Dalpalù e la BTD
Ascesa e crollo di una cooperativa edilizia
La cooperativa BTD Servizi Primiero è una delle grosse aziende di costruzioni in grave crisi. Da un mese non paga i 52 dipendenti, ora tutti in cassa integrazione, ha come gruppo 27 milioni di debiti, e monta la protesta dei creditori, artigiani che non vengono pagati e ora cercano, attraverso l’associazione di categoria, di far valere i propri diritti. Intanto i soci, per tutelarsi, hanno sospeso il direttore e vicepresidente Fabiano Dalla Sega e hanno portato tutta la contabilità al Consorzio Lavoro Ambiente, socio in diverse partite, capogruppo delle coop settore lavoro.
È la crisi, si potrebbe dire, con amarezza. Tanto più dura nel settore delle costruzioni, affetto da una crescita drogata negli anni dei troppi soldi dell’Autonomia (in proposito, vedi, quasi profetico, “Le imprese delle costruzioni in cifre” all’interno del servizio “I grandi sprechi” su QT del gennaio 2011).
Eppure qui siamo oltre il pur drammatico flop di un’azienda in un settore disastrato. Perché, a guardare bene, si scrive BTD, ma si deve leggere Dalpalù. Sì, lui, il designato successore di Schelfi alla massima carica nella cooperazione trentina. Che quindi non solo, da presidente del Sait, ha sulle spalle la crisi del consorzio e a seguire di tutto il settore delle cooperative di consumo, ma porta anche la responsabilità di singole avventure imprenditoriali pessimamente gestite.
Che Renato Dalpalù sia stato l’uomo forte, il punto di riferimento della BTD, lo si vede anzitutto dalle cariche sociali ricoperte. Se il presidente, Franco Bettega, persona degnissima, è però un semplice muratore, la mente della società è appunto Dalpalù, nominato consigliere il 4 maggio 2007 e contemporaneamente membro del comitato di controllo sulla gestione (formato da 2 persone, è in pratica il collegio sindacale), cariche in cui viene confermato nel 2010 e ancora nel 2013. Quando nel 2014 la società cambia assetto, sostituendo al comitato di controllo il collegio sindacale, lui ne diviene presidente.
Ma oltre alle cariche, quello che conta sono i rapporti. E Dalpalù, oltre ad essere una potenza nella cooperazione, lavora anche nello studio di commercialisti Matuella- Monti di Rovereto, uno dei più importanti in Trentino; e come vedremo, il destino della BTD, quando dal Primiero si libra a livello provinciale, si intreccia profondamente con i professionisti e le aziende seguite da Matuella e Monti.
L’affare s’ingrossa
Appunto, il salto di livello. Ad un certo punto la BTD, piccola impresa di valle che a Trento aveva un piccolo ufficio di una stanza, inizia ad ingrandirsi. Dietro c’è un disegno della Federazione delle Cooperative. Disegno strategico, anche se non portato in Consiglio di amministrazione di Fed Coop; non ci si immagini che il Cda della Federazione abbia un qualche ruolo, vi regna piuttosto, come denuncia la consigliera Marina Mattarei il “disordine amministrativo”, le riunioni sono delle perdite di tempo e le decisioni vengono prese altrove, in questo caso, molto probabilmente, tra Diego Schelfi e Renato Dalpalù.
Dunque il vertice della Federazione valuta che non sia il caso di lasciarsi sfuggire lavori sul territorio appannaggio di imprese esterne, come la realizzazione dello studentato Sanbapolis che ha visto come capofila i bolzanini del Cle (Cooperativa Lavoratori Edili, con BTD per una quota di lavori secondari) o il carcere costruito dalla Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi. Il fatto è che in provincia non c’erano imprese cooperative di dimensioni adeguate a partecipare, vincere, gestire gli appalti più significativi. Di qui la decisione di far crescere in dimensioni una impresa cooperativa, individuata nella BTD.
Disegno legittimo, su cui non c’è nulla da ridire. Saranno le modalità di questa crescita a risultare nefaste.
BTD infatti inizia una strategia di espansione tramite acquisizioni di appalti o di intere aziende in difficoltà spesso seguite dallo studio Matuella-Monti, pagate accollandosene i debiti. La prima acquisizione è del 2012, la Marsilli di Rovereto, in crisi pur avendo vinto l’appalto-concorso di oltre 15 milioni per la nuova sede della Cassa Rurale di Rovereto a Palazzo Balista. Qui Dalpalù sembra fare un piccolo capolavoro: contemporaneamente consigliere di BTD, commercialista di Marsilli, tratta una riduzione dei debiti di Marsilli verso banche e fornitori, e pilota l’incorporazione dell’azienda nella più piccola BTD: Davide che acquista Golia.
Poi dalla Cooperativa Costruttori Lavoranti Muratori (Cclm) di Milano, grossa azienda (aveva realizzato la ristrutturazione della Scala), prossima al fallimento ma con in pancia un appalto per la scuola di Nago, BTD rileva il cantiere di Nago. Dalla Fiorito Costruzioni ora in concordato, con un mare di debiti (commercialista è ancora lo studio Matuella-Monti) rileva un cantiere di case Itea a Rovereto.
