Se 380 milioni vi sembrano pochi
La PAT vuole risparmiare su insegnanti e didattica, per spendere (e sperperare) in edilizia. I sindacati accettano.
Parliamo in altro articolo delle Lavagne Interattive Multimediali, e di come il governo, nazionale e provinciale, pur nelle attuali ristrettezze economiche, siano disponibili a spendere un bel gruzzolo, anche più cospicuo del necessario, nei simpatici attrezzi, come pure per dotare di tablet gli studenti; ma invece non si preoccupino proprio di investire in nuova didattica, senza la quale i gadget elettronici sono solo banali sostituti di biro, gesso, carta e lavagna. Quando non c’è di peggio, si tratta di costosi automatismi da burocrati incolti, che all’investimento nel sapere antepongono la spesa negli oggetti.
Lo stesso discorso di fondo lo vediamo nell’avvilente confronto di questi giorni tra sindacati e Provincia. La quale si presenta buttando sul tavolo una necessità: tagliare. Tagliare 8 milioni di spesa corrente. Risparmiando sugli insegnanti, attività, organico e\o stipendio.
Gli sciagurati rispondono. Ossia i sindacati trattano. Cioè accettano quest’impostazione.
Per noi è completamente, radicalmente sbagliata.
“Non toglieremo un euro alla scuola”
Facciamo un passo indietro, quando era stata approvata la cosiddetta “riforma” della scuola Dalmaso (dal nome dell’assessora) che importava a Trento i principi della cosiddetta “riforma” Gelmini. Dellai assicurò, in tutte le lingue: “non intendiamo togliere un euro alla scuola, è un settore troppo importante”.
Chi scrive intervistò Sara Ferrari, che nel Pd segue il settore scuola: “Non è che Dellai finisce poi per lasciare sì invariati i fondi della scuola, ma togliendo all’insegnamento per dare all’edilizia?” “Questo pericolo ci può essere, vigileremo” fu la risposta.
Ed eccoci ora arrivati al dunque. Si comprimono le spese in docenza; e in contemporanea Pacher lancia un grande piano di sostegno all’edilizia, attraverso la spesa di 380 milioni in nuove scuole. Ma al Pd, non avevano detto che avrebbero vigilato? “I sindacati hanno accettato questa impostazione” ci rispondono, allargando le braccia. Come dire, ci hanno scavalcato a destra.
E i sindacati?
“I 380 milioni, vanno riferiti a un piano pluriennale che prevede tutta una serie di messe a norma di istituti che hanno bisogno di adattamenti, rifacimenti - ci dice Gloria Bertoldi, della Cgil - Penso che se in un piano si programma di adattare gli istituti alle norme e alle esigenze di una nuova didattica, non sia il caso di dire che si stanno spendendo male le risorse.”
E allora guardiamolo questo “Piano straordinario degli investimenti di edilizia scolastica”. La premessa è il solito refrain “la riforma del sistema educativo di istruzione e formazione pone al centro del progetto educativo la persona, proponendosi di preparare i ragazzi ad affrontare...” e bla bla bla. Come si realizzano questi nobili fini? “La qualità formativa non dipende solo dalle prestazioni professionali erogate dai docenti” ci mette in guardia il documento “la qualità degli apprendimenti è determinata dalla qualità degli spazi” e giù a spiegare le mille meraviglie di una nuova didattica, profondamente innovativa, anzi rivoluzionaria, se esercitata tra mura di recente costruzione.
A questo brillante concetto fa seguito l’elenco, sterminato, non solo di adeguamenti alle norme antisismiche, ma di demolizioni e ricostruzioni, spostamenti, ristrutturazioni e chi più ne ha, più ne metta
Accanto ad alcuni casi doverosi, come la nuova sede del Liceo artistico Vittoria di Trento, oggi malamente ospitato in uno sgangherato edificio in affitto presso il Bren Center, ce ne sono altri emblematici dello spreco più vistoso.
