato austriaco, come corrispondente da Washington e Parigi, scrive un appassionato articolo contro il doppio passaporto. Lo fa in risposta all’articolo di un altro giornalista, Reinhard Olt, di origine austriaca, ma per molti anni alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, che critica da destra il governo austriaco di destra perché pone, almeno a parole, la condizione del consenso del governo italiano per concedere ai sudtirolesi di lingua tedesca e ladina il passaporto austriaco.
Gallmetzer vede nella proposta di doppio passaporto un attacco alla convivenza pacifica. Rivendica il plurilinguismo del Sudtirolo, il successo dell’autonomia come soluzione buona per un territorio plurilingue. L’articolo è stato scritto per un giornale austriaco, ma appare anche sulla piattaforma di informazione salto.bz.
Nei commenti che seguono, ci sono consensi, ma anche pesanti attacchi e perfino offese all’autore, da parte dei “patrioti”, che vivono in un clima di odio etnico da anni Cinquanta. Poi viene pubblicato l’intervento di un lettore che mette in luce il pericolo che con la questione del doppio passaporto le ferite, mai rimarginate, ricomincino a sanguinare. Colpa delle scuole separate, dello sport separato, della mancanza di incontro nell’età della formazione.
E (si) chiede: “Come può ad esempio un giovane di lingua tedesca, che per anni non ha sentito altro che discorsi contro i ‘Walschn’ (dispregiativo per Italiani), farsi una propria opinione, se non ha mai parlato con un suo coetaneo di lingua italiana?”.
Ecco, questo è salto.bz, da 5 anni lo specchio del Sudtirolo. Una delle regioni più ricche d’Europa, senza grandi problemi economici, con moltissimi cittadini e cittadine bilingui e plurilingui che godono della multiculturalità, e però con piccole forti minoranze piene di odio verso tutto ciò che è diverso da sé. Una provincia europea anomala, dove non esiste il pluralismo dei mass media.
Su salto.bz si parla di cultura, politica, ambiente, società, economia, cronaca. E poi c’è la community, dove chiunque può scrivere, contribuendo a un dibattito pubblico che altrove non esiste. Nulla si traduce, ma ognuno scrive nella sua lingua o nelle sue lingue.
Salto.bz è andato online per la prima volta il 22 marzo 2013. È nato dalla convinzione di un gruppo di persone che volevano un giornale online, in due lingue, che sapesse mettere opinioni a confronto, “senza schierarsi in modo preconcetto o ideologico” (come scrivono sul sito nel presentarsi). Due anni di discussioni e di preparazione e poi è nata una cooperativa di lavoro ad azionariato diffuso. Il numero elevato di soci è voluto per promuovere la pluralità dell’informazione e per salvaguardare l’indipendenza editoriale. Il giornale non si può vendere se non con il consenso dell’assemblea plenaria. Perché c’è in giro un compratore seriale. Il consiglio d’amministrazione viene eletto dall’assemblea, e i suoi componenti non vengono pagati a nessun titolo. L’adesione è aperta a nuovi soci e anzi incoraggiata per aumentare il numero e la varietà degli “azionisti”.
I primi cinque anni presidente del Consiglio di Amministrazione è stato Max Benedikter, che svolge un’altra professione, ma ha ben chiari gli obiettivi da raggiungere: giornalismo di qualità e i valori di indipendenza, responsabilità, merito, solidarietà e trasparenza.
Alla fine di maggio il Consiglio di Demos2 (la cooperativa proprietaria del sito) è stato rinnovato; una parte dei fondatori ha lasciato, per permettere un rinnovamento anche in vista di un aumento della parità di genere. Dopo i primi anni di difficoltà finanziarie e organizzative, il giornale online ha quest’anno un risultato di bilancio positivo.
Il presidente uscente lo attribuisce all’impegno e alla passione dei redattori e delle redattrici. Ma non nasconde l’ambizione di rafforzare la parte professionale attraverso investimenti, come pure di trovare il modo di coniugare in modo produttivo il giornalismo interno con il contributo dei cittadini che hanno cose importanti da raccontare o da chiedere al giornalismo professionista.
È una sfida del giornalismo moderno, se vuole porsi come voce utile alla crescita democratica e svolgere il ruolo di ausilio della partecipazione alla vita pubblica.
Una voce fuori dal coro e quindi indispensabile
Nel panorama miserabile dell’informazione sudtirolese, dove esiste una concentrazione incredibile non solo di giornali, televisioni, radio, ma anche di piattaforme online, che fanno tutti parte di un quasi monopolio privato, salto.bz è una voce indispensabile alla società civile sudtirolese che non voglia chiudersi completamente nelle realtà etniche vicine e non comunicanti.
La redazione conta su redattori di grande qualità. Basti ricordare Christoph Franceschini che, lasciato il Neue Südtiroler Tageszeitung (purtroppo ormai avvicinatosi politicamente ai Freiheitlichen), ha trovato in salto.bz uno spazio ideale per esprimere le sue potenzialità di giornalista d’inchiesta, di storico e politologo. Oltre naturalmente a scrivere i grandi libri di inchiesta per cui è molto noto. O Sarah Franzosini, che riesce a farsi leggere perfino quando scrive della politica locale.
Ma, anche se nel presentare se stessi i pionieri di salto.bz sostengono di prescindere da posizioni ideologiche, è ben chiaro che nel Sudtirolo dove gli abitanti si sono “abituati” gli uni agli altri senza però vivere davvero insieme, chi pone come propria condizione di esistenza l’uso di due lingue e la possibilità di parlare di tutto insieme, è al di fuori del progetto politico egemone della separazione. E quindi viene percepito come nemico, se non altro perché dà la parola a tutti.
Il presidente di Demos2, quando dice che il giornale, per far emergere dalla chiusura in se stessi, potrebbe raccontare le buone pratiche, fa un esempio che fa rizzare i capelli a gran parte della politica sudtirolese: “Prendiamo l’ultima politica sugli asili tedeschi. Oggigiorno un qualsiasi viennese che va a iscrivere il proprio bambino all’asilo la prima cosa di cui si informa è se il figlio avrà possibilità di imparare, attraverso nuovi modelli didattici, più lingue. È una richiesta non solo legittima ma sensata di ogni famiglia europea. In Alto Adige invece ci rifugiamo nella follia più totale di mantenere un folclore all’interno di un asilo tedesco cittadino. Esempi come la Scuola Europea sono quelli che salto potrebbe raccontare e che potrebbero sbloccare alcuni immobilismi della nostra società” (vedi l’ intervista di Sarah Franzosini e Lisa Maria Gasser a Max Benedikter; salto.bz 19/05/2018).
Insomma salto.bz scrive delle belle cose del Sudtirolo ed è anche il bambino che dice: il re è nudo. C’è da augurarsi che duri a lungo e riesca a mantenere la serenità e l’energia per guardare in faccia la realtà e raccontarcela.