Candidati improbabili: Caterina Dominici
Personaggio vulcanico, Caterina sta facendo fuoco e fiamme perché il suo (attuale) partito, il Patt, in preda a per lei incomprensibili smanie di rinnovamento, non vuole ricandidarla, dopo che per 13 anni è stata alla ribalta del Consiglio Provinciale nonché, occasionalmente, su qualche scranno assessorile. “Se non mi candidano, vado in un’altra lista. Oppure ne creo io una” - ha minacciato.
Cosa assolutamente credibile. La Dominici infatti in trent’anni di attività ha scorrazzato in ogni latitudine politica: sindaca comunista a Romallo nei primi anni ‘80, iscritta a Forza Italia nel 2001, espulsa nel 2002, eletta in Provincia con Autonomia Integrale, se ne distacca e forma Autonomia Popolare, poi passa al Patt... Un frenetico movimento alla ricerca del trampolino giusto, ma soprattutto della ribalta: tranne che a scuola, dove invece, preside del Da Vinci, latitava, nelle occasioni pubbliche è un’instancabile presenzialista a convegni, dibattiti, presentazioni, festival, trasmissioni tv, sempre seduta nelle prime file, indifferente ai mormorii del pubblico in occasione del suo immancabile, strampalato, intervento.
Né dell’attività politica ha trascurato le possibilità aperte dal clientelismo. Nel 2000 tramite l’assessore regionale del PATT Franco Panizza cerca di promuovere il marito prof. Wilkinson, che dovrebbe insegnare nella sua scuola e invece si fa vivo solo con certificati medici, come “ambasciatore della Regione in Europa” per “iniziative che possano favorire i rapporti tra le regioni dell’ovest e dell’est Europa”. E ancora, arrivata lei nel 2001 all’assessorato alla Cooperazione, cerca pure da lì un posto per il marito.
Di questa sua carriera, per noi non commendevole, ci piace però ricordare un lato positivo. Caterina, affacciatasi alla pubblica ribalta, era subito stata classificata come “la bruttona”. Non c’era politico né chiacchiera da bar che non le trovasse il viso cavallino, o il fisico da giraffa, o gli occhi, o i denti... Lei per anni è stata superiore: ha continuato, imperterrita, a mettersi in mostra, ad indossare abiti sgargianti; di più, a interpretare convinta, in filmati o lavori teatrali, ruoli di strega o di vecchia megera, rivendicando la propria fisicità. E alla fine ha avuto ragione: oggi non si dice più che è “brutta”, ma che è “particolare”.
Non certo per questo merita un posto da consigliere, dove continuerebbe con i suoi interventi scombinati e la sua confusa azione di piccole promozioni particolari. Ma un ringraziamento per aver insegnato a tutti una lezione di vita, di questo le siamo debitori.