Projectfinancing yes, projectfinancing NOT
Il projectfinancing è molto conveniente; anzi no.
Il balletto intorno al Nuovo Ospedale di Trento (NOT) non si limita all’avvincente discussione sul suo posizionamento, tema che alla fine dello scorso anno aveva appassionato il presidente Ugo Rossi e fatto calcare in testa all’assessore Luca Zeni il “berretto delle istituzioni” (vedi QT n. 11, novembre 2015).
Come qualcuno ricorderà, la suggestiva idea di far sorgere il nuovo polo ospedaliero sui terreni di Mattarello – al posto di una cittadella militare mai realizzata – era maturata come possibile escamotage per aggirare la sentenza del Consiglio di Stato del 13 ottobre 2014. Una sentenza che aveva soppresso la commissione tecnica di valutazione dei progetti in gara a causa di “gravi errori procedurali” e che di fatto aveva bloccato i lavori.
Oggi l’ipotesi Mattarello è sfumata tra le polemiche, a favore della destinazione iniziale (via al Desert). E la Provincia ha dovuto escogitare un’altra scappatoia: sostenere che il meccanismo del projectfinancing, sul quale il primo bando si basava, non è più conveniente a causa di mutate condizioni di mercato.
Giusto per precisione, va ricordato che la fantomatica finanza di progetto avrebbe previsto l’affidamento della gestione della struttura alle imprese costruttrici per 27 anni e 6 mesi, con un cospicuo contributo (55 milioni all’anno) da parte dalla PAT.
È lecito domandarsi in quali “condizioni di mercato” un simile accordo potesse essere conveniente per la Provincia.
Piuttosto sembrano evidenti, a prima vista, i vantaggi per gli eventuali vincitori della gara d’appalto. Non a caso tre delle quattro imprese partecipanti al primo bando, Salini Impregilo Spa in testa, hanno fatto ricorso al Tar per chiedere l’annullamento della revoca dell’appalto ed un risarcimento, sia per le spese sostenute che per il mancato guadagno; mentre la quarta (Mantovani Spa), forse disamorata, si è limitata a chiedere il risarcimento.
A proposito di soldi: piazza Dante sostiene che abbandonare il projectfinancing dovrebbe portare ad un risparmio tra i seicento e i settecento milioni di euro rispetto ad una cifra complessiva che si aggira sui due miliardi (come riportato da Franco Gottardi sull’Adige dello scorso 14 novembre); gli avvocati delle imprese sono di diverso avviso e ridimensionano la cifra a non più di venti milioni. Insomma: duemila secondo gli organizzatori, cinquanta secondo la Questura.
Il tribunale per ora ha dato ragione alla Provincia, respingendo i ricorsi di Salini Impregilo e Pizzarotti. Sull’Adige del 24 novembre Sergio Damiani riporta uno stralcio delle motivazioni della sentenza riguardante Pizzarotti, nelle quali il giudice richiama la “massima flessibilità operativa” offerta da un appalto tradizionale rispetto alla finanza di progetto “in un contesto dinamico come quello delle politiche sanitarie provinciali”.
Appunto. E in quale contesto, quindi, il projectfinancing sarebbe stato conveniente?
A breve arriveranno anche le sentenze riguardanti Cmb e Mantovani, per le quali ci si aspetta il medesimo risultato; dopo di che bisognerà vedere se le imprese decideranno di ricorrere in appello.
Sta di fatto che per il momento la Provincia sembra averla passata liscia. D’altro canto, il tempo scorre e non si vedono cantieri all’orizzonte: l’inizio dei lavori per il NOT slitta a data da destinarsi. Chissà che almeno da questo punto di vista sotto il “berretto delle istituzioni” non ci sia spazio per un po’ di autocritica.