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QT n. 2, febbraio 2018 Cover story

Revisori sotto accusa

Caso BTD-Servizi Primiero: sotto accusa l’organo di controllo delle cooperative, che aveva accertato e denunciato le illegalità

Non di rado, di essere accusati e processati capita anche ai galantuomini, i quali ci restano particolarmente male perché non se l’aspettano e perché non se lo meritano. Da un momento all’altro si trovano nelle mani di un potere che, se potrà pesare in un futuro prossimo sulla loro libertà e sui loro beni, di sicuro mette subito in discussione la loro persona e la loro reputazione. Questo stato di cose s’è fatto più grave e frequente negli ultimi decenni, nel corso dei quali l’ondata giustizialista ha oscurato il senso della presunzione d’innocenza, o di non colpevolezza se si preferisce, conquistata dal pensiero giuridico moderno e introdotta nella Costituzione repubblicana. C’è poco da star tranquilli e dichiararsi sereni.

Ora la Procura della Repubblica di Trento ha accusato i revisori della Federazione trentina della cooperazione di aver omesso di rilevare, segnalare e impedire, in violazione dei loro doveri, una serie di comportamenti criminosi degli amministratori della fallita cooperativa BTD-Servizi Primiero, quella di Renato Dalpalù per intendersi; si va dal ricorso abusivo al credito bancario alle false quantificazioni delle rimanenze, dall’emissione di fatture poi stornate ad illecite operazioni sull’IVA, sino all’acquisizione di rami d’azienda e alle fusioni con società decotte o in crisi.

Tutte operazioni fraudolente, delle quali i revisori della Federazione, negligentemente, non si sarebbero accorti per tempo ed in tempo.

L’accusa sarebbe anche divertente, se il contesto del processo penale non la rendesse di per sé drammatica. In pratica si rimprovera al controllore di non essersi accorto immediatamente della frode che si stava preparando, con una singolare commistione e rovesciamento dei ruoli tra frodatore e frodato. Il fatto è che accorgersi delle frodi non è semplice per definizione, altrimenti non sarebbero frodi, ma illiceità o addirittura crimini palesi, evidenti al primo sguardo. Il non facile compito dei revisori è, appunto, pure quello di accorgersi delle irregolarità contabili connesse a queste frodi, ed è proprio quello che i revisori della Federazione in realtà hanno fatto: le irregolarità ed i raggiri attuati dagli amministratori della BTD Primiero non sono affatto sfuggiti e sono stati da loro denunciati, mettendo in moto nei tempi di legge le procedure che hanno portato alla messa in liquidazione coatta amministrativa della BTD, cosa che per le cooperative equivale al fallimento.

Cosa fa un revisore?

Alcune informazioni per capire meglio. Il compito della revisione cooperativa, affidato ai revisori della Federazione, consiste nella verifica dei caratteri e delle finalità degli enti cooperativi ed è disposta in forma ordinaria ogni due anni, salva la ricorrenza di alcune situazioni specifiche che richiedono la revisione annuale. Nel caso della BTD la revisione cooperativa dovuta era biennale, e con tale cadenza è stata attuata.

Ai revisori della Federazione è inoltre affidata la revisione legale dei conti, da attuare secondo le direttive comunitarie recepite dall’ordinamento italiano. Il revisore legale non è un organo della cooperativa, opera dall’esterno, non ha poteri ispettivi, non certifica il bilancio, né l’autenticità dei documenti.

Il suo dovere è di accertare la rispondenza formale del bilancio, nel suo complesso, alle norme di legge che ne disciplinano la redazione ed ai corretti principi della contabilità. Per farlo può avvalersi solo degli atti e documenti che gli amministratori gli mettono a disposizione, ed applica procedure di verifica su base campionaria. Non può e non deve entrare nel merito delle scelte degli amministratori, né accertare l’esistenza di fatti non documentati o documentati con dolo in modo fasullo. In definitiva, un controllo contabile formale, senza alcuna garanzia circa la verità delle proprie attestazioni e senza responsabilità per la successiva eventuale scoperta di non corrispondenza al vero.

Funzioni, responsabilità e poteri totalmente divergenti da quelli dei sindaci, organi della società che operano al suo interno, con obbligo di estendere il controllo alla verità dei documenti ed al merito degli atti, parificati sotto questo profilo agli amministratori. Incriminati a loro volta e con ben altra ragione nella vicenda qui in esame.

Tornando alla BTD, fino al 2013 compreso tutto bene: le finalità della cooperazione sono rispettate ed i bilanci risultano redatti come si deve.

Renato Dalpalù

Il 2014 è l’anno di rottura ed i revisori se ne occupano nel 2015, scadenza biennale della revisione cooperativa. Si occupano ovviamente anche della revisione dei conti 2014 nei primi mesi del 2015, quando il bilancio è redatto e depositato. In questo frangente, nei tempi e modi previsti dalla legge, si accorgono dei misfatti degli amministratori e immediatamente li rilevano e segnalano. Che potevano fare di più e di meglio? Nulla. Hanno pienamente impiegato la diligenza richiesta nell’esercizio dell’attività professionale prestata.

