Noi, “ecologisti da salotto”
“Vivan las antipodas”, il lungometraggio premiato con la “Genziana d’oro” all’ultimo Festival, è un bellissimo film. Giustamente la giuria l’ha definito “un indimenticabile omaggio alla Madre Terra nella sua diversità, maestosità e antichità”. A mio giudizio il fascino della pellicola deriva in primo luogo dal suo sentimento religioso nei confronti della Natura. Indimenticabili sono le riprese dei desolati campi di lava hawaiani, del mare, della balena arenata. “Las antipodas” è un invito a riflettere sul posto e sulla missione degli uomini sulla Terra.
Particolarmente mi ha colpito nel film lo spazio dato agli animali: quelli domestici, mostrati nella loro qualità di nostri compagni e più ancora quelli selvatici, con lo sguardo del regista che si ferma su condor, elefanti e leoni nel loro riposo. Di questo vorrei parlare, ed anche di quella madre africana che mostrando al bambino la mandria dei maestosi pachidermi gli dice: “Non devi avere paura”. È questo un insegnamento non solo per i bambini, né solo per gli africani, ma per tutti noi. Gli animali selvatici, nella loro varietà apparentemente infinita e nella loro fragilità, sono come noi figli della Terra e come tali ci sono affidati per conservarli e difenderli.
Non sono un animalista e penso sia giusto e anche inevitabile che l’uomo usi gli animali per servirsene e anche per cibarsene. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che si tratta di esseri viventi, che sentono e soffrono. E dobbiamo ricordare che l’uomo è solo una parte della natura, in un equilibrio tanto complesso quanto fragile. La sopravvivenza o la scomparsa di mille specie in pericolo dipendono dal nostro impegno e dalla nostra sensibilità. È un compito affidato a tutti noi. E certamente se noi ricchi europei ci rifiuteremo di conservare e difendere la nostra Natura, la vita selvatica che ci circonda, certo non potremo chiedere di farlo a popoli tanto più poveri, circondati da una natura più minacciosa e incombente. Per questo mi sento di ripetere, di fronte a Nerio Giovanazzi, alla Lega e a quanti altri pescano voti giocando sulla paura dell’orso, l’incitamento di quella madre africana: “Non devi avere paura”. Per questo mi sento di replicare al sig. Marco Bosetti, che avendo subito un danno si scaglia contro la reintroduzione dell’orso, definita sbagliata e dannosa. L’orso, come il cinghiale, il cervo e tanti altri animali selvatici, può provocare danni. Tuttavia l’orso, mai scomparso dalle montagne trentine, è parte essenziale della fauna e della natura alpina.
Il problema della conservazione della fauna non può essere ridotto ad uno scontro fra “valligiani virtuosi” ed “ecologisti da salotto” venuti dalla città. Al riguardo, ricordo che se oggi la Rendena conserva le acque e le cascate della Val di Genova, ciò si deve appunto all’impegno, durato diversi anni, degli “ecologisti da salotto” venuti dalla città.