I veri sprechi
Ad esempio l’Iti Buonarroti di Trento, i cui nuovi laboratori, per una spesa di 5 milioni, sono stati inaugurati lo scorso anno; e il contiguo Itg Pozzo, con l’altrettanto recente superpalestra seminterrata con parcheggio sul tetto: entrambi destinati alla demolizione e al trasferimento a Piedicastello. Il che configura un caso limite: il terreno di Piedicastello è stato acquistato dall’amico (di Dellai) Schelfi (che l’aveva acquistato da se stesso quando era presidente di Isa) perché la Federazione delle Cooperative non sapeva più che farsene e vedeva milioni immobilizzati; e l’attuale comparto di via Brigata Acqui, ritenuto urbanisticamente ideale come polo scolastico è ottimo anche per l’edilizia, ed è facile immaginare che verrà venduto alla cordata di turno a prezzo di favore, come sempre si fa in questi casi. Insomma, i soldi della scuola impegnati nel soddisfare pelosi appetiti clientelari.
Questo, dicevamo, è forse un caso limite. Certo la profluvie di lavori previsti, indicano un’altra priorità, che non è quella dell’istruzione, bensì l’assistenza all’edilizia in crisi.
“Nell’ultimo rapporto di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica, la nostra Provincia risulta meritoriamente al primo posto nella classifica riferita agli istituti superiori e al secondo, dopo Prato, per le scuole materne e primarie: un’indagine che tiene conto di molti fattori, dalle strutture degli edifici ai servizi offerti, dai rischi ambientali all’adeguatezza e sicurezza degli ambienti. C’è allora da domandarsi: è proprio una priorità del sistema formativo provinciale, questo piano straordinario per l’edilizia scolastica? Quali grandi innovazioni pedagogiche e didattiche avrebbe introdotto la riforma Dalmaso, da richiedere un così pesante investimento per costruire, demolire, ristrutturare, fabbricare, interrare e traslocare?”
Questo si chiedono gli Stati Generali della Scuola Trentina, un’associazione di docenti impegnati nella politica scolastica. E in merito hanno prodotto interessanti documenti.
E i sindacati, invece?
“Ai nostri rilievi la Giunta ha risposto: la spesa in investimenti non si pone in discussione, noi vi chiediamo di ridurre la spesa corrente, e se non ci mettiamo d’accordo nel risparmiare lavorando sugli orari, mense, ecc, risparmieremo tagliando gli organici” ci dice un costernato Pietro Di Fiore della Uil Scuola.
“Abbiamo tutti sottoscritto un impegno per contenere il costo degli insegnanti: gli scatti fermi al 2011, la riduzione delle risorse ai fondi di istituto, che servono per le attività aggiuntive, a completare l’offerta formativa, per le lingue straniere, per il sostegno agli stranieri - risponde Bertoldi della Cgil - Alcune cose ritengo siano irrinunciabili, come il sostegno all’integrazione scolastica per i disabili; e vorrei anche che alle elementari, la sorveglianza alle mense sia effettuata dagli insegnanti, non da altro personale, perché i bambini chiedono un rapporto continuativo con i loro maestri”.
Non ci sembra che sia una gran scuola quella che risparmia sui disabili e le lingue straniere, per spendere in edifici continuamente rinnovati. E, sinceramente, non ci sembra un gran sindacato quello che accetta un’impostazione del genere.
Ma i sindacati, in fondo, sono condizionati da contrapposizioni di interessi interni: è difficile fare una battaglia contro nuove costruzioni, anche se inutili, quando si licenziano gli operai dell’edilizia.
Sono i limiti del sindacalismo, quando è mediocre. Ma che dire della politica, che dovrebbe come suo compito comporre i vari interessi della società in una visione complessiva? E invece sa solo andare avanti con una politica della spesa insensata ereditata da un recente passato, intersecandola con più attuali, ma altrettanto insensate, spending review a danno del nostro futuro.