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In difesa della fauna selvatica

Francesco Borzaga
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Vorrei esporre qualche considerazione sul cosiddetto caso della coturnice, a causa del quale il dott. Alessandro De Guelmi, peraltro stimato e valido professionista, d’ora in poi non rappresenterà più il WWF in seno al Comitato Faunistico.

Partirò dalle dichiarazioni dello stesso dott. De Guelmi rilasciate alla stampa: “Esistono cacciatori meno rispettosi delle regole. In presenza di un divieto, i meno corretti si sentirebbero comunque liberi di cacciare”. Sono affermazioni gravi, pronunciate da una persona indubbiamente a conoscenza dell’atmosfera e dell’ambiente. Per quanto mi riguarda, la frase riportata fa pensare più che altro ad un “avvertimento”, ad un messaggio vagamente mafioso: se non ci date gli abbattimenti, noi comunque non ci faremo alcuno scrupolo di violare la legge.

Mi chiedo quale sia nella realtà e non nelle rappresentazioni di comodo, il livello di autodisciplina in vigore nel nostro mondo venatorio, con particolare riferimento al basso Trentino. Sono davvero i cacciatori all’altezza dei compiti pubblici loro affidati? Riguardando i miei ritagli sul tema, purtroppo non completi, ritrovo un comunicato del WWF del settembre 2008, relativo ad un controllo straordinario effettuato in Val di Ledro in occasione dell’apertura della stagione venatoria.

I risultati confermarono allora una situazione assolutamente non ottimale sul piano della disciplina: se non erro (non ritrovo purtroppo i documenti), fra le persone coinvolte si trovavano esponenti di rilievo del mondo venatorio. Per venire a tempi più recenti, sono davvero molti i casi di bracconaggio venuti alla luce, soprattutto nel Trentino meridionale e in Valsugana. Esemplare al riguardo la vasta operazione antibracconaggio dello scorso settembre in Valle del Chiese, con la perquisizione di una decina di case e baite che ha portato alla denuncia di sei persone, cacciatori e non, e al sequestro di una vasta mole di materiali. Tale episodio non è un caso isolato. Citerò ancora, per cambiare tema, la questione dei cinghiali apparsi misteriosamente, come già i mufloni, che devastano campi e prati specialmente in quel di Ledro, e dei quali, a differenza di quanto avviene per gli orsi, la Lega non sembra preoccuparsi. Per nostra fortuna i cacciatori, in nome della loro serietà professionale, chiedono ora mano libera, sia di giorno che di notte.

Del clima omertoso che caratterizza il mondo venatorio lo stesso dott. De Guelfi è consapevole. In occasione di un dibattito tenuto a Riva nel marzo 2009 egli ha fermamente denunciato “l’omertà di un certo mondo venatorio e la pressione enorme gravante gravante sul gallo forcello”. È davvero cambiata la situazione?

La recente decisione del WWF non ha a che fare né con la stima personale né con l’amicizia. Essa è la conseguenza logica di una posizione nota della nostra associazione, che sottolinea la necessità di una protezione rigida dei tetraonidi e della coturnice. Si tratta di presenze faunistiche rare e preziose, in immediato pericolo di scomparsa. Farne oggetto di prelievo e di svago venatorio è cosa barbara e totalmente inaccettabile. Un cedimento su questo punto significherebbe una rinuncia ai compiti del WWF.

La fauna selvatica costituisce un patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale. Abbiamo il diritto che la Provincia, cui è affidata la gestione faunistica, difenda le specie in pericolo con decisione e senza discutibili compromessi.

Francesco Borzaga, presidente onorario del WWF

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