Parla come mangi
Innsbruck si rivolge ai cittadini in modo nuovo: il vecchio burocratese va in soffitta
Una piccola rivoluzione (linguistica). Il modo di comunicare con la cittadinanza - in atti ufficiali, lettere, e-mail, al telefono - va radicalmente cambiato. L’amministrazione comunale e i cittadini si pongono sullo stesso livello-
“Frau Bürgermeisterin darf höflichst um Herbeiführung eines Beschlusses des Stadtsenats ersucht werden”: questa era la formula canonica in fondo ad un qualsiasi rapporto richiedente una decisione della giunta: “La sindaca viene cortesemente pregata di sottoporre all’attenzione della giunta... in vista di una eventuale mozione...”.
La sindaca viene pregata: da chi? Boh. Le persone non esistono. I collaboratori non hanno il diritto di agire in quanto persone concrete, devono funzionare come burocrati che si nascondono dietro un anonimo dipartimento.
Ora, il dipartimento o la sezione scrive semplicemente: “Chiediamo alla signora sindaca di presentare questo rapporto alla giunta e di mettere al voto la seguente proposta...”. Cioè: esistiamo come persone, “noi” (un dipartimento, una sezione) e perfino “io” (un singolo dirigente), e ci assumiamo la responsabilità e proponiamo un determinato modo di agire alla giunta. Che naturalmente può votare come vuole (nei limiti della legge, ovviamente), ma riconosce il semplice fatto che ha bisogno di collaboratori con nome e cognome.
Per un anno, esperti di comunicazione (perfino un professore universitario), consulenti di marketing, e rappresentanti di tutti i dipartimenti dell’amministrazione comunale di tutti i livelli (non solo i dirigenti) hanno lavorato, discusso, e prodotto un manuale, presentato alla giunta ai primi di novembre, che dovrà orientare tutte le forme di comunicazione del Comune.
Dove il Comune agisce in quanto autorità statale (ad esempio, per licenze edilizie, avvisi di sanzioni...), o emana documenti legali come avvisi di gara, ovviamente, il discorso cambia. Bisogna indicare quale dipartimento o ufficio agisce per il Comune o in nome della sindaca, a cui rivolgersi con un ricorso e spesso è inevitabile citare qualche brano di una legge, di una decisione della Corte Costituzionale o del TAR per motivare una decisione. Ma anche in questi casi cerchiamo di spiegarci nel modo più concreto e comprensibile, di evitare complicate costruzioni sintattiche, e perfino di provvedere a “traduzioni” (naturalmente fra parentesi) dal legalese nel linguaggio quotidiano.
Una semplice multa non ha bisogno di parole mostruose come “Uneinbringlichkeit” (scusate se nemmeno provo a trovare la parola italiana); il punto essenziale è che se scrivo “Se i soldi non ci arrivano entro il..., succede questo o quello”, lo Stato di diritto è salvo e il povero contribuente capisce di cosa stiamo parlando.
Nelle altre comunicazioni ai cittadini sono da evitare la forma passiva (“Noi chiediamo” invece di “Essa è richiesta”), le montagne di sostantivi cumulati (odiati anche da chi deve studiare il tedesco) al posto di semplici frasi con i verbi, le parole troppo lunghe e tutte le altre schifezze care al vecchio burocrate.
Anche al telefono, niente “Pronto”, niente anonimità. La formula da usare è: “Dipartimento..., cognome e nome e buon giorno”. E poi il manuale spiega come comportarsi per telefonare sia efficientemente (per capire di cosa si tratta) che cortesemente, per far capire a chi sta chiamando che è un cittadino con tutti i diritti. E scusate se è poco.
Lo so, non stiamo inventando la ruota per la prima volta nella storia. Ma in un’organizzazione burocratica con regole storiche che partono dalla imperatrice Maria Teresa nel Settecento, un manuale di questo tipo è veramente rivoluzionario.
Una sessantina di pagine, in formato di calendario, da tenere su ogni scrivania, con caricature, storielle, esempi, suggerimenti, scritte - in cooperazione - da gente che conosce la realtà quotidiana dell’amministrare e da esperti di come la lingua costruisce la realtà: ecco il nostro nuovo modo di parlare.
Per stabilire che la cittadinanza è sovrana, il Comune non è che “l’insieme dei cittadini e delle cittadine” (come recita la Costituzione), e l’amministrazione comunale è al servizio della gente. Non esistono sudditi: i politici, l’amministrazione e i cittadini lavorano insieme per il bene comune. Ed il Comune vuole usare un linguaggio che esprima esattamente questo.