¡Com’è cambiata la mia Spagna!
La Giornata Mondiale della Gioventù tra indignados e ragazzi che ancora credono
La prima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) è stata creata da Papa Giovanni Paolo II nel lontano 1986 per creare un momento in cui i giovani di ogni parte del mondo potessero incontrarsi ed essere uno per l’altro testimoni della propria fede. Per permettere a tutti di partecipare a questo incontro, che avviene ogni due o tre anni, si è scelto di alternare località europee con il resto del mondo; e così, dopo la GMG nel 2008 in Australia, quest’anno gli organizzatori hanno puntato su Madrid. La scelta del luogo non è mai casuale: solo per fare qualche esempio, l’edizione del 1991 si tenne a Jasna Gòra, in Polonia, proprio con la volontà di rinsaldare la presenza cattolica nell’est Europa e nel 2000, a Roma, in coincidenza del Giubileo. Nel 1995 e nel 2008 fu la volta di Manila e Sydney, luoghi lontani dalle radici della Chiesa cattolica, dove però sono presenti molti credenti che grazie a quest’incontro ebbero modo di sentire la Chiesa più vicina.
Nel periodo di incertezza economica e spirituale che tutta l’Europa sta attraversando, organizzare un evento di questo genere proprio a Madrid è sicuramente il segno di una Chiesa che tenta di recuperare le proprie radici. Quella che al tempo della Santa Inquisizione veniva definita “la cattolicissima Spagna” oggi è invece ritenuta esempio di liberalismo e multiculturalità, con politiche sociali d’avanguardia rispetto al resto d’Europa. Quando cinque anni fa sono stata in Spagna, ero rimasta affascinata da un paese capace di coniugare tante diversità ma comunque legatissimo alle proprie origini e tradizioni. Quasi una speranza per tanti giovani che come me vedevano il proprio Paese dirigersi senza remore verso la deriva.
Indignados e laici
Oggi, dopo cinque anni, la Spagna è ben diversa da quella “terra incantata” che avevo creato nel mio immaginario: una nazione in balia di se stessa, con profonde rotture interne. L’edizione 2011 della Giornata Mondiale della Gioventù difatti verrà ricordata non solo per essere stata fra le più partecipate, ma anche per le pesanti contestazioni da parte degli indignados, un ampio gruppo di spagnoli che da mesi sta scuotendo il paese.. A maggio gli indignados, di fronte alle inutili riforme di Zapatero che non hanno rilanciato l’economia ed hanno invece aumentato il tasso di disoccupazione, erano scesi in Plaza del Sol per chiedere al governo un aiuto collettivo concreto e non mirato solamente alla salvezza delle banche. Stando così le cose, una Giornata Mondiale della Gioventù che richiede un impegno economico straordinario è apparso una beffa a quei 4 milioni di spagnoli che non hanno un lavoro e vivono solamente grazie al sussidio statale. È difatti questo uno dei principali motivi di rimostranza dei tanti indignados che da mercoledì 17 agosto hanno iniziato a protestare per le strade di Madrid, rendendo la vita non sempre facile a chi voleva partecipare serenamente all’evento. Fra tutti, il motto “No con nuestros impuestos” (non con le nostre tasse), che di frequente si trovava scritto accanto al logo della GMG nei cartelloni pubblicitari alle fermate della metropolitana.
In realtà l’evento si è rivelato un investimento nazionale, che nel suo piccolo ha aiutato la traballante economia spagnola, visto che del costo complessivo (ben 50.482.621 euro) il 70% è di provenienza dei pellegrini ed il restante 30% degli sponsor (Coca Cola, El Corte Inglés, Fundacion Botin, Telefonica, solo per citare i maggiori).
Ad appoggiare gli indignados anche i gruppi laici che protestavano invece per la visita del Papa: dai semplici cartelli e bandiere arcobaleno in difesa dei diritti dei matrimoni gay, a raffinate messe in scena di una finta via crucis o curiose mascherate. Sara, una ragazza presente con il gruppo della diocesi di Treviso, mi racconta di aver visto una sera un gruppetto di manifestanti camuffati da clericali: “Erano vestiti da frati, preti e da Papa e accompagnati da coppie gay vestite da donna ed avevano cartelli con frasi offensive verso il Papa. Essendo noi molto visibili, tutti con lo zainetto, la bandiera bella in mostra.. ho veramente preso un po’ di paura”.
