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QT n. 22, 18 dicembre 1999 Scheda

Il NAFTA e la proprietà della terra

Il NAFTA, North American Free Trade Agreement, entrò in vigore il primo gennaio 1994, e consisteva in un accordo di libero scambio fra i tre grandi paesi Nord-Americani: Canada, USA e Messico. Tale accordo coronò la politica economica del presidente messicano Carlos Salinas de Gortari, eletto nel 1988, con un programma di stretta collaborazione con il potente vicino, gli USA, e con gli organismi finanziari sovranazionali, come il Fondo Monetario Internazionale. Tale programma consistette nella progressiva privatizzazione di molte industrie, per esempio la televisione di stato, e nello stretto controllo del debito pubblico, tentando così di attrarre il capitale straniero. Infatti nei primi anni ‘90 molte imprese statunitensi hanno localizzato al nord del Messico i loro impianti di produzione, favorite da esenzione fiscale, interdizione dell’attività sindacale, assenza dei controlli su salute e sicurezza (programma ‘Maquiladora’). Le trattative legate al NAFTA hanno però inciso anche sul regime di proprietà delle terre, a cui era dedicato esplicitamente un articolo della Costituzione messicana risalente agli anni ’20 (ancora influenzata dalla rivoluzione contadina del 1911). La terra redistribuita allora era suddivisa in proprietà comunitarie, dette ‘ejidos’, che non si potevano vendere in quanto proprietà dello Stato. A livello locale la terra era suddivisa dalle comunità stesse secondo usi risalenti al periodo pre-ispanico. Il NAFTA, ritenendo il diritto all’ejido un ostacolo al libero commercio, impose l’abolizione dell’articolo 27 della Costituzione. Ma se da una parte ciò ha creato appezzamenti troppo piccoli perché potessero essere di sostentamento per i singoli proprietari, ha anche provocato gravi speculazioni. Oggi il Messico è una società fortemente polarizzata, con un grande numero di individui che vivono sotto la soglia della povertà e pochi uomini dalle fortune immense, dove un’industria estrattiva ricchissima convive assieme alla mancanza delle strutture più elementari, come strade e ponti.

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