Il compostaggio
Dunque, alcuni metodi per risolvere il problema sono inquinanti, altri no. Tra questi gli impianti di compostaggio: se ben progettati non hanno impatti rilevanti, non rilasciano inquinanti e non puzzano. La materia organica, tenuta separata dal resto dei rifiuti, può diventare la materia prima del processo di compostaggio che, in alcune settimane, trasforma un chilo di scarti "umidi" in quattro etti di "compost" (il 60% è acqua che evapora), una specie di humus che, al pari della torba, ha un forte valore agronomico di arricchimento del terreno.
Il compost da raccolta differenziata può essere utilizzato per le coltivazioni più pregiate: floricoltura, vivaismo, giardinaggio, come apportatore di sostanze organiche umificate (humus) essenziali per conferire al terreno adeguate caratteristiche strutturali (consistenza, porosità) e nutrizionali. Il cerchio "produzione consumo scarto" a questo punto si chiude: la materia organica diventa riciclabile. Il compostaggio può avvenire: 1) a scala domestica, con un piccolo cumulo nell’angolo dell’orto, del giardino o dentro un contenitore chiamato "composter". Questo vale particolarmente per i paesi dove non manca il posto nell’orto o in piazzale. 2) in piccole aree di compostaggio comunali, sul terreno nudo, con un’entrata di 1-2 tonnellate al giorno: ogni cittadino ne produce circa 2 etti, quindi una tonnellata equivale all’organico di circa 5.000 abitanti; 3) oppure in impianti di tipo industriale, della potenzialità di 10-100 tonnellate al giorno, in capannoni chiusi, con serpentine di aerazione per accelerare il processo di "maturazione" del compost e depurazione dell’aria attraverso "bio-filtri" di cortecce e compost maturo.
Bruciare per non cambiare?
Ovvero è possibile diminuire la produzione di rifiuti senza ricorrere alla termodistruzione che:
- inquina, perché diffonde nell’ambiente sostanze nocive come le diossine;
- non elimina il problema, perché resta un 30% di inquinanti, residui della combustione, da smaltire comunque in discarica;
- penalizza la raccolta differenziata, perché l’inceneritore brucia anche carta e plastica;
- produce meno calore dell’energia che si risparmierebbe recuperando e riciclando i vari materiali;
- produce meno posti di lavoro rispetto alla raccolta differenziata e costa molto di più.