Dalla srl Itaca (di Gianni Bort, Casillo ex supermercati, e l’immobiliarista Severino Rigotti), proprietaria di un terreno in via Talvera a Gardolo con progetto d’avanguardia per Itea, case in legno e le più aggiornate tecnologie energetiche, BTD compra l’intera operazione, un contratto di 7,5 milioni.
Il caso è emblematico: BTD non ha fatto una valutazione adeguata dei costi, né ha la struttura e le competenze per portare avanti un appalto delicato e complesso e neanche per gestire i subappaltatori, spesso imprese disperate che poi non eseguono i lavori a dovere; i tecnici Itea, nei loro sopralluoghi, se ne accorgono e pretendono le condizioni di contratto. Ad oggi le palazzine, finite teoricamente a marzo 2014, non sono ancora rogitate.
Il fatto è che tutte queste acquisizioni, quando è il momento di tirare le somme, si rivelano operazioni di dubbia convenienza, in quanto l’impresa decotta, per assicurarsi l’appalto, aveva praticato un ribasso molto consistente e la subentrante BTD si trova a doverlo onorare, e in più pagare l’impresa stessa per il subentro.
Così BTD cresce, o meglio, si ingrossa, su basi incerte, per di più senza avere una struttura adeguata, maestranze comprese, e le acquisizioni operate frettolosamente, senza nemmeno verificare lo stato reale dei cantieri e la percentuale di lavori effettuati, si rivelano bagni di sangue. L’ultimo appalto disastroso è in Liguria, risolto con una rescissione in danno, con il pagamento cioè di danni per non averne onorato i termini.
Il crollo
Altre difficoltà vengono poi generate dall’arroganza. BTD costituisce una srl, Primiero Sviluppo, assieme alla Famiglia cooperativa di Primiero e CooperSviluppo (presidente Dalpalù) per dare alla Famiglia cooperativa una nuova sede, all’interno di un’operazione immobiliare (supermercato + 18 appartamenti): ci sono probabilmente alcune disinvolture urbanistiche e il Tar per due volte blocca tutto, anzi azzera la concessione. Ora si è in attesa della sentenza del Consiglio di Stato, ma intanto la Famiglia cooperativa opera in una sede teoricamente abusiva, definita in valle l’ecomostro del Primiero, e dei 18 appartamenti uno solo è stato venduto.
Infine si mette a piovere sul bagnato. Alcune gare vinte (circonvallazione di Cles e svincolo Interporto a Trento Nord) ed altre di imminente aggiudicazione (funivia San Martino-Passo Rolle) non porteranno ad alcuna realizzazione, causa la stretta nelle finanze provinciali.
Ed ecco quindi arrivare la crisi. Improvvisa, troppo improvvisa. Fino a due anni fa la società operava con soldi propri, senza ricorrere a fidi; e l’ultimo bilancio disponibile - quello del 2013 - distribuisce utili.
Ora il patatrac. Con la BTB - nemesi storica - che si trova ora essa a cedere, alla Collini Lavori, la gara per il Progetto Manifattura a Rovereto.
In queste righe abbiamo cercato di spiegare le cause economiche, industriali del tracollo. Ma come sia possibile da un punto di vista contabile, come possa collassare un’azienda teoricamente in attivo, non sappiamo dire. Ma non doveva Dalpalù, presidente del collegio sindacale (o del comitato di controllo gestione come si chiamava prima) vigilare sul Cda? Di cui peraltro uomo forte era lo stesso Dalpalù. Qui il conflitto di interessi (da sempre deriso dai burocrati di via Segantini) si dispiega in tutta la sua distruttività. Rimane il quesito: come mai quei bilanci sono repentinamente passati dall’attivo al tracollo, e chi li ha controllati? Su questo sta ora indagando la vigilanza cooperativa, che su quei bilanci ha pure apposto il proprio timbro.
Di certo c’è il precipitoso abbandono della società da parte dell’ex uomo simbolo, Renato Dalpalù. Il quale il primo dicembre del 2014 viene riconfermato consigliere d’amministrazione e nominato presidente del collegio sindacale, cariche che scadrebbero rispettivamente a fine 2015 la prima, addirittura nel dicembre 2017 la seconda. E invece si dimette da entrambe l’11 dicembre, esattamente dieci giorni dopo (per essere sostituito, alla presidenza del collegio sindacale, da Silvia Arlanch, anche lei - guarda caso - dello studio Monti-Matuella). Come mai questa fuga improvvisa?
Sui conti della BTD, e quindi sulla solerzia e correttezza di Renato Dalpalù sindaco, stanno approfondendo in diversi, e noi non intendiamo esprimere alcun prematuro giudizio. Però sul Dalpalù manager cooperativo i fatti parlano già ora chiaro. E parlano di un fallimento totale.