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QT n. 9, settembre 2011 Trentagiorni

Il Trentino per il Nobel alle donne africane

È un’iniziativa che non avrà un cammino facile, ma sulla quale il Trentino si sta impegnando a fondo. Si tratta di sensibilizzare l’Europa e l’Italia, perché il premio Nobel perla Pace, edizione 2011, venga assegnato alle donne africane. Da qualche mese è nato un comitato tutto locale, il Comitato Trentino NOPPAW, che raccoglie le associazioni “Africa Tomorrow”, “Ora e Veglia”, “il Melograno”, “Spagnolli- Bazzoni”, il “Gruppo Autonomo Volontari perla Cooperazionee Sviluppo del Terzo Mondo”, e molte altre realtà dell’ associazionismo femminile.

“Abbiamo proposto ad Oslo una rosa di 150 associazioni di donne africane, che stanno operando in quel continente; - ha dichiarato Eugenio Melandri, coordinatore nazionale del progetto e responsabile di “Chiama l’Africa” - Solitamente il premio viene assegnato ad un singolo o a un ente, pertanto sappiamo che oltre a lavorare perché dal punto di vista umano e culturale possa avverarsi un sogno, avremo anche difficoltà di tipo burocratico, ma non ci arrenderemo per questo”.

Molte associazioni stanno raccogliendo le firme (è possibile firmare presso l’assessorato alla Solidarietà Internazionale della Provincia a Trento, oppure all’Urban Center di Rovereto in corso Rosmini, dove è anche allestita una mostra fotografica, oppure sul sito: www.noppaw.org).

In questo contesto, sabato 3 settembre la fondazione Campana dei Caduti ha riunito i volontari sotto l’ala protettrice di Maria Dolens, simbolo di pace per tutti i trentini ed ha presentato l’iniziativa “L’Africa cammina con i piedi delle donne”, con tre testimonianze di donne africane che vivono in Italia e che dal nostro paese sono riuscite a creare una rete di aiuti per il loro popolo. Tre voci arrivate direttamente dal profondo di un percorso ad ostacoli: la salvezza di una ragazza uscita dallo sfruttamento della prostituzione, di una donna che ha salvato la propria famiglia dalle guerre tribali, di un’altra che ha visto la disperazione della morte in mare. Tre voci da un silenzio che sta urlando il proprio diritto alla vita, nei confronti del quale l’Occidente non può più girarsi dall’altra parte.

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