Cantina LaVis: un pessimo segnale
Ancora bello e ben congegnato anche l’ultimo intervento sulla cantina lavisana e sul management della Federazione, apparsi su QT di questo mese. Ottimo l’aggancio tra le vicende del vertice di via Segantini e la gestione “anomala” della dissestata cooperativa vinicola. Alla luce degli elementi posti in luce dagli editoriali di QT di questi mesi, sorge prorompente la domanda: ma nessuno si muove? I soci della cantina, cooperatori di vario livello e titolo, la magistratura? Silenzio. Un silenzio assordante, che evoca gli scenari più volte descritti per le vicende più cupe dell’estremo sud della Penisola. A tanto è giunto il trentino. Sì, il trentino al minuscolo, quello delle persone. Qui non servono azioni forti eclatanti e cruente, è altrettanto forte il silenzio, la trascuratezza con cui vengono lasciate cadere le circostanziate evidenze di una prassi amministrativa e gestionale, che ha nella politica il suo esempio e la sua tutela. Manca non solo il senso civico, l’attenzione per fatti e comportamenti maldestri, ma emerge l’assenza di una benché minima valenza morale.Il trentino non è per sua natura un fulmine di guerra; è mite, timorato di Dio, ossequiente alle leggi. Un tempo era moralmente retto, mentre oggi, persa ogni integrità morale, sembra aver acquisito i difetti peggiori imperanti nel resto della Nazione. Muterà? Recupererà l’apprezzamento per ineludibili valori morali di convivenza? Oggi sembra molto difficile prevederlo.