Personalmente ho avuto modo di vedere solo gruppi pacifici di protesta: d’altronde, dopo le prime notizie degli scontri avvenuti all’interno della fermata della metropolitana a Sol, abbiamo sempre cercato di girare in gruppo e di utilizzare mezzi pubblici che evitassero i luoghi troppo affollati.
Il punto di residenza in cui io ero stata alloggiata assieme al mio gruppo era in un liceo, situato in un quartiere residenziale, non molto lontano dal centro di Madrid. Visto il gran caldo, ci era stato consigliato di dormire all’aperto, nel cortile interno circondato da alte mura, diversivo che comunque non ha impedito ad un gruppetto di spagnoli di lanciarci all’interno prima gavettoni pieni d’acqua e poi, la sera successiva, farina e sacchetti contenenti cacca. Oltre a dimostrarci la loro buona mira, si preoccupavano anche di darci la sveglia del mattino, cantando con voce squillante “Yo soy un pecador, pecador, pecador” (io sono un peccatore). Certamente piccoli scherzi, che però, sommati alle notizie che sentivamo giungere dagli altri gruppi (tentativi di sfondare la porta d’ingresso per entrare negli alloggi e scontri con la polizia) non rallegravano il clima. Martina, una ragazza del gruppo con cui mi trovavo a Madrid, mi dice: “La prima notte, quando ci hanno tirato dietro dei gavettoni d’acqua, non avevo preso la cosa molto sul serio, pensavo che fossero dei ragazzini annoiati. Quando la notte dopo abbiamo scoperto che dentro i sacchettini c’era anche della cacca mi sono sentita umiliata come persona, nel mio intimo perché era un segno violento di aggressione alla nostra fede, una delle cose più intime che abbiamo. La paura è subentrata soltanto la sera dopo: ero infatti convinta che gli ‘attacchi’ notturni sarebbero continuati, e generalmente la portata cresce, non diminuisce!”. Il momento di maggior tensione è stato raggiunto il giovedì, con l’arrivo del Papa in città: per evitare ogni possibilità di scontro, ci è stato chiesto di mascherarci da turisti, non indossando magliette e oggetti che potessero ricondurre alla GMG.
Il ruolo della stampa
Un ruolo importante ha avuto anche la stampa, che naturalmente ha dato grande spazio all’intera manifestazione ed in particolar modo agli scontri; tanto che siamo stati tutti invitati a telefonare alle nostre famiglie per tranquillizzarle, visto che i telegiornali italiani riportavano molte immagini di violenza verso i ragazzi. Se da una parte alcuni quotidiani sottolineavano la “cattiveria” dei manifestanti, altri beatificavano i giovani della GMG, esagerando in entrambi i casi. La foto in prima pagina su El Mundo dello scontro verbale tra un laico ed una ragazza che cercava sostegno baciando il crocefisso è solo un esempio dei tanti stereotipi creati attorno a manifestazioni di questo tipo.
Chi parte per la GMG sa che non sarà tutto facile e bello: lo anticipa il programma, che già qualche mese prima ti avvisa che verrai ospitato in scuole o palestre, dormirai una settimana per terra sul tuo fidato stuoino e che la doccia potrebbe essere fredda (in realtà gelida). I pasti di solito consistono in cibo in scatola accompagnato da improbabili merendine o snack, e il tempo libero non è molto; ma in tanti decidono comunque di partecipare. La voglia di esserci, di incontrare coetanei provenienti da tutto il mondo che condividono i tuoi stessi ideali è così forte da far scegliere a milioni di giovani di trasformare le loro vacanze estive in quest’avventura. Molti vengono attratti dall’idea del viaggio all’estero, spesso vogliono semplicemente capire qualcosa in più di se stessi o conoscere persone di altri paesi, tanto che non tutti provengono necessariamente da gruppi di Azione Cattolica (ad esempio vi partecipano anche gli scout). Un’esperienza forte, che mi lascia un unico rammarico: quel paese che tempo fa avevo così apprezzato per la propria apertura e intraprendenza politica si è rivelato intollerante ed irrispettoso verso la nostra libertà di credere, perdendo così l’occasione di cogliere tutto il buono che la GMG poteva (e voleva) dare a Madrid.