Come si tutela l’ambiente
Si parla molto in questi mesi di tutela del territorio e di aree protette. Così, nello scorso aprile, il presidente della Giunta, Alberto Pacher, ha celebrato le “reti delle riserve” quali valide alternative al turismo di massa, che tanto ha modificato il paesaggio trentino. Sempre sul tema, il 23 maggio avrà luogo una giornata di studi su “Le reti ecologiche nella pianificazione territoriale”. Anche nel campo delle realizzazioni sul territorio si registrano novità. Ad esempio, sei siti di importanza comunitaria della catena del Lagorai sono diventati “zone di conservazione speciale”; si sta varando il nuovo parco fluviale del Sarca; in aprile Trento ha dato il definitivo via libera al nuovo parco naturale del Baldo, che si aggiunge al contiguo parco del Bondone. Viene così a costituirsi, sulla carta e nelle buone intenzioni, una lunga area protetta che da Trento conduce direttamente al lago di Garda: un territorio prezioso, che comprende splendide praterie, foreste demaniali, laghi, zone umide, tesori botanici, geologici e faunistici.
Di fronte a tali promesse, dovrei esprimere gioia. Prevale invece la diffidenza, alimentata da troppe passate delusioni. Temo che il tutto si risolva nell’ennesima produzione di belle foto e carta patinata.
Parco del Baldo e parco del Bondone significano Alto Garda, Valle dei Laghi, montagna di Trento; tutte zone fortemente segnate dal turismo, e non in bene.
È possibile grazie ai parchi naturali ottenere una svolta? C’è la volontà politica di farlo? Un parco naturale fatto di buone intenzioni non è niente. Occorrono fondi, una struttura amministrativa, una gestione omogenea di tutto il territorio, una politica turistica conseguente. Bisogna soprattutto correggere indirizzi sbagliati che già hanno prodotto danni evidenti, ma ai quali sono collegati importanti interessi economici. Senza un discorso chiaro in proposito, avremo soltanto chiacchiere.
In Bondone intanto si moltiplicano gli eventi unidirezionali di promozione sciistico-sportiva: gli “happy show”, gli acrobati con tavole e sci, le ciaspolade benefiche. Dopo aver rovinato con un sovradimensionato parcheggio la piana delle Viote, Comune e Provincia, per raccogliere qualche soldo, stanno svendendo le casermette austriache, aprendo la strada a quel turismo residenziale che ha già massacrato il Bondone.
Nella Busa e in Valle dei Laghi la musica non è diversa. Anche qui, con un territorio super affollato si prosegue in una politica turistica basata sull’adrenalina, con bikers funamboli e mondiali di motocross. Un turismo non certo fatto per educare alla bellezza e alla comprensione della natura. Il precedente del bosco Caproni in quel di Arco è istruttivo; intanto, non si sa per colpa di chi, l’olivaia è divorata dalla speculazione edilizia.
In conclusione, per salvare paesaggio e ambiente, una rete delle riserve non basta. Occorre un ripensamento di fondo, con criteri chiari e soprattutto un impegno finanziario adeguato. Questo non è un compito per piccoli comuni e neppure pel le Comunità di Valle. Tocca alla Provincia, vera responsabile del fallimento, cercare di rimediare nei limiti dl possibile.