Si può, forse,scusare lo zelo della pubblica accusa, cui incombe l’obbligo di esercitare l’azione penale per dettato costituzionale: nonostante le sottili elaborazioni di insigni giuristi, sembra illogico, oltreché difficile in concreto, imporre la presunzione d’innocenza al pubblico ministero, il cui compito è quello di raccogliere le prove della responsabilità dell’accusato e di convincerne il giudice, con una naturale tendenza ad allargare il campo delle imputazioni.

Più importante è osservare che l’incriminazione dei revisori mette in luce luoghi di crisi generali e profondi, dei quali i nostri malcapitati galantuomini fanno le spese.

Come funziona una cooperativa?

Rovereto, i lavori di ristrutturazione di palazzo Balista avviati dalla BTD-Servizi Primiero

Il primo di questi luoghi è la perdita di chiarezza e definizione circa la natura e la funzione dell’impresa cooperativa rispetto all’impresa di capitale. Un effetto, probabilmente, del successo stesso della cooperazione. Il principio cardine della società cooperativa è lo scopo mutualistico, quello della società di capitale è lo scopo di lucro. Da una parte si punta a realizzare l’interesse dei soci al lavoro, al consumo di beni ed alla fruizione di servizi in condizioni di reciproca tutela ed assistenza; dall’altra si investono capitali per ottenere il massimo profitto. Detto così, è semplice, mentre le sfumature sono invece innumerevoli e grigie le zone di confine. Certo è che i parametri dell’arricchimento e del rischio si propongono ben diversamente nell’uno e nell’altro tipo d’impresa, così come diverse sono le regole da applicare.

La vicenda della BDT del Primiero è per quest’aspetto emblematica e ne riecheggia altre simili, quella della LaVis, ad esempio.

Un gruppo di lavoratori e/o produttori si allea, diviene istituzionalmente solidale nell’interesse comune ed in quello di ogni singolo associato. Le cose vanno talmente bene che gli amministratori si fanno prendere da manie di grandezza, le quali muovono di pari passo con la auri sacra fames, l’esecranda fame di denaro che non lascia indifferenti gli associati. Coloro che nel contesto della mutualità sono degli onesti amministratori, abbagliati dal successo, d’un tratto si vedono e si propongono come intraprendenti capitani d’impresa, senza averne la stoffa, le abilità e le conoscenze.

Ciò che maggiormente li illude e sostiene è il conseguimento dei seggi di preminente potere dentro la Federazione, come nel caso Dalpalù, e l’appoggio dei vertici della politica provinciale, come nel caso LaVis.

Così la BDT, efficiente associazione di onesti muratori che sanno far bene il loro mestiere, si lancia nell’acquisto di pacchetti azionari della Marsilli, società per azioni operante a livello relativamente alto nel contesto dell’edilizia provinciale, si fonde con essa, ne acquisisce il portafoglio e la crisi, raddoppia il fatturato ed i debiti.

Che ne è della cooperativa?

È rimasta una società di lavoratori solidali o è divenuta un’impresa che deve rendere conto del capitale agli azionisti? Ne è venuto fuori una specie di Minotauro, frutto di un connubio contro natura, confinato entro un labirinto inestricabile. Da notare che l’espansione della cooperativa non era dovuta a speciali capacità manageriali, ma con buona probabilità al fatto che il suo uomo di punta, Renato Dalpalù, ricopriva in quegli anni una pletora di cariche e si proponeva come l’astro nascente della Cooperazione trentina, delfino di Diego Schelfi con salda copertura politica. Ci fu presunzione. Sta di fatto che, alla ricerca del filo per uscire dalle difficoltà, i capitani coraggiosi della BTD non hanno trovato di meglio, incapaci d’altro, che inventare sotterfugi di infimo livello: lo sconto ripetuto delle medesime fatture presso diverse banche, l’emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti, fraudolente registrazioni a bilancio.

I revisori intervengono sempre nel rispetto dei tempi, cadenze e procedure stabiliti dalla legge, scoprono criticità ed illiceità, immediatamente le denunciano.

Troppo tardi, secondo i liquidatori e secondo il Pubblico ministero: i revisori avrebbero dovuto ingerirsi e controllare prima. Senonché gli anni regolarmente controllati sono a posto ed i successivi controlli, quelli che rivelano la frode, sono puntualissimi e puntualissima è la denuncia.

Il Minotauro scuote le corna: si pretendono dai revisori della mutualità attività che competono agli organi delle società con fine di lucro.

Secondo luogo di crisi. Gli affari non sempre vanno bene, a volte si guadagna, a volte si perde. Capita alle singole imprese ed al sistema delle imprese. Per i paladini del liberismo che succeda alle imprese è un bene, perché così si tagliano i rami secchi e si rafforza la crescita; che succeda al sistema economico nel suo insieme, invece, non è possibile, a meno che non intervengano nel mercato indebite ingerenze. Per cui la grande recessione, accaduta ancorché impossibile, è di sicuro colpa di qualcuno.

