NOT: Rossi può tirare un sospiro di sollievo
Ci sono novità, alcune preannunciate, altre meno, sulla vicenda NOT, il nuovo polo ospedaliero del Trentino. Come scrivevamo già nel numero di ottobre, la Provincia dovrà rinnovare la gara. Cosa vuol dire? Si torna al 2011: le imprese concorrenti (supposto che ci siano ancora) sono le stesse di allora, ma il Tribunale chiarisce che sarà necessario effettuare prima un nuovo controllo, per verificare che siano presenti all’oggi i requisiti necessari per poter partecipare alla gara di appalto. E questo per alcune delle aziende potrebbe essere un problema, essendo passato quasi un decennio.
Si torna anche al project financing, sistema che tanto piaceva alla Provincia nel 2011 e che consiste nella realizzazione di opere pubbliche attraverso il finanziamento, totale o parziale, da parte dei privati, che poi trovano la loro remunerazione nella gestione delle opere stesse.
Questa non è una buona notizia: oggigiorno la finanza di progetto, per usare un eufemismo, non convince più così tanto e c’è il rischio molto concreto (in questa direzione va il precedente dell’ospedale di Mestre) che la gestione dei privati, tesa ovviamente al risparmio per il rientro dei costi, offra servizi pessimi.
Ci sono però anche buone notizie: la Provincia potrà modificare il bando originario per renderlo più attuale e fare in modo che risponda meglio alle esigenze sopravvenute; ma la partita più importante si giocava sulla richiesta dei risarcimenti per violazione del giudicato avanzati dalle aziende che avevano partecipato alla gara originaria,: la violazione, stando ai ricorrenti, avrebbe riguardato una sentenza del Consiglio di Stato del 2014 in cui il tribunale stabiliva che “la Provincia può procedere alla rinnovazione della gara a partire dalla fase di presentazione delle offerte”. Sentenza che era stata erroneamente interpretata dalla Provincia, la quale non aveva riconosciuto in quel può un potere/dovere e aveva deciso di seguire un’altra strada, revocando il bando originario.
La sensazione è che questa volta, quanto meno sul piano giuridico, la PAT abbia giocato bene. È stata la stessa Provincia, infatti, per evitare ulteriori errori di interpretazione, a chiedere al Tribunale come si sarebbe dovuta comportare: questa strategia di chiedere alla corte come correttamente applicare le sentenze ha funzionato, perché ha dimostrato, stando al Consiglio di Stato, “la volontà da parte della Provincia di ottemperare agli ordini del tribunale” e non essendo stata provata, di contro, “la volontà della Provincia di Trento di non dare esecuzione alla sentenza del Consiglio di Stato del 2014”, nessun risarcimento è dovuto.
Ugo Rossi può dunque tirare un sospiro di sollievo: finalmente un assist dalla tanto criticata giustizia amministrativa.