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Cinici ambientalisti?

L’articolo dal titolo ad effetto “Ambientalisti: Sparate prima ai cuccioli”, pubblicato sull’Adige del 7 marzo, fa apparire l’uccisione dei giovani di capriolo e cervo come una sorta di cinico accanimento degli ambientalisti. L’abbattimento primaverile di femmine con cuccioli è una forma di caccia (di selezione?) che il WWF Trentino Alto Adige da sempre avversa, ma senza possibilità di arrivare ad una sua limitazione o abolizione, stante l’irriducibile opposizione del mondo venatorio (che forse si dovrebbe interrogare, oltre che sulla valenza gestionale, sull’eticità di una persecuzione diretta in una fase così cruciale del ciclo biologico, e su esemplari da poco affacciatisi alla vita, un valore anche per i cervidi!). In altre parole, se avessimo la possibilità di non consentire gli abbattimenti primaverili, ne saremmo ben lieti; non potendo farlo, vorremmo almeno prevalesse la logica ed il buonsenso.

Stentiamo a comprendere il tono e la finalità (se non quella, bieca, di gettare infondato discredito) dell’articolo sull’abbattimento dei cuccioli di capriolo e cervo anteriore a quello della madre durante il periodo della caccia primaverile. Il tono, ribadiamo, non il contenuto. Se si legge attentamente quanto riportato, appare chiaro che l’indicazione proposta da parte degli ambientalisti di Pan-Eppaa e WWF, ovvero di porre fine prima alla vita del cucciolo, lasciando la madre come secondo bersaglio, voglia introdurre un barlume di razionalità (oltre che di auspicata etica) in una forma di caccia di cui si fatica a riconoscere il significato. La sequenza “prima il cucciolo, poi la femmina” è peraltro riconosciuta come buona norma comportamentale (per lo sparante) anche dal presidente dell’Associazione Cacciatori Sassudelli (citato nel medesimo articolo).

E non richiede un grosso acume comprendere che un cucciolo, privato della madre, va di norma incontro a morte sicura (e con un’agonia e sofferenza ben superiore a quella provocata da un colpo di fucile), mentre una madre orfana della prole può sopravvivere. Un ultimo commento: dal momento che l’argomento trattato ha una stretta valenza tecnico-gestionale, ma, per la comune sensibilità, è un pugno nello stomaco, a che scopo dedicargli tanto spazio ed un rilievo così emozionale? Solo per rattristare tutti gli amanti degli animali, che spesso, peraltro, non sono particolarmente addentro nelle pratiche gestionali delle specie in oggetto, e come tali probabilmente giudicano questa pratica barbara e dannosa, quando in realtà forse è solo barbara? O per fomentare polemiche fornendo immagini distorte? Non vediamo nascere nulla di propositivo da grida di questa portata.

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