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QT n. 5, maggio 2015 L’editoriale

Parole al vento

In un’aula “sorda e grigia”, deserta dai deputati già partiti per il consueto weekend lungo, il ministro degli esteri Gentiloni ha informato i pochi onorevoli superstiti dal troppo lavoro (nessuno dei nostri) sull’uccisione del cooperante Giovanni Lo Porto, colpevole di essere stato rapito da terroristi colpiti da un drone americano. Lo Porto è vittima di “fuoco amico”, un effetto collaterale della politica degli assassini “mirati”, una pratica fuori da ogni regola e legge internazionale, ma ormai consueta, che si sta pericolosamente diffondendo. Pochi giorni prima le pacche sulle spalle, i sorrisi, i convenevoli, i saluti giovanilisti non si sprecavano fra Obama e Renzi. Il nostro premier - come prima Letta, Monti, Prodi, Berlusconi - in visita alla Casa Bianca trovava grande riconoscimento per l’azione dell’Italia e la solita retorica riservata a qualsiasi ospite. Tutti i Presidenti USA fanno così, ma qualcuno da noi crede ancora nella “enorme stima” americana verso una politica - la nostra - che faticano pure a decifrare.

Renzi però è sempre così. Lo stile assomiglia a quello di Berlusconi. O del primo Craxi. Grandi proclami, poca concretezza; grandi gesti, nessuna sostanza. E poi, spiace dirlo, il travisamento della realtà, insuccessi spacciati per riconoscimenti del “ruolo internazionale” ritrovato dall’Italia. L’episodio - imbarazzante e doloroso - dell’ostaggio ucciso è soltanto l’ultimo, forse il meno grave, data la prassi americana di non guardare in faccia nessuno. Pensiamo alla questione terrorismo e alla questione immigrazione. Davvero il quadro è scoraggiante.

A metà febbraio l’Italia stava per affrontare un’invasione. L’ISIS era alle porte. La Libia a un passo dal diventare la nuova provincia del califfato di Al Baghdadi. Arriveranno. Molto prima di quello che si credeva. Addirittura prima delle previsioni di Feltri e Sallusti. Sirte era conquistata. Le minacce quotidiane. Il ministro Gentiloni, fresco di nomina, non si spaventa: “L’Italia è pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale” - queste le prime dichiarazioni del ministro. L’Italia la guiderà, parola di ministra della difesa, pardon della guerra, Roberta Pinotti.

Per comprendere la cifra dei nostri ministri cercate su Google “intervista pinotti messaggero” e troverete l’intervista della ministra al quotidiano romano. Un delirio farneticante, affermazioni da dilettanti. Sembrava questione di ore per un intervento militare: bisognava decidere se entrare o meno con le nostre truppe di terra in Libia. Cinquemila uomini erano pronti.

E poi? Il nulla. Anzi la raffica - questa sì uscita da mitragliatrici ben oliate - delle smentite, del non è vero, dell’azione militare come “opzione sul tavolo” (altra espressione da pappagalli, tipica dei Presidenti USA commander in chief quando stanno per bombardare qualcuno). Poi altre dichiarazioni sulla priorità della diplomazia, sul grande ruolo dell’Italia nel Mediterraneo... Infine l’attenzione scema, la Libia è ancora uno Stato “fallito” con due governi, con varie presenze di gruppi “terroristici”, con l’ISIS che mette qualche bandiera nera e lancia qualche proclama contro il povero ministro “piacione” Gentiloni, che diventa un improbabile crociato.

Passiamo all’emergenza sbarchi. Qui le cose sono più facili. Il nemico assoluto c’è: sono gli scafisti. I nuovi spregevoli mercanti di essere umani. Quando pronunciava queste parole il viso teatrale di Renzi cercava la massima espressione di indignazione, salvo poi ridere salutando Angela, Françoise o David - come chiama i primi ministri ai vertici europei. Occorre colpire le navi degli scafisti. Come? Magari con il drone che ha ucciso Lo Porto? Pensiamo a un blocco navale. Per fare cosa? Per salvare meglio i naufraghi piazziamo corvette pronte a sparare agli scafisti. Renzi è riuscito a convocare apposta un vertice europeo sulla questione: bravo, ma gli esiti sono stati totalmente deludenti.

Questa è la nostra politica estera. È così da anni. Rimpiangiamo davvero Prodi. Adesso la situazione è molto peggiorata. Qualcuno ricorda che cosa ha fatto Renzi durante la sbandierata presidenza italiana dell’Unione Europea? Qualcuno sa che cosa sta facendo “l’alto commissario” della politica estera UE Federica Mogherini? Quale è mai la nostra politica, oltre il “contenimento” dell’Isis, e la “guerra” agli scafisti, nei confronti dell’altra sponda del Mediterraneo, dal Marocco alla Turchia, insomma verso tutte le nazioni non devastate dal terrorismo, e che invece aspirano a un rapporto più equo e più stretto con l’Europa, e che magari osano pensare di trovare nell’Italia un appoggio a questa loro aspirazione?

E invece andiamo avanti con le parole al vento.