Il sindaco e l’acciaieria
Rileggendo la cronaca degli ultimi tre anni sul sequestro ed inquinamento delle acciaierie e gli interventi del sindaco di Borgo, Fabio Dalledonne, se ne ricava qualche motivo di perplessità. Crediamo infatti che il sindaco avrebbe potuto usufruire del suo ruolo istituzionale per tutelare con più incisività la comunità che rappresenta la sua valle, essendo il primo responsabile della salute. È paradossale che il sindaco guardi alla Green Economy (Trentino, 8 maggio scorso), mentre sembra prospettare almeno altri trent’anni di siderurgia pesante per Borgo e la Valsugana, guardando con un certo apprezzamento alla trattativa con Feralpi. Ripercorriamo alcune tappe delle alterne prese di posizione del sindaco Dalledonne.
Non appena fu riscontrata, grazie ad analisi autonome pagate dai cittadini, la preoccupante contaminazione in superficie da metalli pesanti e diossine, in particolare nell’area scolastica al centro del paese (asilo nido, scuola materna, scuole elementari e medie), i Medici per l’Ambiente suggerirono al sindaco di intraprendere perlomeno alcune misure precauzionali, rivolte soprattutto a bambini e ragazzi. Con poche centinaia di euro si sarebbe potuto, almeno, distribuire del materiale informativo su come prevenire la contaminazione degli scolari con semplici norme igieniche e comportamentali. Invece se ne spesero 18.500 per pagare un consulente che interpretasse le varie perizie della magistratura. Di questa consulenza, tra l’altro, si sa ben poco e non è facile essere aggiornati sul suo contenuto.
Nel maggio 2010 gli venne chiesto di farsi portavoce presso l’azienda siderurgica su una serie di richieste volte ad una maggiore trasparenza sui controlli delle emissioni di microinquinanti. Al di là della pubblicazione più frequente sul sito internet dell’azienda dei dati su alcuni microinquinanti uscenti dai due camini (servizio peraltro interrotto per aggiornamento dal 12 ottobre 2011), non si è ottenuto nulla.
Nel marzo 2011, il sindaco minimizzava la questione delle esplosioni. Successivamente, al ripetersi di tali eventi ancora più eclatanti e pericolosi, si espresse sulla carenza di sicurezza. Proprio al riguardo di eventi potenzialmente pericolosi per la popolazione residente nell’area circostante allo stabilimento, ci si chiede se il paventato Piano di Emergenza Esterno definitivo sia pronto e quando il primo cittadino lo renderà pubblico, come previsto dalla legge.
Dalledonne sembrò “alternativo” a Laura Froner, impostando gran parte della campagna elettorale sull’impegno a restituire salubrità all’intera vallata, attraverso la riconversione di questa industria pesante, in evidente conflitto con altro tipo di attività produttive sul territorio. Dalledonne ha invece disilluso, in breve tempo, molti di coloro che lo avevano sostenuto. Paradossalmente potremmo pensare che preferirebbe dimenticare questi anni di difficoltà gestionali dell’acciaieria causate dalla crisi economica ma anche dalle vicende processuali e dall’azione dei comitati, restituendo in qualche modo la patente di sostenibilità ad un’azienda che sostiene unicamente i suoi 100 dipendenti, le loro famiglie, l’indotto e i sindacati. Forse ci si dovrebbe ricordare che, limitandosi a Borgo e Roncegno, si contano già ben circa 10.000 residenti. Stentiamo a comprendere come ci si possa preoccupare con tanto zelo per il profilo igienico-sanitario dei Rom (l’Adige, 25 agosto 2012), dinanzi alla sua disponibilità al nuovo corso dell’igienica acciaieria. Chissà cosa ci riserverà il futuro, sia per il nostro sia per quello di Dalledonne, quando potrebbe ricandidarsi, riproponendosi come alternativo garante.
Giorgio Zortea (presidente del Comitato 26 Gennaio), Sara Sartori (vicepresidente)