Se un’impresa va male, la BTD Primiero ad esempio, ci devono essere dei colpevoli. Ora, questo non è vero: le imprese possono andare a gambe levate per semplice incapacità o cattiva sorte degli amministratori, non perché gli amministratori sono dei farabutti, ed i mercati incappano in profonde crisi perché questa è la loro natura storica, non perché qualche cricca di perfidi complotta a danno del mondo. Anche se di perfidi ce ne sono e di danni ne fanno, sia chiaro. Ma siamo ancora nell’equivoco di partenza: la BTD è andata male quando ha smarrito il senso della mutualità ed ha pensato di sostituire alla capacità l’appoggio politico.

In quel momento ha perso l’ombrello della reciproca, solidale assistenza e tutela tra i soci, ed alla primaria esigenza di salvaguardare il lavoro si è sostituita la volontà di profitto, se non la brama di speculazione. Troviamo dunque i colpevoli, più ne troviamo meglio è. Bisognerebbe spiegarlo alle frotte di risparmiatori che, quando le borse volano, affollano i borsini delle banche ed i siti ove si trattano azioni in rete, col piglio di astuti ed esperti operatori finanziari; poi, quando entra in scena l’Orso e resta in mano il cerino, s’indignano col Governo perché non ridà loro il denaro perduto per ignoranza, inavvedutezza, o semplice sfortuna. Qui, nel caso particolare della BTD, gioca un altro elemento pratico: più si estende l’ambito dei responsabili, più si allarga il campo delle assicurazioni alle quali può convenire un discreto accordo piuttosto che l’alea d’incerti processi. La Federazione ed i suoi revisori però non c’entrano.

Terza riflessione. Sorvegliare e punire è la formula della capillare versione dell’esercizio del potere nelle società moderne. Formula tendenzialmente e storicamente totalitaria, che rispecchia pure la diffusa e continua generazione del potere dal basso. Gli strumenti assomigliano in modo impressionante a quelli della Controriforma, inquisizione e penitenza. Assomigliano pure alle istanze del contemporaneo giustizialismo. Non è che, per caso, si pretenda anche dai revisori della Federazione quell’ingerenza capillare, quel controllo assillante di ogni movimento della società e della politica, oltre i limiti dei tempi e procedure fissati dalla legge, che il giustizialismo pratica e vuole sia praticato?

Domande eccessive e fuori tema? Beh, non fa mai male riflettere, specie sui paradossi.

La ccoperazione e il potere politico

Il che porta all’ultima osservazione. Qual è il rapporto della cooperazione con la Provincia autonoma nella sua veste politica?

Per legge regionale, esiste un’apposita struttura amministrativa della Provincia che esercita nei confronti della cooperazione l’attività di vigilanza. Ad essa si affianca con compiti differenti l’autorità di revisione dell’associazione di rappresentanza cui la cooperativa aderisce, la Federazione. Ora pare che la vigilanza amministrativa, la quale comporta penetranti funzioni, sia passata dalle mani della struttura amministrativa a quelle della Giunta provinciale. Se e come questo sia accaduto è da verificare con precisione e solleva delle preoccupazioni.

Perché taluni Presidenti ed Assessori hanno spinto la loro presenza e ricerca di consenso entro cooperative a vasta partecipazione, facendole oggetto di loro personali progetti politici. La vicenda LaVis, anche per quest’aspetto, è esemplare. Tanto Lorenzo Dellai, quanto Tiziano Mellarini si sono prodigati ai tempi del direttore Peratoner e del commissario Zanoni e, guarda un po’, i rilievi rigorosi dei revisori della Federazione hanno doverosamente messo dei bastoni fra le ruote.

Ora,nel caso della BTD, gli stessi revisori passano dalla parte degli accusati, con tutte le riserve e perplessità di cui s’è detto. Come mai? Non è che adesso si giochi a rendere la pariglia? Perché la Provincia, quale ente di vigilanza influenzato da alcuni politici, ha autorizzato l’azione di responsabilità civile dei liquidatori della BTD Primiero contro la Federazione ed i suoi revisori?

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Commenti (1)

I revisori trentini Federico

I revisori cooperativi , purtroppo per quanto visionato, quantunque professionalmente preparati non sono mai stati indipendenti come prevede la normativa, e, di errori grossolani li fanno quotidianamente.
ricordo quanto successo alla cantina Lavis ... di fronte ad un commissario che svaluta il magazzino di 1/3 a tavolino, non dicono nulla.
adesso vengono fuori le problematiche delle rimanenze di altra cooperativa ... forse sarebbe ora che detti professionisti adempiano correttamente al loro dovere e mettano i valori realistici delle rimanenze ... ma non solo quelle .... potrei fare il nome di diverse cantine hanno magazzini valorizzati a cifre enormi e.... i revisori non dicono nulla.
Sorprende la magistratura non sia intervenuta prima avendo a disposizione denunce in cui si evidenziano determinate mancate attività da parte dei revisori cooperativi.
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